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La nebbia e il mare, di Raffaele Serafini

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gelostellato
view post Posted on 14/1/2014, 23:44




Ci sono paesi, sull'Appennino, proprio là, dove non sapresti dire se è già Toscana o ancora Umbria, le cui case paiono gettate sul fianco della montagna in due o tre manciate da un gigante indolente, che subito dopo pare essersene scordato.
A volte, d'inverno, una nebbia biancastra arriva senza bussare e si corica in basso, nelle valli e lungo i fossi, avvolgendo le case e gli uliveti. Solo i campanili e gli alberi più alti mettono fuori il capo, come isole misteriose sperdute in un mare di cotone.
Io e Federico abitiamo uno di questi borghi, e il mare non l'abbiamo visto mai, per questo amiamo la nebbia.
Vediamo il lago, lontano, quando l'aria è limpida e sembra di vetro, ma il mare no. Dicono serva un'automobile, o i soldi per una corriera… Io non potrò mai.
Federico non so. Lui, forse, un giorno avrebbe potuto.


Con la nebbia ci troviamo sempre qui, tra le macerie della casa dove vivevo un tempo. Immaginiamo sia un promontorio, di essere i guardiani del faro. Giochiamo.
Sotto di noi, un prato digrada lentamente, fino a lambire la risacca, immobile e fumosa. C'è una vecchia quercia, spaccata dal fulmine, che appare e scompare: è una sirena, che si contorce nel suo lamento. Un tetto, più spavaldo degli altri, è un veliero in balìa dei marosi, non vede il nostro segnale, ipnotizzato dal richiamo finirà per schiantarsi, o incagliarsi tra gli ulivi. Lepri, istrici, caprioli, cinghiali… li immaginiamo nuotare in questi vapori, con un guizzo di quando in quando.
Ma dobbiamo agire, ci basta uno sguardo e corriamo, a perdifiato, per il pendio, prendiamo velocità. A volte uno dei due cade, si rialza. Siamo i guardiani, dobbiamo arrivare presto sulla riva, bucare le onde con la velocità dei nostri corpi.
Attraversiamo l'asfalto a rotta di collo, il rumore dei passi di Federico si fa ciabattare ovattato, poi torna fruscio, nell'erba alta e ingiallita. C'è un orrido, sulla destra, ma siamo esperti, conosciamo i crepacci sommersi, e viriamo nell'altra direzione, passando di fianco alla sirena, sul cui volto scorgiamo una smorfia di disappunto. Sappiamo che la nebbia è una bugia e dirada, quando ne penetriamo i segreti. La sirena torna quercia, il veliero abitazione. Il campanile ci guarda, rimproverandoci l'incoscienza. Noi non ce ne accorgiamo e ridiamo come pazzi: perduti nell'illusione ci sembra quasi di sentire l'odore del sale.
È sempre Federico, che si ferma, prima di arrivare all'uliveto.
Si butta a terra e rotola, per arrestare lo slancio.
Mi fermo anche io, subito dopo, perché proseguire da solo non mi divertirebbe.


Avremmo fatto così anche oggi.
La nebbia era più fitta del solito. La sirena metteva fuori a malapena un ghigno di corteccia, dell'imbarcazione intravedevamo le vele, tegole ammuffite che beccheggiavano disperate.
Correvamo appaiati, ridevamo, gridavamo.
Uno, due passi sull'asfalto, due luci, uno schianto di ossa spaccate. Le strisciate degli pneumatici si sono allungate fino a sfiorare il sangue.


Io e Federico ci guardiamo, sotto la vecchia casa. C'è la nebbia… partiamo!
Superiamo il prato, la strada, gli ulivi, una macchia di ginestre, schizziamo tra erba e rocce, nuotando nel nostro mare, senza respirare. Non ci fermiamo più, attraversiamo il borgo, le case, più e più volte.
In paese, dicono che da quando Federico è morto, con la nebbia, arriva l'odore del mare.
 
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Daniele Picciuti
view post Posted on 15/1/2014, 00:21




Gelo Gelo... che bello rileggerti dopo tanto tempo.
Ti commenterò poi nella classifica, ma questo pezzo è un gioiello. :)
 
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Beppe Roncari
view post Posted on 16/1/2014, 18:51




Mi è capitato spesso di pensare al paragone fra la nebbia o le nuvole basse e il mare. Molto bello.
All'inizio pensavo che fosse una storia d'amore, e in qualche modo forse lo è, vero? Laddove l'amicizia si confonde e si fonde con l'amore, nella nebbia.
Peccato che la frase finale sia sbagliata. È sbagliata perché non mi interessa che "il paese" dicano "da quando Federico è morto, con la nebbia, arriva l'odore del mare". Troppo impersonale. Non è il paese. È solo il suo amico che lo direbbe, che lo sentirebbe, l'odore del mare. Diminuisce la forza e attribuisce a qualcuno che non capisce un sentimento invece profondo che è tutto del protagonista.
A parte questo scivolone emotivo sul finale, molto bello.
 
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simolimo
view post Posted on 16/1/2014, 23:04




ciao raffaele ^_^ , ben ritrovato: davvero un piacerone leggerti :)
ma... :shifty: arriviamo al commento ^_^

splendida per davvero la parallelizzazione nebbia-mare, mi ha ricordato molto una fiaba che ero solita leggere da piccina. ancora più ben fatte le descrizioni, così vivide da farmi correre accanto ai due amici... l'immaginazione che cavalca nei loro occhi carichi di meraviglia è la stessa che si conficca negli occhi del lettore, non ci sono dubbi.
il racconto è ben equilibrato in ogni sua parte, forse, l'unico punto che mi ha fatto un pelino storcere il naso è il "classico" incidente... che, perdonami, non ho apprezzato. non fosse sulla veridicità che se i fari in quella situazione non si sarebbero potuti vedere con largo anticipo, beh... il rumore del motore sì... in quei luoghi a volte il silenzio è irreale, la montagna non è la città.

c'è anche un refuso: strisciate degli pneumatici credo sia dei, ma, magari, si può in entrambi i casi :unsure:

altre precisazioni non so dartele, altri spunti nemmeno... il racconto è pressoché perfetto così. l'unica stonata te l'ho segnalata ^_^

complimenti vivissimi, sei stato davvero molto bravo: delicato e favoloso, in entrambe le sue accezioni ;)

ciao ciao, spero parteciperai anche il mese prossimo! :)
 
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gelostellato
view post Posted on 18/1/2014, 00:59




CITAZIONE (simolimo @ 16/1/2014, 23:04) 
c'è anche un refuso: strisciate degli pneumatici credo sia dei, ma, magari, si può in entrambi i casi :unsure:

tranquilla, si deve dire gli pneumatici, non si può dire in entrambi i modi, è lo/gli ;)
ciao!
 
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view post Posted on 18/1/2014, 09:49
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Procuratore spietato

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Il primo racconto che ho letto, e mi sono detta "Osti, se son tutti così...". Davvero bello, mi è piaciuto tutto: il paragone nebbia/mare, il lirismo delle descrizioni, la trama delicata e la frase finale, con cui il destino tragico del bimbo diventa leggenda nel paese. Solo un dubbio, che non inficia il giudizio:
CITAZIONE
Io non potrò mai.
Federico non so. Lui, forse, un giorno avrebbe potuto.

Perché non potrà mai? All'inizio avevo capito che anche il narratore era morto nell'incidente, ma la seconda frase mi ha fatto cambiare idea (in quel caso, entrambi, forse, un giorno avrebbero potuto).
Comunque, bravo.
 
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gelostellato
view post Posted on 18/1/2014, 17:54




CITAZIONE (LeggEri @ 18/1/2014, 09:49) 
Il primo racconto che ho letto, e mi sono detta "Osti, se son tutti così...". Davvero bello, mi è piaciuto tutto: il paragone nebbia/mare, il lirismo delle descrizioni, la trama delicata e la frase finale, con cui il destino tragico del bimbo diventa leggenda nel paese. Solo un dubbio, che non inficia il giudizio:
CITAZIONE
Io non potrò mai.
Federico non so. Lui, forse, un giorno avrebbe potuto.

Perché non potrà mai? All'inizio avevo capito che anche il narratore era morto nell'incidente, ma la seconda frase mi ha fatto cambiare idea (in quel caso, entrambi, forse, un giorno avrebbero potuto).
Comunque, bravo.

Perché è un fantasma, sì. E' detto un po' dappertutto, ma questo era appunto l'indizio più grosso, che si dovrebbe intuire, appunto, alla fine, ex post, sapendo che attraversano persino le case. Volevo mettere i muri, ma mi sembrava proprio una pacchianata, modello sottotitolo, anche perché funziona anche se uno non capisce la natura dell'io narrante. ;)
grazie e tutti per commenti!
 
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view post Posted on 19/1/2014, 10:05
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Procuratore spietato

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Spiego meglio il mio dubbio. Essendo entrambi morti, tutti e due " avrebbero potuto" un giorno andare al mare, se fossero sopravvissuti. Ed entrambi non potranno mai. Non capisco perché l'io narrante distingua due condizioni diverse di possibilità.
 
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Callagan
view post Posted on 19/1/2014, 11:28




Ciao Gelo; in questa edizione ho letto diversi racconti di qualità, ma il tuo è una vera perla. L'ho letto più volte, apprezzandolo sempre più. Ho avuto già occasione di leggere qualcosa di tuo (se non sbaglio anche al di fuori di questi lidi) e posso notare la maturità della tua scrittura: ben configurata, originale, personale. Mi son piaciute tanto le immagini che sei riuscito a evocare, le sensazioni, l'atmosfera che hai creato... e la storia stessa che, seppur semplice, è espressa nelle sue massime potenzialità.
Al contrario di qualcun altro che ha commentato, ho apprezzato anche la frase finale: se da un lato è potente e commovente, dall'altro accentua l'ambiguità del narratore: chi cavolo è? E' questo un dubbio che non toglie niente al racconto, anzi lo rende più interessante.
L'idea delle illusioni create dalla nebbia, i giochi che ne scaturiscono: tutto è reso alla perfezione.

Mi resta un piccolo dubbio sull'uso delle virgole:
CITAZIONE
Un tetto, più spavaldo degli altri, è un veliero in balìa dei marosi, non vede il nostro segnale, ipnotizzato dal richiamo finirà per schiantarsi, o incagliarsi tra gli ulivi.

Data la mia esperienza (ancora povera), dati i consigli che ho ricevuto e fatti miei (anche da persone presenti in questa edizione di MC), avrei scritto questo periodo in un altro modo. Così:

Un tetto, più spavaldo degli altri, è un veliero in balìa dei marosi. Non vede il nostro segnale; ipnotizzato dal richiamo finirà per schiantarsi, o incagliarsi tra gli ulivi.

Punto o punto e virgola non ha importanza, ma la virgola è troppo debole per interporsi tra quelle che a tutti gli effetti sono proposizioni indipendenti l'una dall'altra. Che mi rispondi? :)
Alla prossima e ancora complimenti!
 
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gelostellato
view post Posted on 19/1/2014, 15:37




CITAZIONE (Callagan @ 19/1/2014, 11:28) 
Mi resta un piccolo dubbio sull'uso delle virgole:
CITAZIONE
Un tetto, più spavaldo degli altri, è un veliero in balìa dei marosi, non vede il nostro segnale, ipnotizzato dal richiamo finirà per schiantarsi, o incagliarsi tra gli ulivi.

Data la mia esperienza (ancora povera), dati i consigli che ho ricevuto e fatti miei (anche da persone presenti in questa edizione di MC), avrei scritto questo periodo in un altro modo. Così:

Un tetto, più spavaldo degli altri, è un veliero in balìa dei marosi. Non vede il nostro segnale; ipnotizzato dal richiamo finirà per schiantarsi, o incagliarsi tra gli ulivi.

Punto o punto e virgola non ha importanza, ma la virgola è troppo debole per interporsi tra quelle che a tutti gli effetti sono proposizioni indipendenti l'una dall'altra. Che mi rispondi? :)
Alla prossima e ancora complimenti!

uff
sbagliato account di forumfree, ti ridico con quello giusto, ovvero che è una questione di ritmi diversi nel raccontare, e di provare a leggere entrambe le versioni ad alta voce. Alla fine è una prima persona e non può essere trattata come un manuale di scrittura. Con quel criterio allora avremo stili tutti uguali e voci sempre con lo stesso ritmo. ;)
 
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Callagan
view post Posted on 19/1/2014, 15:52




CITAZIONE (gelostellato @ 19/1/2014, 15:37) 
Alla fine è una prima persona e non può essere trattata come un manuale di scrittura. Con quel criterio allora avremo stili tutti uguali e voci sempre con lo stesso ritmo. ;)

Chiarissimo. ;)
 
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Olorin
view post Posted on 20/1/2014, 16:21




Scritto in modo magistrale, non si può che farsi rapire dalle immagini del paesaggio e dalle interpretazioni giocose che il protagonista ne offre attraverso gli occhi di un ragazzino, rese così bene da apparire fin credibili.
Dal punto di vista della forma e del ritmo è un brano davvero esaltante in senso assoluto – è un commento da lettore il mio, ovviamente -, eccezionale se penso ai vincoli di tempo e numero di caratteri imposti da MC.
Sul fronte della trama invece resto un po’ meno impressionato. Fino all’ultimo ho sperato che si svelasse una natura alternativa dei due protagonisti, una chiave di lettura che ribaltasse l’interpretazione più ovvia fino a quel momento formulabile, qualcosa che andasse oltre il semplice incidente durante l’attraversamento di una strada di montagna.
Sinceramente io non ho colto ciò che riporti nei commenti in relazione alla natura ectoplasmica dell’io narrante: ‘attraversare case e palazzi’ è un modo per esprimere anche il concetto di passare tra una casa e l’altra, tra un palazzo e l’altro, per cui a me personalmente questa forma non ha aiutato.
In ogni caso quel che già c’è basta e avanza per essere un racconto più che convincente.
 
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misaki02
view post Posted on 20/1/2014, 17:51




Già dalla prima frase si intuisce una capacità descrittiva davvero singolare. Mi è piaciuta molto la tua capacità di creare immagini evocative e poetiche in grado di far emozionare il lettore. Molto delicato il parallelo nebbia/mare, l’amicizia disincantata tra i due bambini... La trama passa in secondo piano poiché ciò che rende questo testo interessante è lo stile usato. Che dire? Davvero bello, complimenti!
 
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gelostellato2
view post Posted on 20/1/2014, 18:30




CITAZIONE (Olorin @ 20/1/2014, 16:21) 
Sinceramente io non ho colto ciò che riporti nei commenti in relazione alla natura ectoplasmica dell’io narrante: ‘attraversare case e palazzi’ è un modo per esprimere anche il concetto di passare tra una casa e l’altra, tra un palazzo e l’altro, per cui a me personalmente questa forma non ha aiutato.

Sì, sì, verissimo ciò che dici, ma siccome, alla fine, si regge indipendentemente da questo fatto, ho pensato di lasciarla in negativo, la natura di "presenza", ovvero, se non lo fosse, le domande sarebbero davvero tante: com'è che corrono fianco a fianco e uno solo viene investito? perché uno non può mai andare al mare e l'altro avrebbe potuto, piuttosto del perché l'altro si ferma sempre prima di sbattere contro gli ulivi, aggiungendo anche la casa in rovina dove viveva un tempo, diciamo che uno è libero di interpretare come vuole. Trovavo molto più brutto sbatterlo didascalicamente in faccia al lettore, o magari che si capisse presto. In fin dei conti basterebbe aggiungere un "anche" nella frase finale, e diventa chiaro, ma non lo farò ;)
 
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Raffaele Marra
view post Posted on 21/1/2014, 23:07




Un racconto poetico, dolce e musicale, permeato da una malinconia di fondo (che c’è, anche se si rivela come tale solo verso la fine) ad amalgamare le tante immagini proprio come fa la nebbia. In tutta questa danza di emozioni leggere, uno schianto appena accennato definisce d’improvviso la situazione con una crudeltà che viene subito dopo smorzata dalla poesia di una frase finale che trovo splendida.
 
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14 replies since 14/1/2014, 23:44   166 views
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