| Ciao Roberto, eccoti tornato tra noi. Con un bel pezzo carico di suggestione. Non tanto per il dialogo che, sinceramente, è un po' alla luogo comune (permettimi il termine) quanto alla descrizione di tutto il resto che riesci a farci arrivare e vivere, senza quasi narrarlo. In pochissime righe mi sono tuffata con l'ansia in questo mondo fatto dalla grande ombra, eeeee....wow. Sarà che amo il tema, amo le ombre...sia come immagine più positiva per la presenza di luce, che nel senso più classico di tenebra, e sarà che ci ho scritto una favola "Il grande buio", ma...mi hai ancora una volta conquistata. Accidenti se sei bravo.
...Strano a dirsi, ho da segnalarti delle piccolezze, e quasi tutte riconducibili a un'unica osservazione:
Mi strinse la faccia fra le dita, infilandomi le unghie nella carne, tanto quanto bastava a farmi male, ... > credo scorra meglio.
Le restituii lo stesso sguardo che aveva lei, intriso della medesima collera. > anche qui credo alleggerisca, in fondo, il dialogo è solo tra loro due, quindi è implicito.
«No, per la ragione contraria,» le dissi, sperando che Clara > qui, metterei o dissi, sperando che Clara... oppure, metti solo le dissi. Sempre secondo il mio opinabilissimo punto di vista.
Lei rimase immobile, > come sopra, leverei il "lei"
...domandandomi se insieme alla mia ombra non avessi perso anche me stesso. Se quell'ombra non fosse nient'altro che me, in realtà. Se io stesso non fossi parte di quel male che toglieva la vita a tutto. Anche a lei. > MOLTO BELLA, talmente bella che la sola prima riga basterebbe a tutto l'intento.
Le dissi solo: «Addio,» prima che quel dubbio si trasformasse in una certezza che mi terrorizzava. > leverei il mi terrorizzava, dopo quelle righe stupende, è inutile scriverlo, è implicito.
«Muori,» fu l'ultima parola che mi disse lei. > come sopra e sopra e sopra..leverei il "lei"
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