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Il campo, di Andrea Viscusi

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Piscu
view post Posted on 25/6/2013, 21:34




Il campo



Sono venuti a prendermi di notte, come mi avevi sempre detto che sarebbe successo.
Ho avuto solo il tempo di svegliarmi all'improvviso, con il cuore impazzito per il terrore dei colpi e gli urli che sentivo in casa. Due uomini in uniforme sono comparsi sulla soglia della camera e mi hanno puntato addosso una luce. Marisa si è svegliata in quel momento e ha preso a strillare, ma loro non si sono lasciati intimidire.
– Gilberto Coen! – ha sbraitato uno dei due. – Venga con noi. Subito.
Non ho chiesto dove. Marisa continuava a piangere e chiedere spiegazioni, ma sapeva anche lei cosa stava succedendo.
Fossoli. Quella era la mia destinazione.
Senza fiatare, per non rischiare che facessero del male a mia moglie, li ho seguiti. Ho passato il resto della nottata nello sgabuzzino di una caserma, assieme ad altri tre disperati. Nessuno ha dormito. Nessuno ha parlato.
La mattina dopo ci hanno tirati fuori. Ci hanno messi in fila e siamo usciti. – Vi portiamo sul furgone – hanno spiegato. – Con quello arriverete al campo.
Il campo.
Lo chiamano soltanto così, come se fosse un pezzo di terra da coltivare.
È stato durante quel tragitto che ti ho visto. Uscivi dal barbiere, fresco di rasatura. Sentivo il profumo del dopobarba da mezza piazza di distanza. Camminavo a testa bassa, è stato quello a farmi alzare lo sguardo. Ed eri lì, attraversavi la strada. Sulle prime non hai fatto caso a me, ma poi mi hai visto.
E allora ho avuto un attimo di speranza: un Funzionario del Comune, il prossimo Vicesindaco, che è anche un mio amico di infanzia. Ci eravamo visti proprio il giorno prima, a pranzo. Tu mi avevi avvertito che c'era pericolo, mi avevi detto di andarmene, ma non ti avevo creduto fino in fondo. Ma ora eri davanti a me, e di certo tu, con una parola o una domanda, potevi almeno farmi guadagnare tempo.
– Giorgio! – ti ho chiamato. – Diglielo! Spiegagli che si sono sbagliati!
Il tuo sguardo era quello che si riserva a un ratto trovato in cantina. – Ma che dice? Lei non sa chi sono io!
Non ho avuto tempo nemmeno di guardarti di nuovo negli occhi. Mi hanno spinto, e in fondo alla piazza ci aspettava il furgone.
Siamo arrivati al campo, e qui mi hanno dato una tuta e mi hanno messo a lavoro.
Il quarto giorno, mi hanno concesso di scrivere una lettera a qualcuno. Una soltanto.
Ho deciso di scrivere a te, Giorgio. Perché ripenso ogni giorno alle tue ultime parole. E ho capito che avevi ragione: io non so chi sei. Non lo so più.
E a questo punto, credo che non lo saprò mai.
 
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simolimo
view post Posted on 26/6/2013, 13:13




ciao Piscu :D
accipicchia, anche te....quanto tempo che non ci si incrocia! ma non mi dilungo mica ve, so che non sei di molte parole :p099: ahahah!
invece, adesso, mi dilungherò nel dirti ogni volta quanto sei bravo, perché lo sei. "il campo"... e un racconto di un'amicizia tradita... di un genocidio che da anni si affronta in racconti, libri, documentari, film, maaaa...tu l'hai saputa trattare come se non se ne sia mai trattato così tanto. una storia non di discriminazione razziale, ma di un'amicizia che volta le spalle e di una tragica realtà che fino a quando non ti tocca da vicino sembra non poterti mai toccare, ma poi capita che ti vengono a prender, e non chiedono il permesso... e tu non ci sei più... e la scelta è quella di lasciare un monito, una lettera che pesi sulla coscienza di quell'amico che avrebbe potuto sprecare quella parola per te, e magari, concederti la vita. e farlo vivere una vita di rimorsi e sensi di colpa, forse.
boh... secondo me hai fatto una scelta coraggiosa, e non sei entrato nella banalità, ma nel ritaglio di un attimo che ha cambiato una, ma che dico, due vite intere...
bom, non ho altro da aggiungere, se non complimenti. sempre una garanzia come altre buone penne di questo lido.
ciao ciao e alla prossima ^_^
 
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view post Posted on 27/6/2013, 14:07
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Procuratore spietato

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Ciao Piscu,
in generale amo i racconti storici, per i quali credo serva sempre tempo e preparazione, dunque mi stupisce vederne tirare fuori uno nella manciata di tempo del contest. Credo sia lavoro interessante, senza l'irritante tentativo di strappare la lacrimuccia che accomuna molta della fiction che gira attorno al tema dell'Olocausto. L'unico dubbio è sul fatto che non venga deportata anche la moglie di Gilberto Coen. A Fossoli arrivarono ( e, tristemente, partirono) sia uomini che donne. Oltretutto la deportazione della moglie renderebbe meno anomalo il comportamento del protagonista che scrive l'unica (unica!) lettera disponibile all'amico traditore. Vero è che i personaggi hanno il diritto di essere imprevedibili quanto le persone reali, ma in un contesto di disperazione mi sembra un comportamento davvero bislacco. Una buona prova, comunque.
 
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junglejuly
view post Posted on 27/6/2013, 23:40




Il mio primo commento qui su Minuti Contati, e ammetto di sentirmi un pò impacciata!
Dunque, inizialmente mi sembrava un pò noioso, ma il finale mi ha sorpreso.
Più che per il finale in sè mi piace la sensazione di amaro che lascia, il fatto che Gilberto si sia sentito talmente toccato dall'indifferenza di un amico che credeva di conoscere, da sceglierlo come unica persona a cui scrivere. Lo trovo molto malinconico... eppure forse (secondo me) avresti dovuto sottolineare maggiormente il fatto che si conoscessero da tempo, un pò per giustificare la scelta del destinatario ma soprattutto per marcare di più questa sensazione che c'è nel finale, o che almeno io personalmente ho percepito...
Per quanto riguarda il resto, da inesperta posso solo dire che è molto scorrevole e si legge bene.
ciao :)
 
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view post Posted on 28/6/2013, 10:14
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Martin Sileno

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il racconto è scritto molto bene. Si legge tutto di un fiato e, alla fine, si capisce che la storia è inserita in una lettera. Premetto che il tutto si regge bene anche da solo, però ci sono delle cose che, secondo me, andrebbero riviste anche se capisco che i pochi caratteri a disposizione non lo hanno permesso. Il contesto in cui si svolge il tutto è piuttosto chiaro e autocaratterizzante, quindi nulla da dire. Quello che mi lascia perplesso è il finale. Lui decide di mandare la lettera, questa lettera, al suo amico di infanzia, quindi suppongo che dentro coltivi ancora la speranza di essere salvato da una persona che comunque gode di una certa influenza. Una persona contro cui io lettore dovrei empatizzare negativamente. Allora, mi sarebbe piaciuta una riga finale, staccata dal resto, dove mi mostri questo essere che calpesta questa amicizia in modo definitivo, prenderla fisicamente e buttarla nel cesso, una cosa del tipo:
Giorgio finì di leggere la lettera e, dopo averla stracciata, la gettò nel cestino.
Per il resto nulla da dire, ottima prova.
 
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Peter7413
view post Posted on 29/6/2013, 11:20




Ciao Andrea!
Ben narrato, ben condotto, ben dosato, ma cavolo... La moglie? Diccelo che non era ebrea e quindi poteva salvarsi, fai un accenno al perchè sia stato prelevato solo il marito, inserisci nella lettera stessa un ordine dato al vecchio amico che ora più non riconosce stile "Porta questa lettera a mia moglie, abbi il coraggio almeno di questo" o qualunque altra cosa che non faccia storcere il naso al lettore per la mancanza di tatto nei confronti della sua famiglia... Detto questo, buon racconto, anche se tendo a considerare il trattare tema dell'olocausto in un ambito simile alla stregua dei film sui portatori di handicap: oscar facile con il minimo sforzo... Ma ribadisco che tu ci metti anche la tua grande abilità narrativa e allora il sopracciglio di disapprovazione mi si alza un po' meno... :D
Alla prossima!
 
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sgerwk
view post Posted on 1/7/2013, 18:48




Nel complesso un racconto ben fatto, con questa progressione di arresto, incarceramento, campo di lavoro. Non è scritto il motivo di tutto ciò, ma forse è meglio così: la storia suggerisce già tante possibili giustificazioni di quello che la storia racconta, sceglierne una sarebbe stato facile ma da un certo punto di vista anche inutile, visto che alla fine quello che conta non è il perché ma il cosa succede. Ho avuto però due dubbi: il primo è che l'amico in effetti aveva provato ad aiutarlo, e questo invalida un po' il tema di fondo del racconto; poi c'è la lettera, che è un po' strano che lui scriva a Giorgio invece che alla moglie, come sarebbe stato più logico. Il tema non lo trovo del tutto centrato, nel senso che la frase più logica che Giorgio avrebbe dovuto dire è "io non so chi lei sia", in quelle circostanze.
 
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Piscu
view post Posted on 2/7/2013, 09:10




rispondo in generale ad alcune osservazioni. in effetti probabilmente ho sottovalutato il ruolo della moglie, davo per inteso che non fosse deportata in quanto non ebrea, ma magari avrebbe fatto bene una riga di chiarimento, e anche un riferimento nella lettera che non viene scritta a lei ma all'ex-amico.


sono concorde con chi dice che il tema dell'olocausto è troppo "facile", anche a me è venuto abbastanza a noia tra libri, film e sceneggiati, basta citare la deportazione e tutto diventa profondo e bisogna empatizare e deprimersi. tuttavia la mia scelta non si basa su questo: avevo bisogno di un contesto in cui fosse facile collocare un tradimento, e in cui il traditore negasse ogni coinvolgimento col tradito. all'inizio avevo pensato addirittura a gesù, ma non mi pareva credibile che scrivesse una lettera a pietro... mi erano venuti in mente altri temi come inquisizione, rivoluzione francese, guerra civile americana, ma tutti richiedevano troppo spazio per esser contestualizzati, e ho capito che l'olocausto era l'unico che con poche parole chiave avrei saputo definire e sarebbe stato chiaro anche al lettora. chiedo quindi scusa se ho sfruttato questo jolly, prometto che non lo farò più!
 
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7 replies since 25/6/2013, 21:34   91 views
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