Nero Cafè Forum

INDEX, di Nerina Codamozza

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fra.maia
view post Posted on 28/5/2013, 22:15




– Mi segua.
Camminai lungo un corridoio che non lasciava vedere nulla al di là delle porte chiuse. Sembravano semplici uffici, ma stavamo camminando sopra i corpi ibernati di migliaia di individui.
– Dovrebbero avere già cominciato il processo di risveglio, ma ci vorranno comunque ancora delle ore. – Si fermò davanti a una porta di legno nordico, chiara, dall'aspetto inoffensivo. – Prego.
L'uomo con un gesto mi invitò ad entrare.
– Si sieda.
Mi sedetti, nervosa, in punta. L'arredamento era in linea con il legno della porta: una scrivania chiara, un vaso di tulipani, armadietti colorati in tinte pastello.
L'uomo si sedette all'altro lato. Digitò qualche tasto allo schermo che era apparso al centro della scrivania.
Apparve la foto di un tizio di circa cinquant'anni. Le parole arrivarono qualche secondo dopo.
– Ibernato nella prigione delle Vallette nel 2132. Avrebbe un'età biologica di settantadue anni. Vittime...
Non lo ascoltai più. Odiavo sentir ripetere i nomi dei miei genitori in ogni ufficio, ogni volta che dovevo sbrigare qualche pratica. Prestai attenzione quando l'uomo mi guardò negli occhi.
– Per legge l'uomo viene risvegliato oggi, nel giorno del suo venticinquesimo compleanno. Le viene data la possibilità di premere il pulsante per l'esecuzione, oppure questa avverrà in base alla programmazione del computer. Cosa sceglie?
L'immagine era ancora lì. Quell'uomo mi aveva privato di una famiglia e lo stato stava garantendo i miei diritti alla vendetta. Un asettico pulsante che gli avrebbe fatto bruciare il cervello in qualche stanza di questo complesso enorme. Non doveva esserci legno finlandese laggiù.
L'uomo attendeva.
– Può comunicare con lui attraverso l'interfono. Può scegliere di assistere attraverso uno schermo all'esecuzione. Basta che mi dica come intende procedere e fra poco saremo pronti.
– Non lo so. – dissi.
– Gli studi dicono che si sentirà meglio. La sensazione di giustizia le farà ritrovare la pace. Ha problemi a dormire?
– A.. a volte.
– Le passeranno. Dormirà come una bambina. Gli studi lo provano chiaramente, potrà essere un membro sano della società. Chiudere con tutta questa faccenda.
– Ok – risposi – Ma non voglio vedere.
– Perfetto.
Aspettai nel bar del complesso. Sorseggiai un succo cercando ricordi adatti. Non me ne venivano. Non li ricordavo, i miei genitori. Solo i passi dell'uomo che risuonavano sul parquet. Dal nascondiglio, li sentivo con il ritmo del mio cuore.
E adesso potevo rendergli quello che si meritava. Un servizio discreto.
Feci girare lo sgabello del bar dando un leggero colpo con le anche. C'erano impiegati che si bevevano un caffè, altra gente venuta a riscuotere il proprio credito. Tutti avevano un'aria tranquilla. Volevo sentirmi così.
Avevo preso la decisione giusta.
Alzai l'indice e lo guardai. Un tocco soltanto. L'unghia coperta da uno smalto trasparente, curato. Spostai lo sguardo. Il logo della INDEX, sul muro era identico a quella scena. Un dito stilizzato sopra un cerchio. Mi alzai, ero pronta.
 
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Margherita gialla
view post Posted on 28/5/2013, 23:54




Nerina, come al solito un testo scritto in maniera impeccabile. Atmosfera ben resa, mondo ben delineato... Ma poi la storia sembra non portare a nulla. E' più come l'incipit di un bel racconto, che come un testo a sé stante, completo.
Sono stata piuttosto combattuta su dove piazzarti in classifica. Alla fine ho optato per una posizione intermedia perché il tuo racconto mi è piaciuto e mi ha comunicato emozioni, anche se alla fine mi ha lasciata a bocca asciutta perché privo di un vero e proprio finale.
 
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view post Posted on 30/5/2013, 12:48
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Procuratore spietato

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Mi piace il clima freddo che si respira in questo racconto. L'atmosfera che crei mi fa pensare ad alcuni autori giapponesi. L'idea alla base è forte e chiarita subito ( la vendetta di stato), mentre il finale resta un po' sospeso, senza aggiungere nulla al contesto. Ma, forse, questa "sospensione" è voluta, per meglio rendere le perplessità inespresse della protagonista. Se così fosse, è una soluzione interessante.
 
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view post Posted on 30/5/2013, 17:34
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I'm gonna be sincere, so get ready for it.

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Ciao Nerina. Ammetto che l’inizio del racconto mi ha tratto in inganno. Non ricordo se sia una costante anche nelle altre cose tue che ho letto, ma qui mi pare che le descrizioni visive siano un tasto dolente. Due esempi: “…un corridoio che non lasciava vedere nulla al di là delle porte chiuse” per forza: sono chiuse. “Davanti a una porta di legno nordico, chiara, dall’aspetto inoffensivo” sarebbe ben più strano che la porta abbia un aspetto minaccioso. E poi, cosa dovrebbe significare legno nordico? ;)
Invece, superata la prima decina di righe traballanti, il racconto si trasforma. Diventa bello, bellissimo: con una trama complessa, un personaggio credibile in un’ambientazione interessante, una tematica per nulla scontata. L’ilarità sollevata da quel “legno nordico” sparisce, riesci a catturarmi completamente e a portarmi nel cuore del racconto. Brava!
 
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Peter7413
view post Posted on 3/6/2013, 11:26




Ciao Nerina!
Ho solo un problema con questo racconto: perché i carcerati vengono ibernati? Insomma, posso arrivarci, ma mi sembrerebbe pena molto più dura quella di aspettare il compimento dei 25 anni della ragazza in condizioni meno "comode". Tra l'altro, allo stato attuale, sembra quasi più un modo per giustificare il tema dell'edizione in quanto nulla sarebbe cambiato, in effetti, se invece di ibernarli li avessero fatti aspettare il giorno faditico a marcire nelle loro celle. Detto questo, che penso tu possa risolvere con un semplice accenno in qualche parte del testo magari con un riferimento ai costi bassi delle criocelle o, meglio, a qualche studio teso a identificare quanto sia più crudele privarli degli anni di vita spesi nell'attesa del giudizio, mi sei piaciuta molto. Hai la grande capacità di rendere molto funzionali le poche righe che dedichi alla descrizione degli ambienti e riesci a ricreare un contesto ben specifico capace di caratterizzare il racconto. Molto buona l'idea di questa vendetta assistita e tutelata dallo Stato, frutto di studi ed esperimenti sui soggetti che decidono di schiacciare quel benedetto (o maledetto) tasto. Buona anche la caratterizzazione della protagonista. In conclusione, un lavoro più che buono.
A rileggerti presto!
 
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fra.maia
view post Posted on 3/6/2013, 12:02




Grazie a tutti dei commenti.
Riguardo ai vostri dubbi, sì l'atmosfera fredda era voluta, o meglio, più che fredda un po' obnubilata. L'intento era quello di mostrare un aspetto crudele e passionale dell'uomo divenuto istituzionale, una sorta di distopia, ma vista da dentro, dove quindi non potevo lanciarmi in accuse o simili. La protagonista fa parte del sistema e in modo neanche troppo traumatico lo accetta, confondendo poi il suo dito con quello del logo. Che nei miei intenti richiamava anche il puntare l'indice contro qualcuno.
Va da sé che l'argomento della vendetta di stato io lo trovo atroce, anche se non volevo pontificare su questo. Il finale per cui è sospeso, ma non troppo. La protagonista ha accettato il sistema. Ne è stata assorbita.

I legni nordici che hanno suscitato ilarità, beh, la protagonista non è un falegname e in quanto narratrice in prima persona credo che descriva l'ambiente in termini a lei familiari. Per me il legno nordico esiste, tinte chiare, come nel design che arriva da quei paesi, dunque potrebbe esistere anche per la protagonista. Idem l'idea che una porta possa essere minacciosa o rassicurante, anzi su questo aspetto sono più convinta che dei legni nordici ^^
Una porta può essere molte cose, può darci la voglia di aprirla o intimorire, ricordarci altre porte e quindi aspetti emotivi, o essere neutra, inoffensiva...

Sul motivo dell'ibernazione avevo pensato a due ragioni: il costo ridotto rispetto al mantenimento di un carcerato a metabolismo attivo (LOL m'invento i termini) e l'assicurazione della vendetta. Perché un carcerato potrebbe morire e privare l'avente diritto della vendetta. (Vendetta che in questo mondo è tenuta in alta considerazione sociale).
Sì queste cose non ci sono nel testo, ma 3000 caratteri, argh... i racconti così brevi non sono il mio forte.
Volendo un altro motivo è nella vendetta di stato in sé. La pena di morte è il contrario dell'idea del carcere riabilitativo, quindi che senso avrebbe in quell'ottica (ma anche nell'ottica dei paesi in cui è in vigore) considerare la vita umana del carcerato una vita? Dargli la possibilità di vivere? Forse è anche meno crudele, ma più asettico. Gli studi potrebbero provare che sia sicuramente meno impattante sulla vita del personale del carcere.
Nella mia società non si pone proprio il problema, sono ibernati fino a quando non serviranno di nuovo alla società, cioè soltanto per la vendetta. (inoltre il caso presentato è particolare, omicidio con parente interessato alla vendetta ancora bambino, per altri casi funziona probabilmente in modo diverso)

Bene tante parole per un raccontino che forse non è così riuscito, mi viene difficile seguire uno schema inizio - svolgimento -finale anche in opere più corpose, figuriamoci in pochi caratteri e in poco tempo, quindi i difetti che vedete ci sono sicuramente tutti.
Grazie ancora dei commenti ^^
 
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MichelaZ
view post Posted on 4/6/2013, 22:46




Un racconto notevole sotto molti punti di vista. Intanto l'interpretazione originale del tema, poi il fatto che l'uomo venga risvegliato solo per essere ucciso, infine il conformismo dell'impiegato che continua a parlare ossessivamente degli “studi”, che si rispecchia nel desiderio di conformismo della protagonista: tutto questo molto ben ripreso nell'immagine del dito sul pulsante, che si riflette nel disegno del logo, e l'accettazione consapevole della protagonista che forse è la cosa più inquietante. Un racconto che si può leggere in molti modi.
 
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6 replies since 28/5/2013, 22:15   93 views
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