| «Una fenice?» domandò alzandosi di scatto. Il miradiano le fece segno di sedersi. «Abbassa la voce. Sì, una fenice.» Valerie cercò di calmarsi. Non poteva fare la figura della novellina. Si sistemò il cappuccio sul volto. «Spiegati meglio.» I tentacoli sulla nuca dell'uomo cominciarono a muoversi nervosamente. Cominciò a frugare in una tasca della giacca. «Voglio questo» spiegò sbattendo sul tavolo lercio un foglio ripiegato. Valerie, senza che lui se ne accorgesse, fece una foto con il visore che aveva già indosso. La pagina sembrava strappata a un libro, era un'illustrazione raffigurante un uccello di un color rosso acceso, con gli occhi bianchi. Non aveva la più pallida idea di cosa fosse. «Sei terrestre, no? Come fai a non conoscere la fenice?» le domandò l'uomo, riprendendosi il foglio. «Sono terrestre» mentì Valerie «ma sono nata e cresciuta qui. Ti basti sapere questo.» «Il nome scientifico di questa bestia è impronunciabile, ma i terrestri la chiamano fenice. Sai cos'è una fenice, nella mitologia, almeno?» «Sì, sì» rispose Valerie, poi bevette un altro sorso di quell'intruglio che chiamavano birra. «Quel volatile che muore e rinasce.» «Bene, anche questo volatile muore e rinasce. È per questo che i terrestri lo chiamano così.» Il miradiano sbatté un pugno sul tavolo. «Sono io che devo spiegare queste cose a una terrestre?» «Dove si trova?» tagliò corto Valerie. «Sull'isola di Kareel. Quella che piace tanto ai turisti, sai. Quella che...» «So cos'è l'isola di Kareel» lo interruppe Valerie. «Dimmi perché dovrei prendertela, quanto sarà difficile e cosa te ne fai.» «Dovresti prendermela perché te la pagherò molto bene» rispose il miradiano. Riprese il foglio e lo mostrò a Valerie, sul retro c'era scritto una cifra. «Sarà difficile, nessuno ne ha mai presa una. Le lacrime di quell'animale sono corrosive. Quanto alla terza domanda, affari miei.» Valerie era rimasta convinta non appena aveva visto la cifra. L'importante era che fosse una tale quantità di soldi da permetterle di non lavorare per un paio di settimane.
Aspettò che scendessero i turisti prima di mettere i piedi a terra. Non appena fu scesa, si guardò intorno: i cartelli indicavano i sentieri per il rifugio, per le cascate dell'isola e per l'unico albergo che c'era. Ma a lei interessava il versante sud, aveva sentito che le fenici se ne stavano lì. «Ha bisogno di aiuto, signorina?» le domandò il barcaiolo. Valerie scosse la testa. Avrebbe tanto voluto un po' di aiuto, ma era abituata a lavorare da sola. La gente si stava dirigendo verso l'albergo e verso il rifugi. Lei scelse la strada per le cascate. Percorse un centinaio di metri, poi si guardò in giro: era sola. Controllò l'ora sul visore. Poi si concentrò, lasciò che l'energia fluisse dal suo corpo all'esterno, come le aveva insegnato sua sorella. Le prime volte era stato difficile, ormai era diventato simile a utilizzare una qualsiasi parte del corpo. Ricontrollò l'ora: i secondi avevano smesso di scorrere. «Perfetto» mormorò. Sorrise e cominciò a correre. Uscì dal sentiero e proseguì nella vegetazione. Sapere di potersi muovere mentre tutto ciò che la circondava era fermo le dava un senso di onnipotenza. Non le importava se doveva tenere nascosto quel potere, non le importava se quelli come lei venivano fatti fuori senza che ne sapesse il motivo; non avrebbe mai scambiato le sue capacità con una vita normale. Fu quando la vegetazione ebbe cominciato a diradarsi che vide una macchia rossa in cielo, a un paio di metri da terra. Tirò fuori la pistola da sotto la felpa, prese la mira e fece tornare il tempo alla normalità. In quel preciso istante sparò e la fenice fu presa in pieno. Cadde a terra con un tonfo e un grido straziante. Fermò di nuovo tutto e fu addosso all'uccello. Gli mise una mano sulla parte anteriore del muso. Le parve di risentire le parole di Alexis. Devi bloccare solo la muscolatura, se non vuoi uccidere la vittima. Se fermi il cuore è finita. In quel caso doveva concentrarsi sugli occhi. Quel fottuto uccello non doveva piangere. Prova su di me, Valerie. Lo so che non ti va, ma non mi farai niente e devi imparare a cavartela da sola. Tutto ricominciò a muoversi. Tutto tranne la fenice, che la fissava con i suoi occhi tondi e bianchi. Non ci sarò per sempre, Valerie. Si asciugò gli occhi. Alexis sarebbe stata fiera di lei. Vivevano nella miseria, poi dopo la sua morte era stata costretta a cavarsela da sola. Era rinata dalle ceneri. Aveva una vita migliore. Mangiava tutti i giorni, aveva dei vestiti puliti. Non come quando era con Alexis. Non come quando Alexis era stata viva. Si alzò e interruppe il blocco. La fenice si mise in piedi, cominciando a zampettare incerta. Non si era comportata in maniera ostile nei suoi confronti. I loro occhi si incrociarono per un breve istante, poi l'uccello volò via. Valerie sorrise, aveva gli occhi ancora umidi. I soldi non importavano, non avrebbe mai potuto catturare quella creatura. Era una fenice, come lei.
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