Olorin |
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| Un bel racconto e soprattutto un bel personaggio quello del carnefice. La delicatezza con cui si mette in rapporto con Sara, le considerazioni e le domande semplici rivolte alla bambina, sgretolano l'endemica prevedibilità che avrebbe potuto affliggere questo tipo di racconto. Intrigante il filo conduttore del 'dolcetto' che esalta la frase in chiusura.
Una proposta che mi sento di avanzare è quella di portare al presente i tempi verbali della prima parte e riservare il passato per il finale.
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