Io e te.
Questa cucina era il mio regno, qui sono stata felice come in nessun altro luogo.
Quante volte, sul piano di marmo, ho affondato le mani nella farina e nelle uova, chiudendo gli occhi per il piacere sensuale di impastare. Aggiungevo lo zucchero e inspiravo profondamente, per goderne il profumo dolce. I bambini giocavano ai miei piedi, pronti a rubare un pezzettino di pasta cruda e saporita. Erano tempi pieni di vita e d’amore.
Ora tu, su questo piano, hai disposto dei vasi di cristallo, come hai visto su una rivista d'arredamento. Li hai riempiti di fiori finti, così non li devi neanche bagnare. Sullo scaffale, dove allineavo le marmellate a raffreddare, appoggi la borsetta quando torni dal lavoro; ti senti sempre stanca, hai gli occhi tristi. Sei una sciocca, te l’ho detto tante volte. Tu non mi badi, ti fai solo un po’ più malinconica e prendi una delle pillole che tieni nel cassetto del comodino. Vai a dormire e speri di non sognare.
Nell’armadio ci sono le mie pentole, dimenticate. Ora sono piene di polvere, ma ricordo quando sobbollivano e sfrigolavano tutte insieme, ciascuna cantava con la propria inconfondibile voce. Un giorno le hai guardate e hai sbuffato, forse pensavi di portarle in discarica, in fondo non sai neppure usarle. Se tu le buttassi via, soffrirei tanto da diventare cattiva, ti renderei la vita impossibile.
Dici di non cucinare perché non hai tempo, preferisci comprare una fetta di pizza e mangiarla fredda davanti alla televisione. La verità è che preparare un buon piatto è un atto d’amore e tu non hai nessuno cui voler bene. Sei una donna libera e moderna, non una povera casalinga com’ero io. Certo, sei colta, ricca, ma sei sola. L’unica che si preoccupa per te sono io.
Eppure invidio le mani con cui tocchi gli oggetti che furono miei, i sensi con cui potresti godere della vita. Vorrei gridarti che tutto passa in fretta, che ci si addormenta ragazze e ci si risveglia con i capelli bianchi, gli occhi segnati dalle rughe. Che una mattina il mondo che era nostro non ci appartiene più.
Con la voce che mi manca vorrei urlarti che, più presto di quanto tu non creda, sarai un’ombra che si aggira fra i propri ricordi, senz’altra consolazione che spiare la vita di una sconosciuta che ha occupato lo spazio in cui hai vissuto.
Edited by LeggEri - 28/11/2012, 23:22