| Alice si infilò nella tana del bianconiglio e cadde giù, nel paese delle meraviglie, dove tutto era bello e colorato e lei giocava con strani animali, fra le bizzarre piante e gli stravaganti castelli e case. E i giochi erano strani davvero. Incomprensibili, ma divertenti. In uno, era una giocoliera che faceva girare tre palle in aria, e ogni volta che una saltava da una mano all'altra un coro di usignoli cantava di felicità. In un altro, correva con una bambola in mano da una casa di marzapane all'altra. E poi le bambole diventavano due, e ogni tanto succedeva che una aveva macchie nere di sporco o qualche strappo, ma al giro successivo la trovava ricucita. E poi le bambole diventavano tre, e la terza era quella che più spesso finiva danneggiata, tanto da sembrare dopo poco la più vecchia. Ma quello più strano era di buttarsi con la schiena sul prato, strillando di gioia mentre agitava braccia e gambe. La faceva ridere così tanto, e muoversi con tale frenesia, da lasciarla sfinita a guardare le nuvole a forma di visi, e il sole si allungava e si sdoppiava fino a diventare due barre luminose nel cielo. -- Stronza -- disse una nuvola. -- Stupida puttana, lo capisci cosa ho detto? All'inizio la voce era confusa, ma poi si era distinto un timbro infantile. Non poteva essere vero: nel paese delle meraviglie le nuvole non dicevano parolacce. Né nessun altro. -- Guardami, cazzo! Qualcosa era cambiato, nel paese delle meraviglie. Il prato sembrava un letto lurido, e il cielo un soffitto macchiato di umidità. Capitava di ritrovarsi a un tratto in un altro posto, nel paese delle meraviglie, ma i posti erano sempre colorati e belli. E le persone non avevano lividi e tagli sulla faccia, come quella bambina. -- Lo sapevo che il calmante avrebbe contrastato il generatore allucinogeno che hai in testa. Mi riconosci, adesso? No, perché sei nel paese delle meraviglie da prima che nascessimo, tutte e tre. Alice aveva freddo, specie alle gambe. Possibile che non portasse niente, là sotto? Erano sempre tutti vestiti, nel paese delle meraviglie. -- Ascolta, devi fare qualcosa. Pensa. Hai capito cosa ti ha fatto, poco fa? No? -- Ma che...? -- Il dolore alle costole le impedì di continuare. La bambina le tirò uno schiaffo. -- Solo tu ci puoi aiutare. Le cose che lui... Si era girata verso la porta, da cui stava entrando un uomo: lineamenti regolari e un'aria di fascino e superiorità. Era familiare, eppure Alice non ricordava dove l'aveva visto. -- Tesoro, va' a dormire. Alice tirò su la testa per guardarlo meglio. Somigliava a qualcuno. La bambina corse via. L'uomo si avvicinò al letto. Aveva una siringa in mano. -- Ma tu... -- mormorò Alice. Quasi non si accorse della puntura, se non per il caldo che dall'incavo del gomito si spandeva per tutto il corpo. Calore e benessere, questo era il paese delle meraviglie. -- Sai -- disse al bianconiglio -- ho fatto come un sogno. Avevi un aspetto così strano.
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