— Ma sì, ti dico! — Luca indicò la strada dritta davanti a sé. — Era pazzo, ti dico. — Batté la mano sul volante, facendo piegare la macchina verso l'altra corsia.
— Attento! — Strillò Emanuela.
I fari dell'auto si spostarono dal campo di granturco di nuovo sulla strada. — Sì, be'...
— Pensa a guidare.
Luca scrollò la testa. — Ti dico che è così, comunque. Hai visto prima quel pezzo di strada a cerchio? Non era uno svincolo! Non c'erano entrate o uscite. È solo un cerchio e basta!
Emanuela si sistemò i capelli mesciati. — Sarà.
Luca la fissò gli occhi sbarrati che si richiusero subito a fessura. — Be'... Be'. — Un singhiozzo lo scosse. Un momento dopo, una zaffata riempì ancora più l'abitacolo di puzza di alcol. — Be'. Vedrai adesso. Una serie di incroci che non vanno da nessuna parte. Cioè, ci sono gli incroci, ma poi le strade... — La mano di Luca artigliò il ginocchio di Emanuela, coperto solo dalla calza a rete. — Dicono che vanno su altre dimensioni. Ma ci pensi? Le vedi di giorno, e sono solo pezzi di strada che finiscono subito.
Emanuela sbuffò e spostò le gambe verso lo sportello, sottraendosi alla stretta, che non riuscì a seguirla. — Ma... — Si girò verso Luca. — La strada!
Luca si voltò di scatto in avanti. La macchina sbandò sgommando per poi tornare dritta.
— Eh, eh. — Luca annuì. — Paura, eh?
Emanuela sbuffò una parola di cui solo il finale "one" si sentì.
— Sì, sarà. — Luca alzò le spalle. — Vedrai adesso. Guarda quel banco di nebbia, c'è solo vicino agli incroci dell'ingegnere pazzo. È perché le altre strade in realtà sono di altre dimensioni, e in certe c'è sempre nebbia. Bisogna stare attenti, perché...
La macchina entrò nel banco compatto di nebbia.
— Luca! — La voce di Emanuela passò in due sillabe dall'ira al terrore. — Non si vede niente! Rallenta!
— Paura, eh? — Luca rise.
Nemmeno il cofano dell'auto si vedeva più.
Emanuela spinse con i piedi e portò le braccia avanti.
Luca alzò la mano e accese la luce interna. — Vediamo che faccia fai, quando incontreremo quelli delle altre...
La nebbia si diradò appena il tempo di vedere la macchina che veniva da destra. La luce interna accesa, gli occhi di Luca sbarrati e il viso di Emanuela coperto dalle braccia.
* * *
Asdrubale scese dal carro attrezzi e guardò l'auto. — Qui minimo ci sono duemila euro di carrozzeria. — Si girò verso il figlio, che stava facendo il giro davanti al cofano. — Sempre che la macchina si riesca a salvare, sennò ci tocca metterla, con le altre.
Il piazzale sterrato illuminato dal sole era stretto fra le colonne di relitti di auto.
— No, speriamo di no. Meglio duemila euro di carrozzeria che aspettare anni per venderla pezzo per pezzo.
— Poi c'è anche il camion. — Il figlio si grattò la testa con il barilotto che teneva in mano. — Senza contare il camion... Pensa che botto deve aver fatto, con tutti quegli specchi.
Asdrubale gli strappò il barilotto dalla mano e lo schiaffeggiò con forza alla nuca. — Ma che fai, imbecille? — Gli sbatté il contenitore contro il petto. — Fa' sparire il ghiaccio secco,
adesso!