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Mortalità 100%, Marco Lomonaco

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view post Posted on 11/2/2014, 23:54

Alto Sacerdote di Grumbar

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Mortalità 100%
Marco Lomonaco - 4987 caratteri s.i.

Come ogni notte, ci riuniamo tutti attorno al fuoco. Non per le storie, non per il calore, ma perché non sappiamo stare soli. La forza dell’uomo si esaurisce nella solitudine, si spegne nel vuoto di una vita passata a combattere, soli contro tutto e contro tutti.
Della verità ci accorgiamo sempre troppo tardi. Finché siamo motivati non dubitiamo, non ci fermiamo a riflettere. La superiamo di corsa, ignorando i segnali.
Qualcuno una volta disse che la vita, Dio, non ci mette mai di fronte a ostacoli che non abbiamo i mezzi per superare. Cazzate.
Guardo gli altri, sono stanchi. Sembrano sul punto di cedere.
Caila abbraccia il suo bimbo, lo tiene al caldo sotto la pelliccia, al riparo dal vento tagliente che le fa socchiudere gli occhi.
La vita va avanti. Un’altra stronzata cosmica! La vita non va da nessuna parte.
Più ci penso e più sono certo sia tutto uno scherzo di pessimo gusto. Mi sento il personaggio di una storia le cui fila sono nelle mani di un sadico bambino ritardato, cui la madre avrebbe fatto bene a infilare un chiodo in testa alla nascita.
Arrugginito, storto. Che se non lo ammazza la punta, ci penserà il tetano.
Troppi non hanno superato le prove della vita, di Dio. Gente piena di risorse messa implacabilmente in ginocchio. Un colpo netto alla nuca e via. Un lavoro pulito, ben fatto, avanti un altro.
Ricordo i tempi dell’università, la professoressa Minardi e quelle tette davanti alle quali si poteva solo desiderare di annegare nel latte. Poi quella puttana della Corini, con i suoi “dicono che il latte umano faccia schifo”. Secca com’era, il suo sarebbe stato di sicuro in polvere.
La odiavo, quella troia gelosa. Ma la verità è che erano bei tempi. Falsi, ma belli.
Odiare qualcuno davanti alla Minardi era un maledetto sacrilegio. Come cagare in una cornucopia: uno schiaffo alla prosperità.
Avremmo dovuto capirlo, ma eravamo un branco di idioti ritardati che non sapevano neppure trovarsi il buco del culo
“Ho preso trenta e lode”, ma fottiti. I trenta e lode non si mangiano. Non ho mai visto un trenta e lode salvare qualcuno dal destino che ci attende tutti.
Ingoiamoceli i voti, le macchine di lusso e le fighe da catalogo estivo di sports illustrated.
Cosa ci hanno portato? Il mondo avrebbe forse evitato di diventare una distesa gelida e inospitale? Maggie sarebbe sopravvissuta? Il fuoco avrebbe continuato a scoppiettare?
Niente. No. No. Irrilevante.
Ho persino smesso di guardare in alto. Un gesto banale che ho sempre creduto facesse la differenza tra vincenti e perdenti. Invece ti cambia solo il panorama che hai davanti agli occhi mentre il bambino ritardato ti infila un palo da gondoliere su per l’intestino.
Lo sentirò di meno, guardando le stelle?
Siamo tutti perdenti, tutti sconfitti. La speranza ci manda avanti ma io, di fronte a lei, vorrei saper ancora ridere.
Se qualcuno, quando ero giovane, mi avesse portato un bambino ritardato con un chiodo piantato nel cranio e mi avesse chiesto “hai fiducia in lui?”, non sarei riuscito a non ridere.
Ma che cazzo di fiducia vuoi avere? La cosa più fica che abbia visto fare a un ritardato è stata sbavare nelle patatine fritte di un suo simile, seduto accanto a lui nel fast food.
In effetti, è esattamente ciò che è successo anche a me: una vita a nutrire la mente con l’equivalente morale delle patate fritte da fast food, condite con la bava di un mongoloide. Me ne sono ingozzato, le coprivo persino con il braccio affinché nessuno me le rubasse.
Siamo ridicoli, impotenti. Velieri senza timone in un oceano in tempesta.
“Ammainate le vele, o la burrasca ci affonderà!”, ma non ci sono sartie, non ci sono cime.
L’unica corda presente all’appello è un cappio, appeso all’albero maestro. Ci guarda con un sorriso placido e consapevole. Lui sa.
Canapa bagnata che affronta il destino assieme a noi, sussurrandoci ogni istante l’unica indiscutibile verità. Come spesso capita, tuttavia, la voce della verità è l’unica che decidiamo di ignorare e, imperterriti, continuiamo a combattere.
“La vita ci butta tutti a terra, ma noi dobbiamo rialzarci”. Perché? Mi ricorda mia madre quando, da piccolo, mi diceva di rifare il letto.
“Ma tanto stasera lo disferò di nuovo”, rispondevo.
In quel momento ero Dio, molto più vicino alla verità di quanto lo sia più stato in vita mia. Si dice che i bambini riescano a vedere oltre le menzogne. Io ne sono la prova vivente.
Eccomi qui, ora, in ginocchio per l’ennesima volta di fronte al letto sfatto della mia vita, in mano un chiodo arrugginito e in gola il sapore delle patatine alla bava.
Gli altri sono stanchi, li vedo. Nessuno sospetta nulla, nessuno capirà, guardano tutti nella direzione sbagliata.
L’unica cosa che riesce a darmi un po’di speranza è il metallo freddo della mia glock.
Morendo, anche Maggie aveva visto la verità. Mi sorrideva placida.
“L’ultimo colpo riservalo per te”.
“Lo farò”.
L’ho fatto.
Il cielo è terso. Lo sentirò di meno, guardando le stelle?
“La vita è una malattia a trasmissione sessuale, con una mortalità del 100%.”
Addio.
 
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view post Posted on 13/2/2014, 00:41
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Magister Abaci

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Chi si vede! Il mitico master spogliato delle vesti di supermod dello Skannatoio! Mica nudo, però, che non sarebbe un bello spettacolo ;) , ma rivestito dell'abito della disillusione.
Che pugni nello stomaco leggendo il tuo monologo di 5k! Nessuna speranza, ogni fiducia nel futuro persa per sempre, niente che possa consolare. Il tutto condito da una mancanza di “political correctness” che mi ha disturbato e, proprio per questo, ha reso benissimo i sentimenti di cupezza estrema del protagonista.
Insomma, una prova difficile da portare avanti, per chi non si trovi in condizioni estreme. Un guizzo di speranza e positività scappa sempre, non foss'altro per tirarsi un po' su di morale dopo aver scritto con inchiostro d'un nero pece che più nero non si può. Invece, tu sei stato coerente fino alla fine.
Purtroppo, per quanto abbia apprezzato il lavoro, c'è una classifica da riempire e ci sono racconti, magari meno originali, che mi hanno, però, emozionato e soddisfatto di più.
Ci si rivede dalle parti dello Skannatoio!
 
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view post Posted on 13/2/2014, 12:33

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@Tetra: grazie delle osservazioni, come hai ben colto tu, scavando in modo realistico all'interno di un personaggio che sta per suicidarsi, non ho volontariamente messo buoni sentimenti. Se li avesse avuti, credo io, non sarebbe arrivato a quel punto. Mi pareva una scelta discutibile a livello narrativo già mentre scrivevo, ma mi pareva anche coerente e, soprattutto, era esattamente ciò che volevo fare. ;)

E non ti curare della classifica, non me n'è mai importato molto, mi serve solo a contestualizzare meglio le osservazioni che mi fanno e il loro peso... :)
 
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Ceranu
view post Posted on 13/2/2014, 14:51




Parto da uno di quelli che più mi è piaciuto, perché se scrivere non è stato facile, commentare lo è ancora meno.
Crudo ma veritiero al 100%, il futuro ormai appartiene solo agli illusi. Un momento di sconforto che chiunque può attraversare, e che in molti casi può portare alla fine. Nessuna falsa speranza, solo puro cinismo.
Alcune immagini vengono fuori nitide, adoro il passaggio in cui dice di aver smesso di guardare in alto.
Unico appunto, io ci avrei messo qualche rimpianto, magari per la professoressa Minardi. :D
Molto bello, almeno per me.
 
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simolimo
view post Posted on 13/2/2014, 17:52




Master, che gioia vederti. oberato come sei non pensavo combinassi, e invece...:))) beh, le risorse non ti lasciano mai, eh? :) bene, nemmeno la mia pignola “rompipallaggine” da commento molesto O:)

parto subito col dirti che il pezzo che poteva essere molto forte, non ottiene il risultato sperato (almeno per me) perché hai usato troppo una forma impersonale... usi la prima persona plurale, ma "noi chi" ti chiedo? noi uomini? mica siamo tutti uguali... e poi passi al riflessivo per poi tornare al plurale, beh... ti dico una cosa su cui ho molto riflettuto: tu rimani più impressionato quando senti che "qualcuno dice" o "che si dice", piuttosto che davanti a una persona o un fatto che ti mostra con tutta la sua emozione quello che ti sta comunicando? sì, è una provocazione. perché il pezzo lo trovo con un potenziale immenso, ma non sfruttato appieno proprio perché "debole". infatti, se guardi il pezzo in cui hai declinato il tuo pensiero con Caila e la prima persona (vedi le prof)... beh... tutto prende più colore e sentimento.

oltretutto trovo il brano sbilanciato, è un lungo elenco (scritto molto bene) di cinismo che ripete sempre la stessa cosa: la vita è destinata alla morte. e bom, ci sta, è anche un punto di vista interessante, ma avresti potuto dare lo stesso messaggio con la metà dei caratteri e ottenendo il doppio di incisività. prendi la chiusura:
“La vita è una malattia a trasmissione sessuale, con una mortalità del 100%.”
Addio.

qui è racchiuso un messaggio così immenso da poter essere da solo un romanzo :)

concludendo, il pezzo mi è piaciuto, sei sempre bravo! so che può non sembrare così, vista la pignoleria del commento ;P semplicemente, sai dare di più... ne ho le prove :)
alla prossima Master, passa di qui più spesso!
 
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yaranilde
view post Posted on 14/2/2014, 09:32




L'incipit non mi è piaciuto, ma poi sono stata travolta.
Un bellissimo spaccato, un resoconto drammatico, la resa dei conti.
La visione tragica è sottile che penetra fin dentro le ossa, con un monologo molto realistico, un linguaggio diretto, sarcastico.
Bravo!
 
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Sallow
view post Posted on 15/2/2014, 16:09




Ciao Master, piacere di leggerti.
Sul tuo pezzo, pregi e difetti: la tua scrittura ha un buon potenziale, nel senso che riesci a padroneggiarla bene, le frasi sono costruite in maniera corretta, la punteggiatura da il giusto ritmo e ci accompagna sino alla fine del pezzo senza sbavature, usi un lessico semplice ma vario.
I difetti, ammesso che tali siano, dato che questo è un mio punto di vista: il contenuto. Il racconto è un lungo flusso di coscienza... ripetitivo. A metà racconto, e forse anche prima, i sentimenti del protagonista sono chiari, anzi, ti direi, penso che non siano troppo chiari, non tanto al lettore, ma a lui stesso, tanto che vorrei chiedergli se sia certo di volersi suicidare e se abbia capito cosa sia la sua vita.
A tratti accusa un Dio impietoso verso gli uomini e un destino beffardo che, qualunque cosa facciano gli uomini, non gli si potrà andare contro, una vita doveuna verità c'è, ma l'uomo si rifiuta di seguirla, vedi qui:

CITAZIONE
Mi sento il personaggio di una storia le cui fila sono nelle mani di un sadico bambino ritardato, cui la madre avrebbe fatto bene a infilare un chiodo in testa alla nascita.

CITAZIONE
L’unica corda presente all’appello è un cappio, appeso all’albero maestro. Ci guarda con un sorriso placido e consapevole. Lui sa.
Canapa bagnata che affronta il destino assieme a noi, sussurrandoci ogni istante l’unica indiscutibile verità. Come spesso capita, tuttavia, la voce della verità è l’unica che decidiamo di ignorare e, imperterriti, continuiamo a combattere.

A tratti invece accusa una vita vuota, dove l'uomo è in balia di se stesso e artefice del suo stesso destino, e che non c'è nulla da rimpiangere se non se stessi, es:

CITAZIONE
Della verità ci accorgiamo sempre troppo tardi. Finché siamo motivati non dubitiamo, non ci fermiamo a riflettere. La superiamo di corsa, ignorando i segnali.
Qualcuno una volta disse che la vita, Dio, non ci mette mai di fronte a ostacoli che non abbiamo i mezzi per superare. Cazzate.

Sono due posizioni diametralmente opposte, che mi tratteggiano un personaggio che più che convinto delle sue posizioni, o della sua critica verso il mondo, appare spaesato e impotente, e sfoga un risentimento verso il mondo in cui è cresciuto (risentimento che nasce proprio dal fatto che in quel mondo c'ha vissuto, e non riesce a comprenderlo, e vuole negarlo).

CITAZIONE
Morendo, anche Maggie aveva visto la verità. Mi sorrideva placida.

secondo me, né lui né Maggie hanno visto la verità, o meglio, si sono rifiutati di volerla vedere.
Inoltre fai diversi rimandi a scene che stanno su piani temporali diversi, come appunto Maggie, la scena del fuoco all'inizio, i ricordi dell'università. A un tratto ho pensato che ci trovassimo in un futuro distopico, e può darsi anche che sia così, ma mi chiedo? è il motivo del suo sfogo? io non sono riuscito a collegare le due cose bene, è può essere un mio limite nella comprensione.

Giudizio finale quindi, ottimo per la scrittura ma, a parere mio, negativo per il contenuto, uno sfogo poco coerente e ripetitivo nel suo divenire, infarcito di frasi incisivo ma che trasmettono poca empatia.

A rileggerti

Sallow
 
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view post Posted on 15/2/2014, 16:25

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@sallow: ehi, ciao, grazie per il feedback, anche se non vedo le contraddizioni che dici tu... :P
Per me le due frasi che hai citato vanno nella stessa direzione... nelle prime hai detto giusto tu, le seconde sono semplicemente cosa l'uomo fa prima di accorgersi che è tutto inutile...
Finché è motivato lotta, combatte, ignora la verità, poi a un certo punto si rende conto di quella che, secondo il mio protagonista, è la verità, e allora realizza che è solo un burattino, eccetera.
Nel brano si rivivono gli ultimi suoi momenti, si seguono i suoi pensieri che sono temporalmente disordinati ma seguono un filo logico fatto di richiami che si intersecano con l'ambientazione e che prendono spunto da diversi momenti della sua vita.
Riguardo il tuo pdv riguardo la verità, beh, sono appunto punti di vista, il mio personaggio la vedeva così, e agisce di conseguenza, non è che pretenda che i lettori la vedano come lui, anzi, spero vivamente di no ;)
Mi spiace che tutto questo non ti abbia trasmesso nulla... sarà per la prossima magari ;)
Intanto grazie ancora del commento, quando rimetterò mano al brano farò meglio caso a quello che mi hai segnalato.
 
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Sallow
view post Posted on 15/2/2014, 17:37




CITAZIONE (master_runta @ 15/2/2014, 16:25) 
@sallow: ehi, ciao, grazie per il feedback, anche se non vedo le contraddizioni che dici tu... :P
Per me le due frasi che hai citato vanno nella stessa direzione... nelle prime hai detto giusto tu, le seconde sono semplicemente cosa l'uomo fa prima di accorgersi che è tutto inutile...
Finché è motivato lotta, combatte, ignora la verità, poi a un certo punto si rende conto di quella che, secondo il mio protagonista, è la verità, e allora realizza che è solo un burattino, eccetera.
Nel brano si rivivono gli ultimi suoi momenti, si seguono i suoi pensieri che sono temporalmente disordinati ma seguono un filo logico fatto di richiami che si intersecano con l'ambientazione e che prendono spunto da diversi momenti della sua vita.
Riguardo il tuo pdv riguardo la verità, beh, sono appunto punti di vista, il mio personaggio la vedeva così, e agisce di conseguenza, non è che pretenda che i lettori la vedano come lui, anzi, spero vivamente di no ;)
Mi spiace che tutto questo non ti abbia trasmesso nulla... sarà per la prossima magari ;)
Intanto grazie ancora del commento, quando rimetterò mano al brano farò meglio caso a quello che mi hai segnalato.

Capisco. Il mio, Master, è un punto di vista personale, prendilo come tale.
Sono pignolo, lo ammetto, ma non vorrei che la mia pignoleria, però, sia intesa come una presa di posizione contraria a priori, lungi da me. Mi piace solo dubitare di ogni cosa, credo aiuti a esser critici, in senso costruttivo, non distruttivo. Se poi riesca o meno, sta a chi mi ascolta decretarlo.
Per quanto riguarda quella frase che ti ho sottolineato, un importante pensatore italiano, una volta, ha detto che la cultura umanista e letteraria è soggettivista. Chi la produce cerca una verità personale, soggettiva, che possa però essere espressa agli uomini, in modo che questi ne facciano una ragione collettiva. Ciò è l'opposto di quanto fa una cultura scientifica, in cui l'individuo cerca, seguendo la propria ragione, una verità che possa essere accettata dalla collettività, perché se cerca la verità dentro se stesso, come fa la cultura umanista, diventa un opinione.
Certo, anche la sua potrebbe esser presa come un opinione, ma penso sia un pensiero profondo che ogni persona che vuol scrivere, o meglio, usare la scrittura come mezzo per esprimersi alle persone, dovrebbe considerare.

Spero di esserti stato d'aiuto.
 
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view post Posted on 15/2/2014, 18:26

Alto Sacerdote di Grumbar

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@sallow: certo, ogni commento e feedback mi è utile... e non mi urta il tuo modo di fare, quindi non preoccuparti ;)
 
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view post Posted on 16/2/2014, 16:03

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@Beppe Roncari:
Rispondo con sincerità al tuo commento... ti prego di ricordare che sincerità a volte significa essere anche un po'indelicati, ma comunque ti parlo sempre con rispetto. E ignora eventuali errorini, scrivo di frettissima.

CITAZIONE
di patto suicida di fronte alla malattia e di estrema rabbia e disperazione

Uhm, no, non c'è nessuna malattia, a parte la vita in senso lato.
Non so da cosa tu l'abbia desunto, magari quando rileggerò cercherò gli eventuali segnali che possano averti depistato.

CITAZIONE
Date queste premesse, secondo me hai sbagliato completamente il tono e la scelta del marchingegno letterario del flow of consciusness del narratore protagonista, perché la stragrande maggioranza del testo non è un racconto ma una recriminatoria pseudo-filosofica.

La seconda parte della frase che, se ho ben capito, è la motivazione del perché il flusso di coscienza sia sbagliato, non l'ho capita. Nel senso, ho capito quello che dici, ma non il nesso tra le due cose. E nemmeno con le "premesse" che citi in apertura. Tradotta, la tua frase sembra voglia dire:
"Siamo partiti dallo stesso presupposto, hai narrato di un suicidio in conseguenza di una malattia, molta rabbia e disperazione, metà del racconto è una recriminazione filosofica, ergo il flusso di coscienza è sbagliato!" e io mi chiedo, perché?
Non so, magari ho capito male io quello che intendevi, boh.

Poi comunque non concordo sul fatto che non sia un racconto. Durante quella che tu chiami "recriminatoria pseudo-filosofica" (che non voleva neppure essere tale, ma solo il pdv di un uomo che sta per suicidarsi... e uno non è che si spara in bocca se vede il mondo a fatine e fiorellini, secondo me, ma è un punto di vista) ci sono diversi riferimenti ad avvenimenti della sua vita, la linea narrativa c'è, il fatto che non sia esposta in modo: "tizio fa A, Caio pensa B e reagisce facendo C, sempronio fa D, e tutti vissero felici e contenti", non la rende meno presente, secondo me.
Ma non sei il primo che mi recrimina il fatto che questo non sia un racconto, quindi ci ragionerò sopra, intanto grazie per il feedback.

CITAZIONE
Solo i grandi maestri iniziano le loro opere con una “massima” che rappresenti una verità universale e sempre valida, proprio perché poi il lettore si aspetta che l’opera provi la validità di quell’assunto iniziale. Un caso riuscito è il celeberrimo incipit di Anna Karenina di Tolstoj.

CIT: “Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo.”

È un grande romanzo e Tolstoj può permetterselo, ma guarda la sua frase successiva:

“In casa Oblonski tutto era sossopra. La moglie aveva scoperto…” Il narratore entra subito nel vivo della questione. Non continua sulla strada delle verità astratte.

Tu invece lo hai fatto per più di metà del testo, e questo in un racconto breve limitato a 5000 battute è una pecca grave.

Fammi capire, mi stai dicendo che, visto che Toltstoj ha scritto un romanzo da N mila milioni di pagine usando un approccio diverso dal mio, rende il mio racconto sbagliato e il mio approccio "una pecca grave"?

Poi non mi è ben chiaro il motivo di questa tua dissertazione... il mio racconto non comincia con nessuna massima.
Semmai ci finisce.
E non è una tesi da dimostrare ma il sunto della presa di posizione del personaggio. A chi dovrebbe dimostrare cosa? Che interesse avrebbe nel farlo? Si sta per suicidare, lo dice esplicitamente che nessuno capirà e che non gliene frega niente.


Io, Beppe, sono sempre alla ricerca di buoni consigli per migliorare stile e brani, alcune delle migliori lezioni le ho imparate proprio da impietosi massacri rivolti ai miei scritti, molti autori presenti a questo stesso MC sono tra quelli che me le hanno "suonate" con maggior cattiveria in altre occasioni e possono ampiamente confermartelo.
Ma il tuo commento, più che farmi riflettere sul brano, mi ha lasciato perplesso.

Non discuto il fatto che non ti sia piaciuto, mi sta benissimo, sono il primo a essere consapevole dei suoi limiti, ma le motivazioni che mi hai portato non le ho condivise, a tratti nemmeno comprese.
Se mi dici "guarda, per gusto personale certe scelte mi fanno schifo", io ti dico ok, se poi mi spieghi anche come mai e cosa invece ci sarebbe dovuto essere secondo te, ancora meglio.
Ma se dai un taglio tecnico al commento e poi mi dici "Tolstoj ha fatto così, tu no, quindi errore grave"... Capisci che mi scappa solo un sorriso?
Senza offesa, ovviamente, io non me la sono presa e spero che non te la prenderai nemmeno tu per questa mia risposta... sto solo cercando di spiegarti pacificamente che perché un commento sia utile dovrebbe contenere più di quello che hai messo nel mio.
E non in termini di caratteri e lunghezza, chiaro, nemmeno in termini di "apprezzamento".
Preferisco uno che mi dica "guarda, il tuo brano fa schifo perché mancano gli elementi A, B, C... poi hai speso troppi caratteri sul punto D quando al lettore secondo me non gliene frega niente... In questo punto, invece della scelta E, starebbe meglio la scelta F perché porta più dentro il pdv del personaggio stimolando l'empatia".
3 righe di commento e un gigantesco e sincero grazie da parte mia.

Prima di tutto perché mi dimostrano che tu abbia letto con attenzione il brano e ci abbia ragionato (elementi chiave di un commento), poi perché magari non concorderò con tutto quello che mi dici, ma mi dai l'esatta percezione di cosa ci sia di storto secondo te, senza andare a tirare in ballo voli pindarici su Anna Karenina che, scusa la franchezza, lasciano davvero il tempo che trovano.

Poi comunque, dagli scambi che abbiamo avuto e leggendo anche i commenti che hai fatto agli altri, ho capito che ci approcciamo a questo genere di cosa in modo differente, quindi magari sono io che non colgo l'utilità di un commento come quello che mi hai fatto, magari a qualcun altro sarebbe stato utilissimo, quindi prendi quello che ti ho detto come una posizione mia personale che potrebbe tranquillamente essere solo mia.
Non c'era alcun intento polemico o cose del genere nelle mie parole, quindi se tu ce ne avessi visti, ti chiederei di ricrederti.

Beh, è tutto, spero anche che tu non te la prenda o non ti offenda se mi sono permesso di essere franco come tu stesso esortavi a essere qualche giorno fa.
Buona domenica e in ogni caso grazie per il tempo che hai dedicato al mio brano :)
 
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Mike009
view post Posted on 17/2/2014, 21:08




Prima di arrivare alla fine mi dicevo "sembra lo sproloquio di un pazzo", ed è proprio quello che voleva l'autore, mostrare l'ascesa all'inferno della disperazione. Rende perfettamente l'idea, grazie anche a uno stile crudo, senza sfronzoli che dice con crudeltà, franchezza e senza remore tutto il brutto della fine della speranza. Complimenti per lo stile.
 
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kendalen
view post Posted on 17/2/2014, 21:58




Oh, il master_runta! Vediamoti alle prese al di fuori dello Skannatoio! Il tuo racconto è un susseguirsi di riflessioni da parte di un protagonista che vive in una realtà degradata e senza speranza e decide di farla finita. Quindi anche nel tuo racconto, come in quello di Diego, il protagonista e depositario del punto di vista alla fine muore: cos'è che rende accettabile la tua scelta e non quella di "Grazie della compagnia"? Il fatto di aver usato il presente. Se tu avessi usato il passato, saresti finito nella medesima trappola, invece no. Bene, quindi, sotto questa prospettiva. C'è un però: nonostante sia scritto bene, senza particolari errori (almeno, io non ne ho notati), è poco "racconto", ma molto, forse troppo "riflessione", c'è un'ambientazione, una caratterizzazione dei personaggi ma latita un po' la storia, il racconto vero e proprio. E la sorpresa finale della pistola, che hai tenuto nascosta per tutto il racconto, è un po' un colpo scorretto (serve poi sapere che è una Glock - che, tra l'altro, è corretto scrivere con la maiuscola? ;) ).
 
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Beppe Roncari
view post Posted on 17/2/2014, 22:42




@Marco

Ci sta il tuo commento franco al mio commento.
Dopo averlo letto, mi sono sentito in dovere di rileggere il tuo racconto.
Neanch‘io volevo offendere e non me la prendo.
Nella parte iniziale trovo molte massime: "ci riuniamo ... perché non sappiamo stare soli". "La forza dell'uomo si esaurisce nella solitudine", "Della verità ci accorgiamo sempre troppo tardi", "Qualcuno disse che nella vita Dio non ci mette mai davanti a ostacoli che non abbiamo i mezzi per superare. Cazzate.", "La vita non va da nessuna parte". Tutte congrue a mio parere al modello dell'incipit di Tolstoj, citato non per far sfoggio di erudizione ma proprio perché emblematico e conosciuto da molti.
Quindi questa critica mi pare fondata, che sia più utile una sola massima al massimo (scusa il bisticcio) o meglio nessuna, specie se hai 5 e non 5.000k a disposizione.
Tu ne hai messe tante che ripetono tutte per varie righe lo stesso concetto.

La mia ipotesi del patto suicida deriva dalla frase: "L'ultimo colpo riservalo per te."
La scena che ho visto io era un apocalisse dove i sopravvissuti si radunano fuori dalla città e dalla civiltà attorno al fuoco. Ma ormai non c‘è speranza, meglio morire, hanno deciso lui e Maggie. In fondo la vita stessa è malattia senza speranza.
Qual è la visione che volevi dare tu?
Ciao :-)
 
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=swetty=
view post Posted on 18/2/2014, 13:38




L'unica cosa che riscatta questo racconto è il finale, che ha il giusto ritmo e tono, però è pur sempre preceduto dal resto.

Arrivata in fondo, come prima impressione, mi sono detta: "incipit un po' noioso e troppo pontificante, ma... e il racconto?" Perché qui una storia proprio non c'è, al più c'è un personaggio e uno sfondo (e quest'ultimo neanche più di tanto), ma il personaggio l'unica cosa che fa è recitare un monologo in cui cerca di spiegarci perché la sua vita fa schifo ed è meglio farla finita. E lo fa senza nemmeno contestualizzare, ma solo con delle considerazioni generiche buone per ogni occasione (anche l'episodio della prof è una di quelle cose che tutti abbiamo vissuto all'università).

In un romanzo di mmila pagine, con qualche sforbiciata e una contestualizzazione migliore, andrebbe anche bene. Ma come racconto autoconclusivo ha poche possibilità.

Credo che per scrivere pezzi di questo genere sia necessario costruire un background molto dettagliato e immedesimarsi nel personaggio al punto da sapere non solo a cosa pensa coscientemente, ma anche dove si perde il suo inconscio, quali sono gli episodi che gli tornano in mente e come e quanto li censura, a cosa vorrebbe pensare e dove invece lo trascina la sua mente. Ma non basta una manciata di considerazioni filosofiche a farlo.
 
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16 replies since 11/2/2014, 23:54   183 views
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