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Racconto: Incroci nella nebbia

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Raffaele Marra
view post Posted on 14/1/2014, 21:59




Incroci nella nebbia


Conosco queste strade e questa gente come le rughe della mia fronte. Questa notte, come tante altre, è fatta di solitudine, di mani sul volante, di luci fioche, di ronzio continuo, di pensieri, di paura.
E di nebbia.
Stringo gli occhi stanchi attraverso il vetro umido su cui i palazzi proiettano il loro quieto silenzio in attesa del giorno: non c’è vita che rapisca il mio sguardo, non ci sono auto a condividere con la mia l’asfalto umido che si perde nel grigio indefinito del mondo intorno.
La paura è una legge terribile, da queste parti, di questi tempi. Una legge spietata che non lascia eccezioni se non nelle schegge impazzite di umanità che fuggono dalla normalità, dalla consuetudine, dalla razionalità del quotidiano. Come me.
Un altro incrocio, simile agli altri. Lo attraverso senza attendere il verde del semaforo: non ci sono auto intorno a me, non in una notte come questa.
Lo chiamano “il chirurgo”, per via del fatto che tagli la gola delle sue vittime con un bisturi come quello che si usa nelle sale operatorie. Lo definiscono folle, disumano, spietato, meticoloso.
La Polizia non sa dove mettere il naso, la gente ha scelto di nascondersi nelle case.
Conosco queste strade e questa gente come le linee dure sulla mia mano: so che la paura cesserà, prima o poi, so che le strade torneranno a popolarsi anche di notte, prima o poi, so che i delitti del chirurgo resteranno solo argomento da bar, prima o poi.
Ma non questa notte, non con questa nebbia.
Un altro incrocio; questa volta rallento e guardo a destra e a sinistra in cerca di qualcuno. La strada è deserta, abbandonata, affogata in un mare pastoso che danza sgraziato con una lentezza irritante.
Accelero, penso al prossimo incrocio.
Ho bisogno di qualcuno, di vedere camminare un uomo o una donna, di sentire il suo fiato che riscalda l’aria, di vedere le sue orme cancellarsi in un attimo, di vedere un corpo rigurgitato dalla nebbia come un relitto restituito dal mare. Ho bisogno di vita.
Un altro incrocio. Mi fermo esattamente al centro di esso, spengo il motore e scendo dall’auto.
A destra, a pochi passi da me, un uomo di mezza età accelera il suo passo.
Conosco queste strade e questa gente come le traiettorie impazzite dei miei pensieri. So cosa pensi l’uomo, conosco il suono del suo cuore accelerato e il fruscio scomposto del suo impermeabile mentre fugge in una direzione qualsiasi, gelida goccia di sudore in un mare di nebbia.
Comincio a correre anche io, nella medesima direzione, trattenendo il fiato in un sorriso liberatorio che, in una notte come questa, è una punta di freccia in un letto di piume.
Ho bisogno di vita e anche questa notte sono riuscito a trovarla.
Accelero il passo, stringo i denti e rido mentre stringo nella mano destra il mio bisturi pronto a saziarmi.

Raffaele Marra
 
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Beppe Roncari
view post Posted on 16/1/2014, 17:16




Il racconto è molto classico e nella sostanza funziona: viene settato un mondo con alcune premesse, ci sono delle intuizioni del lettore sul protagonista, che è anche la voce narrante, e una di queste, fondamentale, viene rovesciata nel finale. Purtroppo l’effetto sorpresa è rovinato da una frase che fa intuire quasi da subito al lettore il finale: e cioè che il protagonista non è una vittima ma il carnefice: “Una legge spietata che non lascia eccezioni se non nelle schegge impazzite di umanità che fuggono dalla normalità, dalla consuetudine, dalla razionalità del quotidiano. Come me.” Il racconto guadagnerebbe molto dalla semplice eliminazione di quelle due parole troppo rivelatrici “come me”.
Peraltro tutto ciò viene tradito nella logica del rapporto narratore-lettore da una frase che il chirurgo non penserebbe mai: “so che la paura cesserà, prima o poi, so che le strade torneranno a popolarsi anche di notte, prima o poi, so che i delitti del chirurgo resteranno solo argomento da bar, prima o poi.” Un serial killer non pensa che i suoi delitti si arresteranno e diventeranno solo argomento da bar.
Un altro appunto minore, che mi permetto di fare, è sull’aggettivazione a tratti ridondante: “quieto silenzio”, “grigio indefinito”, “legge terribile… legge spietata”.
 
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simolimo
view post Posted on 16/1/2014, 23:51




ciao raffaele ^_^ , piacere di incontrarti! :) e buon anno ^_^

come ho fatto per Lucia e Beppe, visto che non ti ho mai incrociato, sono stata un po' più lunghetta, e pignolina :rolleyes: tutto nel più ossequioso rispetto di te e del tuo pezzo, ci mancherebbe! :)

eccoti il commento ^_^ , ma, prima, una sciocchezzuola:
- non ci sono auto a condividere con la mia l’asfalto umido che si perde nel grigio indefinito del mondo intorno. >leverei senza troppo pensieri "con la mia"...inutile e spezza il bel ritmo che hai dato
- occhio alle ripetizioni, in meno di dieci frasi...:
Accelero, penso al prossimo incrocio.
...un uomo di mezza età accelera il suo passo.
...conosco il suono del suo cuore accelerato
Accelero il passo, stringo i denti e rido

la trama è semplice, ma il tuo periodare, se da un lato incanta, dall'altro, mi ha distratta dal focus. tipo:

La paura è una legge terribile, da queste parti, di questi tempi. Una legge spietata che non lascia eccezioni se non nelle schegge impazzite di umanità che fuggono dalla normalità, dalla consuetudine, dalla razionalità del quotidiano. Come me. > se la paura è una legge che non lascia eccezioni SE NON nelle schegge di umanità come è lui... beh... allora è un contro senso. il tuo protagonista e l'umanità (sentimento) non hanno nulla da spartirsi... è lui causa della paura di quelle strade... lui è la normalità, non l'eccezione d'umanità...

Lo chiamano “il chirurgo”, > attenzione ^_^ , non puoi parlare in terza, quando poi lasci che il tuo protagonista parli sempre in prima...

per via del fatto che tagli la gola delle sue vittime con un bisturi come quello che si usa nelle sale operatorie. Lo definiscono folle, disumano, spietato, meticoloso. > perdonami, ma meticoloso no. tagliasse una parte particolare di qualcosa sa tutte le sue vittime, ti direi ok, ma eticoloso... è fuori luogo :unsure:

affogata in un mare pastoso che danza sgraziato con una lentezza irritante. > tanto è ottima la lentezza irritante, tanto non trovo coerente l'aggettivo "sgraziato"...la nebbia non è sgraziata per me... ovvio :P

quindi, riassumendo, posso dirti che il pezzo, a prescindere dalle cose che mi hanno deviata un pelo, mi è parecchio garbato. ho apprezzato molto la scrittura semplice, ma poetica... non tutte le immagini le ho trovate coerenti, un po' come se tu volessi essere suggestivo a tutti i costi (non è una critica, ma una considerazione, eh! ^_^ )
la trama va via liscia, ma cerca di mantenere il focus narrativo costante e coerente.
per il resto, non posso che farti i complimenti ^_^ : hai fuso vita di strada e psicosi in un unico quadro pieno di atmosfere noir, ma non splatter! :)

spero di rincontrare la tua penna, alla prossima ^_^
ciao ciao :)
 
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Raffaele Marra
view post Posted on 17/1/2014, 00:24




Grazie per i commenti e, soprattutto, per le critiche costruttive. Questa è la prima volta che partecipo: ho cenato in fretta, ho convinto mia moglie ad attendere un altro po' sul divano e mio figlio (che comunque è stato tutto il tempo a tirarmi per un braccio) che avrebbe visto i cartoni su youtube appena finito il mio miniracconto. L'esperienza mi è piaciuta parecchio e, devo dire, se tutti i commenti saranno utili e attenti come quelli ricevuti, farò di tutto per partecipare ancora nei prossimi mesi. Per quanto riguarda le cose osservate fin qua dai miei critici, devo dire che, tutto sommato, concordo. Il tempo, ovviamente, non ha permesso al testo la giusta "maturazione", ma questa è una scusa banale, quindi, come non detto. Devo dire che comunque il mio intento era quello di comunicare uno stato di confusione e di frenesia dovuto alla nebbia in città e alla follia (nebbia interiore). Se poi lo stato di confusione dello scritto si è impossessato dello scrittore rendendolo un tantino irrazionale, allora vuol dire che siamo in pieno decadentismo, che l'arte e la vita si fondono in un unico vortice di nebbia in cui realtà e fantasia si incrociano, e che dovrei cominciare a dipingere il mio autoritratto. Chiamatemi pure Dorian Gray...
 
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Beppe Roncari
view post Posted on 17/1/2014, 10:47




CITAZIONE
Chiamatemi pure Dorian Gray...

:)
 
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Callagan
view post Posted on 17/1/2014, 19:29




Ciao Raffaele, benvenuto! :)
Del tuo racconto ho apprezzato la scrittura e un pochino meno la trama. Ahimé, il fatto di aver capito troppo presto (sperando invano di essere sbugiardato) che il protagonista fosse l'assassino ha tolto un po' di sale alla storia, che dal canto suo non è riuscita a trasmettermi la tensione necessaria. Eppure il cambiamento di ritmo è avvenuto, tra la prima parte del racconto e la seconda; ma il risultato è stato quello di avermi fatto apprezzare l'inizio, e meno la fine.
E sì... quegli affreschi noir con cui ci introduci nella tua storia son molto belli e visivi; e poi mi è piaciuto questo stile fluido che non ha paura di realizzare frasi lunghe e musicali.
Qualche perplessità la conservo sui pensieri del protagonista: a tratti mi è sembrato che a parlare non fosse più lui... ma tu.

Ps.
CITAZIONE
So cosa pensi l’uomo

Siamo sicuri del congiuntivo? :blink:
Io avrei usato l'indicativo... ma non son sicuro di aver ragione!

Pps. Spero di rincontrarti il mese prossimo, e che Minuti Contati riesca a soddisfare le tue aspettative! :)
 
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Olorin
view post Posted on 20/1/2014, 11:55




Soprattutto nella prima parte del brano ci sono a mio parere diverse forzature
CITAZIONE
Stringo gli occhi stanchi attraverso il vetro umido

È una.
E qualche ripetizione - la parola ‘umido’ - oltre che la reiterazione del concetto di assenza di altre auto che salta all’occhio perché ravvicinata.
CITAZIONE
per via del fatto che tagli

Io avrei usato l’indicativo.
CITAZIONE
So cosa pensi l’uomo

Anche qui.

Secondo me l’identità del protagonista non è stata camuffata sufficientemente a lungo, quindi la conclusione mi è arrivata senza sortire l’effetto progettato. Forse meglio sarebbe stato mascherare il carnefice da vittima e l’inseguimento da fuga, creando una sorta di parallelismo tra l'eccitazione del predatore e la tensione della potenziale preda, evidenziando anche qui l'incrocio di due figure la cui antitesi è la loro consistenza stessa.
 
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view post Posted on 23/1/2014, 23:54
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Procuratore spietato

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Una scrittura elegante, ricca di aggettivazione, raffinata al servizio della più classica costruzione noir: colui che parla, che soffre e che crea immedesimazione nel lettore è l'assassino. Non c'è colpo di scena, ma la lettura scorre bene perché sostenuta da una scrittura fluida e ricca di immagini. E tanto basta.
 
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7 replies since 14/1/2014, 21:59   103 views
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