Tradimenti
Ho conosciuto il peggior tradimento.
Fissavo la mia ombra proiettata sul muro con la stessa intensità con cui Lara ogni mattina si guardava allo specchio.
Prima di incontrarla, tutto il mio mondo era delineato da confini esatti: le tre “e”. Esercizio, elasticità, equilibrio.
«Davvero? Fai il trapezista?» mi domandò la prima volta che ci incontrammo, chinandosi in avanti, il viso mascherato da una ciocca di capelli che rimise a posto avvolgendoselo attorno all'orecchio. «Che paura.»
«Paura?»
«Sì» disse, trattenendo la risata e un po' anche facendosela sfuggire. «Soffro di vertigini. Mi gira la testa al solo pensiero di-» Distolse lo sguardo, troncando la frase a metà. Mandai giù un sorso di Cuba Libra, domandandomi cosa le stesse passando per la testa. Cosa stesse sentendo. Conoscevo la risposta: Paura, timidezza, curiosità. Le sorrisi, senza volerlo. Lo feci con tanta spontaneità da capire di amarla. Di essere fottuto.
Quando le tre “e” definivano ancora la mia vita, la gente faceva la fila per vedere le mie esibizioni. Sotto il sole bastardo di agosto, anche solo per prenotare il biglietto.
A dire il vero, la gente voleva vedere lo spettacolo di tutti gli artisti. Ma quando veniva il mio turno, accolto dall'applauso, avevo sempre l'impressione che loro fossero lì solo per me, così come io ero lì per loro.
Di alcuni tradimenti ti rendi conto solo quanto ormai è troppo tardi. Quando di quell'applauso non te ne frega più nulla e t'importa solo di una donna. Ti rendi conto di aver tradito il tuo pubblico. Forse di non averlo mai amato davvero.
L'odore dei suoi capelli. Il sapore del suo sesso. Quella capacità di immedesimarsi in qualsiasi cosa tanto da eliminare i confini che la separavano da tutto ciò che era “altro”. Quando guardava me in quel modo, nulla ci divideva più. Non avevo bisogno di altri occhi.
Il sole brucia.
Acceca.
Sconfigge il buio, anche se solo per pochi minuti, quanti gliene bastano per attraversate lo spicco di cielo che osservo attraverso la finestra. Le sbarre sono fredde.
Il prete ha il volto rugoso di un mastino napoletano. «Non hai nulla da confessare?»
Scrollo le spalle. «Le solite cose».
«Se si trattasse delle solite cose, non ti avrebbero condannato a morte.» Sorride. «O no?»
«Ci sarà molta gente ad assistere?»
«Ci saranno di sicuro quelli della stampa.» Fa per aprire la Bibbia, poi ci ripensa. «Perché l'hai fatto?» Gli do le spalle. Lui insiste: «Perché hai ucciso quella povera ragazza?»
Taccio.
Un attimo di silenzio. Poi prende a recitare un Padre Nostro, mentre io fisso la mia ombra sul muro attraversata da quelle delle sbarre come se anche lei fosse prigioniera. Da piccolo credevo che l'ombra fosse l'anima. Un pensiero stupido, lo so, ma era pur sempre una parte di me che non potevo toccare. «Perché la mia anima è così scura?» chiedevo alla mamma. «La tua anima non è nera» rispondeva lei, sorpresa. «Le anime non hanno colore.»
Esercizio, elasticità, equilibrio. A pochi minuti dalla morte, vorrei poter ritrovare quei confini. Provare di nuovo piacere nel sentirsi accolti da un applauso. Vorrei che celebrassero la mia morte con una standing ovation.
Perché hai ucciso quella povera ragazza? mi domandano tutti. Eppure nessuno è mai riuscito a spiegarmi perché la mia anima è così nera.
Davvero: di alcuni tradimenti, quelli che fanno male come se una bestia ti avesse strappato a morsi pezzi di carne, ti rendi conto solo quanto ormai è troppo tardi.
So quale sarà l'ultima immagine che vedrò nella mia testa un attimo prima di morire.
Quella del tradimento di Lara. Del suo sguardo che smise di guardarmi con paura, timidezza, curiosità.
«Che Dio ti perdoni» dice il prete, voltandosi un istante prima di lasciarmi solo nella cella. Le ombre adesso sono dappertutto. Mentre il sole continua a tracciare la sua traiettoria nel cielo, loro si espandono sui muri, sul pavimento, quasi volessero inghiottirmi.
Quanti sarebbero capaci di comprendere che anche gli occhi possono tradire? Che quando accade è già troppo tardi? Che il peggiore tradimento è l'indifferenza?
«L'importante è che non mi perdoni la gente» gli rispondo, voltandomi a guardare di nuovo fuori dalla finestra.
Che puniscano pure il mio tradimento, penso,
così come io ho punito quello della donna che ho amato. Basta che non siano indifferenti.