| Dal grande camino in pietra posto al centro della sala, un tepore amichevole fluiva per tutto il locale. L’ora era tarda e la luce soffusa delle lampade sembrava mescolarsi a quella incerta delle fiamme, ampliandola e accompagnandola fino ai tavoli più defilati occupati dai commensali. «Allora finalmente ti sei deciso» ruppe il silenzio, Luca. I due uomini stavano cenando, seduti in un angolo vicino alla vetrina inondata dalla pioggia incessante. La forchetta dell’interlocutore si bloccò a mezz'aria. Luca appoggiò allora i gomiti al tavolo, sporgendosi leggermente in avanti con aria ammiccante «be’… insomma, Paolo… mi pareva evidente che il mio interesse nei tuoi confronti andasse un po’ oltre la mera professionalità…». Una fugace ombra di smarrimento corrugò la fronte di Paolo, ma subito sublimò in un sorriso cordiale «Ah… in quel senso» commentò, addentando voracemente il pezzo di pesce e masticandolo con foga. «In effecci… tebo agnettele…». Luca si riassettò, vagamente imbarazzato. Paolo inghiottì rumorosamente il boccone «Dicevo… in effetti devo ammettere che per essere un Direttore Generale, mi dai un po’ troppa corda. Potrebbe essere compromettente… ». «Ehi, ehi, frena, frena» lo interruppe Luca «l’attendibilità del mio apprezzamento per il tuo lavoro non è in discussione. Ho detto ‘oltre’ la mera professionalità, non ‘a prescidere’ da…». «Come vuoi, come vuoi» glissò Paolo, roteando indolente la forchetta tra loro «però... credo che la questione che volevo discutere con te stasera, potrebbe aiutarci a uscire da questo empasse». «Vuoi dire che anche tu…» avvampò improvvisamente di entusiasmo, Luca. Con gli occhi sgranati quanto quelli del branzino che aveva nel piatto, Paolo bloccò nuovamente la forchetta a mezz’aria «Perdio Luca, dammi tregua! È una cosa nuova per me…». «Okay, okay» agitò le mani davanti a sé l’altro «scusa, sarò più comprensivo, prometto. Dicevi?» Paolo scosse la testa rabbuiato e s’infilò in bocca un altro boccone. Luca non visto, alzò esasperato gli occhi al soffitto. «Eggnegne…» «Eddai!» Paolo guardò Luca con espressione sbigottita. Inghiottì. «Ebbene» riprese «ieri sono stato contattato dai miei precedenti datori di lavoro». «Cavolo!» proruppe Luca «questa sì che sarebbe una grande soluzione! Poi potrei contattarti in qualità di consulente della Società e allora nessuno avrebbe più nulla da ridire se…» «ehi ehi ehi oh ah eh» sbottò Paolo abbandonando la forchetta sul tavolo «’sarò più compensivo’, ‘sto calmo’…». «No, be’… ‘sto calmo’ a onor del vero, non l’ho detto…» «Va be’, però, eh… dai…» si stizzì Paolo «lo sai che il lavoro che facevo prima mi aveva stufato». «Sì… anche se in realtà…» «Non c’ho piacere. Non c’ho piacere, va bene?» rispose Paolo riafferrando le posate «Non voglio parlarne. Comunque mi hanno già offerto una commessa e devo decidere entro stasera». Luca diede una fugace occhiata intorno. Il locale era ormai vuoto. «Accetta» sussurrò suadente. Paolo lo fissò da sopra l’enorme pezzo di branzino che cercava di ficcarsi tutto in una volta in bocca. «Fei fifufo?» farfugliò. «Sono sicuro» rispose con tono paterno, Luca «La nostra storia potrà così sbocciare alla luce» sorrise. «Già» Polo commentò laconico pulendosi la bocca col tovagliolo e lanciandolo sul tavolo di fronte a Luca «mi sa che hai ragione tu: è la soluzione migliore per tutto. Si ricomincia». «Grande!» si entusiasmò quindi l’altro «e dai dimmi, da cosa ricomincerai?» «Da te». La pistola balenò nella mano di Paolo, uno schiocco d’aria e la testa di Luca frustò improvvisamente all’indietro per poi ricadere sul tavolo in avanti con un tonfo sordo attutito dal tovagliolo opportunamente posizionato. Poi Paolo si alzò, mise il cappotto e il cappello a Luca, lo sollevò per un braccio e sfilò rapido davanti alla cassa, gettando due biglietti da cento euro al proprietario «Tenga il resto. Il mio amico è cotto». «Vi chiamo un taxi? Ha ricominciato a piovere..» «Stasera evidentemente è la serata del’ ricominciare’. Abbiamo la macchina qui dietro, arrivederci».
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