| Grazie a tutti dei commenti. Riguardo ai vostri dubbi, sì l'atmosfera fredda era voluta, o meglio, più che fredda un po' obnubilata. L'intento era quello di mostrare un aspetto crudele e passionale dell'uomo divenuto istituzionale, una sorta di distopia, ma vista da dentro, dove quindi non potevo lanciarmi in accuse o simili. La protagonista fa parte del sistema e in modo neanche troppo traumatico lo accetta, confondendo poi il suo dito con quello del logo. Che nei miei intenti richiamava anche il puntare l'indice contro qualcuno. Va da sé che l'argomento della vendetta di stato io lo trovo atroce, anche se non volevo pontificare su questo. Il finale per cui è sospeso, ma non troppo. La protagonista ha accettato il sistema. Ne è stata assorbita.
I legni nordici che hanno suscitato ilarità, beh, la protagonista non è un falegname e in quanto narratrice in prima persona credo che descriva l'ambiente in termini a lei familiari. Per me il legno nordico esiste, tinte chiare, come nel design che arriva da quei paesi, dunque potrebbe esistere anche per la protagonista. Idem l'idea che una porta possa essere minacciosa o rassicurante, anzi su questo aspetto sono più convinta che dei legni nordici ^^ Una porta può essere molte cose, può darci la voglia di aprirla o intimorire, ricordarci altre porte e quindi aspetti emotivi, o essere neutra, inoffensiva...
Sul motivo dell'ibernazione avevo pensato a due ragioni: il costo ridotto rispetto al mantenimento di un carcerato a metabolismo attivo (LOL m'invento i termini) e l'assicurazione della vendetta. Perché un carcerato potrebbe morire e privare l'avente diritto della vendetta. (Vendetta che in questo mondo è tenuta in alta considerazione sociale). Sì queste cose non ci sono nel testo, ma 3000 caratteri, argh... i racconti così brevi non sono il mio forte. Volendo un altro motivo è nella vendetta di stato in sé. La pena di morte è il contrario dell'idea del carcere riabilitativo, quindi che senso avrebbe in quell'ottica (ma anche nell'ottica dei paesi in cui è in vigore) considerare la vita umana del carcerato una vita? Dargli la possibilità di vivere? Forse è anche meno crudele, ma più asettico. Gli studi potrebbero provare che sia sicuramente meno impattante sulla vita del personale del carcere. Nella mia società non si pone proprio il problema, sono ibernati fino a quando non serviranno di nuovo alla società, cioè soltanto per la vendetta. (inoltre il caso presentato è particolare, omicidio con parente interessato alla vendetta ancora bambino, per altri casi funziona probabilmente in modo diverso)
Bene tante parole per un raccontino che forse non è così riuscito, mi viene difficile seguire uno schema inizio - svolgimento -finale anche in opere più corpose, figuriamoci in pochi caratteri e in poco tempo, quindi i difetti che vedete ci sono sicuramente tutti. Grazie ancora dei commenti ^^
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