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Vuoto, di Roberto Bommarito

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RobertoBommarito
view post Posted on 27/9/2012, 20:56




Vuoto



Il silenzio, all'altro capo della cornetta, dopo che dai loro la notizia che non avranno mai un figlio, è come inchiostro che ti macchia l'anima, una bella, fottuta macchia indelebile, s'intende. Un poco alla volta. Si espande, fino a renderti gli occhi smorti, come quelli di coloro che dovrei sperare diventino i miei colleghi. Oggi mi daranno una risposta. Mi diranno se mi prenderanno o meno, che diavolo ne sarà del mio futuro.
«Solo per una notte» questa è stata la frase che ha dato inizio a tutto. Pronunciata da una donna, Lara. Bella abbastanza da farti dire di sì prima ancora di pensarlo.
E la notte è diventata settimane, mesi, anni. La speranza di costruirci una vita assieme, che ha sostituito il mio piano originale: diventare parte della statistica dei disoccupati che si ammazzano.
Roma è affollata.
L'Italia lo è.
O meglio, il mondo intero.
Avere un figlio è un privilegio che ottengono in pochi.
«Se ti prendono» mi ripete come un mantra Lara da tre mesi a questa parte, «con un lavoro fisso, al Ministero Controllo Nascite addirittura, è quasi certo che ci daranno il permesso di essere genitori. Devi riuscirci, a ogni costo, capito?»
Sul computer compare un altro numero da chiamare.
Risponde una donna, eccitata e impaurita. Le trema la voce. Trema sempre.
Dico la stessa frase di tutti gli altri miei colleghi, questi corpi che sembrano svuotati di vita: «Mi spiace informarla che la sua richiesta è stata respinta.» Come loro, a ogni telefonata mi importa sempre meno della persona all'altro capo della cornetta.
Le prime settimane pensavo alle voci rotte, ai sogni cestinati. Una eco senza sosta. La sentivo mentre facevo la doccia, guardavo un film. Erano i loro volti immaginati che vedevo al posto di quello di Lara, anche mentre la scopavo.
Chissà se anche loro, a casa, hanno avuto una moglie che li aspettava. Una Lara che diceva loro, con malizia: «Dimostrami che non sei una nullità.» Perché le cose col tempo cambiano, specie se l'amore diventa obbligo.
«Il capo ti vuole» sbotta Lucio. «Mi sa che ha deciso.»

È proprio Lucio a dirmi di non farlo. «Non saltare giù.» Ma senza convinzione. «C'è tua moglie al telefono.»
Venti minuti prima, il capo mi ha detto: «Come ti trovi qui?»
E io ho mentito, sorridendo: «Bene.»
«Lara vuole parlarti» insiste Lucio. O forse è qualcun altro. La sua voce alle mie spalle sembra uguale a quella di tutti gli altri. Senza umanità.
«Non capisco» fa Lucio. «Ma perché ti vuoi ammazzare?»
Il capo, dopo avermi sorriso di riflesso, ha detto che mi prenderanno.
Lara sarà felice.
Dovrei esserlo pure io. Saremo papà e mamma.
Invece penso solo alle voci al telefono che non mi provocano più il bruciore allo stomaco.
«Cosa dico a tua moglie?»
Mi volto.
Dietro di me, una caduta di cento metri.
Le espressioni dei miei colleghi: maschere di cera prive di emozioni.
«Dille che preferisco il mio piano originale.»
Un passo indietro.
Poi, prima che quella macchia possa trasformarmi in loro, il vuoto.

Edited by RobertoBommarito - 27/9/2012, 22:58
 
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simolimo
view post Posted on 30/9/2012, 14:17




Ciao Roberto, felice di rileggerti.

“Il silenzio, all'altro capo della cornetta, dopo che dai loro la notizia che non avranno mai un figlio, è come inchiostro che ti macchia l'anima, una bella, fottuta macchia indelebile, s'intende. Un poco alla volta. Si espande, fino a renderti gli occhi smorti, come quelli di coloro che dovrei sperare diventino i miei colleghi.” > per dare lì’incisività che merita leverei senza affanno il “s’intende” e non metterei il punto dopo “volta”, ma una virgola che colleghi l’immagine alla frase successiva.

Questo l’unico possibile spunto che posso muoverti. Perché, per il resto, non posso cha applaudirti. Mi è piaciuto il pezzo, mi è piaciuta la profondità di pensiero, lo stravolgimento della realtà: immaginario atroce che diventa realtà in un mondo in cui le nascite saranno sempre più un problema. “Perché le cose col tempo cambiano, specie se l'amore diventa obbligo.” … ma cosa ti posso dire?! Eccezionale questa frase ^_^ . Molto bello anche il registro che hai usato, la struttura e la crescita emotiva del protagonista: in pochissime righe, bellissime, riesci a far cogliere come con il deteriorarsi dell’amore anche il suo piano regredisca sempre più fino a voler tornare a quello originario, il suicidio.
Roberto, se la scorsa volta non mi sei piaciuto, ehi, sto giro non smetterei di farti complimenti. Bravo e bravo. :D

Edited by simolimo - 30/9/2012, 15:56
 
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RobertoBommarito
view post Posted on 30/9/2012, 14:29




simolimo: grazie mille, sono davvero molto lusingato :)

forse hai ragine per quanto rigaurda "s'intende". ci tenevo però a dare un tono molto colloquiale fin dalle prime battute.

Ti ringrazio di nuovo molto per i complimenti :)
 
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view post Posted on 1/10/2012, 14:09
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Martin Sileno

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Ciao Roberto, parto subito con il farti i complimenti per il tuo scritto che, come le altre volte, trasuda di emozioni che rendono i personaggi veri e umani. La cosa che ho apprezzato di più è il titolo; Perchè risuona in tutto il pezzo, all'inizio il vuoto interiore a cui bisogna piegarsi per fare quel tipo di lavoro, poi il vuoto di vite che cercano il permesso per fare un figlio e in fine il vuoto del salto. Insomma c'è poco da dire, lo scritto come al solito è pulito, impeccabile e coinvolgente.

Una Lara che diceva loro, con malizia: «Dimostrami che non sei una nullità.» Perché le cose col tempo cambiano, specie se l'amore diventa obbligo.

Anche a me questa frase ha colpito molto, perchè inserisce nel movente del salto un qualche cosa che va ad amplificare la voglia di farla finita del protagonista anzichè dare una via di fuga.
Mi ha dato l'idea di un uomo già morto ancora prima del gesto estremo.
 
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silver moon
view post Posted on 1/10/2012, 19:33




Ciao :)
Davvero un bel racconto! Sia come idea che come sviluppo, sia come forma che come stile. Insomma non ho niente da ridire, né refusi da farti notare. Mi ha colpito come l’uomo, per mantenere la sua umanità, preferisca morire, tornando al suo piano originale (anche se forse per un motivo diverso) piuttosto che scomparire in quella macchia d’inchiostro nero che cancella l’anima. Complimenti!
 
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RobertoBommarito
view post Posted on 2/10/2012, 06:20




GDN76: Sì, è così: l'idea era che il vuoto è dappertutto, non solo quello in cui si getta. Grazie mille! sono molto contento ti sia piaciuto :)

silver moon: Ti ringrazio molto, sono lusingato :)
 
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Olorin
view post Posted on 2/10/2012, 15:55




Molto particolare l’interpretazione del tema e il contesto sociale che hai saputo creare per utilizzare la leva del disagio umano. Ferma la buona qualità complessiva del racconto, lungo il brano ho però colto quelle che a me sembrano delle imprecisioni e dei passaggi un po' forzati che stonano nell'equilibrio d’insieme:


CITAZIONE
Roma è affollata.
L'Italia lo è.
O meglio, il mondo intero

Secondo me tre passaggi sono troppi e in più si perde il ritmo del ‘è’. Togleindo quello di mezzo si crea anche un’accelerazione, una sorta di esplosione dimensionale così improvvisa da sorprendere.
“Roma è affollata..
O meglio, il mondo intero lo è”

CITAZIONE
Le trema la voce. Trema sempre.

“Trema a tutti” sarebbe a mio parere più corretto e meno ambiguo.

CITAZIONE
Chissà se anche loro, a casa, hanno avuto una moglie che li aspettava

Generalizzi al maschile una situazione che giusto 7 righe prima hai smentito. Confonde.

CITAZIONE
Erano i loro volti immaginati che vedevo al posto di quello di Lara, anche mentre la scopavo.

La ‘volgarità’ del verbo secondo me travalica il semplice (e corretto) intento del voler connotare di brutale realismo le considerazioni del protagonista, che però mi pare in eccessivo contrasto con la visione di Lara offerta un momento prima.

Ti confermi a mio parere un mattatore in questo tipo di racconti, che sono un vero piacere da leggere.
 
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RobertoBommarito
view post Posted on 2/10/2012, 16:01




Grazie mille Olorin per le osservazioni :)
 
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Peter7413
view post Posted on 2/10/2012, 22:34




Ciao Roberto!
Vedo con piacere che sei tornato alla fantascienza, quella quasi invisibile e intima, molto italiana, che ti contraddistingue. Il racconto mi è piaciuto: è scritto bene, ha un personaggio ben caratterizzato, presenta una situazione interessante, la sviluppa compiutamente e può definirsi in tema, anche se la tua critica non è rivolta alla situazione di stagista.
Un punto debole che ho trovato nei tuoi scritti in questi mesi è la tua tendenza a inserire eventi e situazioni a volte stonate, ma nel punto giusto per stupire: l’epilogo del tuo lavoro dello scorso mese ne è un esempio, a mio avviso. Qui appare tutto perfettamente calibrato anche se c’è una sorta di distanza fra i desideri espressi da tutti (di avere un lavoro, dei figli) che ne denotano una certa attività e il cliché in cui cadi (sono tutti assorbiti dal sistema, vuote macchie indistinte prive di scintille di vita). C’è insomma una contraddizione fra cosa ci racconti e quello che ci fai vedere, ma prendi la mia critica come quella di un bisbetico che ha disprezzato MARE DENTRO in quanto convinto che il film, anziché convincere il lettore della necessità dell’eutanasia, non fa altro che mostrare un uomo che riesce ad amare e a interagire con tutti e che nonostante tutto vuole privarsi della vita: una contraddizione che non accetto, come quella fra la descrizione di un’umanità che lotta per perpetrarsi e il tentativo di convincere il lettore che è una vuota nullità sottomessa.
In ogni caso, uno dei migliori racconti dell’edizione.
 
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sgerwk
view post Posted on 3/10/2012, 00:44




L'idea del mondo sovraffolato in cui si chiede il permesso per avere figli sta diventanto un po' abusata, oltre che obsoleta: il mondo occidentale si trova in un periodo di calo delle nascite, non di eccesso. Meglio sarebbe stato trovare un motivo migliore di "Roma è affollata/L'Italia lo è", o almeno non dire niente.

Detto questo, accettata la premessa, il racconto si basa sulla buona idea di usare come protagonista proprio uno degli impiegati che comunicano le decisioni sul permesso di avere figlio. Devo però anche aggiungere che il suicidio finale non è così ben motivato.

 
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RobertoBommarito
view post Posted on 3/10/2012, 07:01




Grazie a entrambi :)

Peter:

QUOTE
Vedo con piacere che sei tornato alla fantascienza

in effetti un po' mi mancava... :)

QUOTE
la descrizione di un’umanità che lotta per perpetrarsi

più che una lotta per perpetrarsi, la lotta è quella fra l'umanità della gente e la meccanica del controllo. l'aspetto dell'umanità del protagonista, che vuole semplicemente non diventare "meccanico", contro quello di chi vuole per forza qualcosa - controllo delle nascite o il suo opposto: avere a tutti i costi un figlio, non per amore ma per disperazione (Lara)

sgerwk:

QUOTE
mondo occidentale si trova in un periodo di calo delle nascite, non di eccesso.

sono assolutamente d'accordo. ma il punto è che se le nascite diminuiscono, quelle del terzo mondo e l'immigrazione invece sono in aumento. quindi a conti fatti in realtà la popolazione è in aumento, malgrado il calo nascite che riguarda solo alcuni aspetti demografici.

(detto questo io sono dell'opinione del tutto personale che più che parlare di sovrappopolazione, bisognerebbe parlare di iperconcentrazione nei centri urbani - nel mondo reale. ma questo è un racconto di fantascienza, non la realtà, e come tale gioca solo con un'ipotesi che non deve essere reale :) )
 
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strellima
view post Posted on 3/10/2012, 14:34




Ciao Roberto!
Che dirti? La delicatezza che emerge da ogni cosa che scrivi mi colpisce ogni volta. L'idea che sorregge il racconto potrebbe forse sembrare "già sentita", ma assume sfumature nuove alla luce della tua scrittura. Si percepisce il crescere dell'insensatezza della vita del protagonista, vissuta a servire un delirio collettivo in cui non crede. Il finale è l'esito disperato che trova giustificazione crescente lungo tutta la parabola del racconto, per questo lo trovo molto equilibrato, autoconclusivo, sapido in una maniera del tutto personale.
Posso permettermi di suggerirti per puro gioco una linea narrativa alternativa? Lui decide di suicidarsi perché non lo hanno preso. Lara lo costringe a non farlo e ad avere con lei un bambino "a dispetto delle regole". Un giorno potremmo parlare del ruolo che la donna ha nel tuo immaginario, se ti va :)
Ciao Rob, a rileggerti presto :)
Alessandra
 
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RobertoBommarito
view post Posted on 3/10/2012, 14:40




Grazie Ale :)

Lo spunto che mi hai dato è molto valido e ci penserò sopra, specie perché potrebbe essere perfetto per un racconto di più largo respiro...

Grazie di nuovo :)
 
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MichelaZ
view post Posted on 3/10/2012, 22:50




Ciao,

Una buona descrizione di un mondo desolato e sovraffollato.
In poche righe una vita: una storia d'amore, una donna che forse aveva calcolato più la possibilità di realizzare i propri desideri che non l'umanità di chi aveva di fronte e un uomo che davanti all'inaccettabile preferisce tirarsi indietro, nel modo più forte. Molto elegante la chiusura con il vuoto e il silenzio.
Il tema mi sembra rispettato, intendendo lo stage come un periodo di formazione e valutazione: il protagonista dovrebbe venire formato, addestrato alla freddezza come i colleghi, e valuta di non volersi far incastrare in una non vita.

Unica segnalazione:
"Venti minuti prima, il capo mi ha detto: «Come ti trovi qui?»
E io ho mentito, sorridendo: «Bene.»
"
Qui userei piuttosto "mi aveva detto... avevo mentito".
 
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RobertoBommarito
view post Posted on 4/10/2012, 06:09




Grazie Michela e grazie a tutti gli altri per lettura e commenti :)

rehel:

QUOTE
Vuoto di Roberto Bommarito
Non chiarissimo, ho dovuto rileggerlo, ma non sono riuscito a penetrarlo appieno. Insomma, i m iei neuroni non sono riusciti a digerirlo e questo lo penalizza. Però vedo che ha fatto man bassa di apprezzamenti e questo mio piccolo zoppicare non ti penalizzerà più di tanto.

Cosa non hai capito del racconto?
 
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16 replies since 27/9/2012, 20:56   204 views
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