Nero Cafè Forum

Mr. Fantastic, di Michele Botton

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Mike009
view post Posted on 17/3/2014, 23:48




Mr. Fantastic

Marvin non rispondeva al telefono, avevo provato a chiamarlo una decina di volte nell’ultima ora.
– Ehi, sono io, sei in casa? – Bussai con pugni energici, sconvolto dopo la mattinata a raccogliere quei poveracci in quelle condizioni. Merda! Mai visto niente del genere!
Una vicina accostò l’uscio.
– Sono un paramedico, – le dissi, come se il mio abbigliamento non fosse abbastanza eloquente, – sa se è in casa Marvin White? Temo gli sia successo qualcosa.
Una smorfia feroce le si dipinse sul volto: – Magari! Quel drogato! – E sbatté la porta.
Grazie tante, non che avesse torto, ma che cazzo!
Non potevo tuttavia farci niente, Marvin era mio amico e anche se ormai avevamo interessi diversi non mi andava di voltargli le spalle. Le sue parole della sera prima, finché guardavamo la partita, mi rimbombavano ancora nella testa, “amico, mi hanno procurato della roba nuova, roba militare, non l’ho ancora provata ma mi hanno assicurato che questa Mr. Fantastic è uno sballo”. Ho declinato l’offerta e l’ho dissuaso (momentaneamente?) dal prenderla. Non mi andava di vedere la partita e bere un paio di birre con un manichino sfatto che vomitava parole scollacciate.
Cominciai a prendere a calci la porta. I cardini scricchiolano implorando una pietà che in quel momento non era contemplata dalle mie suole. Infine cedettero.
Entrai trafelato, ed eccolo lì, ai piedi del divano.
Deglutii con un rumore assurdo, che riempì la stanza, ma era solo un’impressione, il rumore era solo nella mia testa, fomentato dal panico per ciò che vedevo.
– Ciao amico! – Mi dice allegro, guardandomi dal pavimento. Ignaro. Condannato.
Mi avvicino, la bocca secca e la lingua inchiodata al palato oppongono resistenza quando gli parlo: – Ciao, l’hai presa alla fine… – Parole dal sapore amaro di un necrologio.
– Sì cazzo, è eccezionale, sto benissimo. – Sorride, riconosco che è un sorriso dagli occhi, non dalla bocca deforme, piegata di lato. Poi ride, un latrato agghiacciante.
Ai piedi del divano noto le sue gambe intrecciate come due grosse corde a formare una sorta di spirale, doveva essere caduto mentre cercava di alzarsi.
Mi inginocchio accanto a lui, vicino al suo braccio che piuttosto di formare un consueto angolo all’altezza del gomito pareva, dal polso alla spalla, un lungo serpente, una “esse” disegnata sul pavimento. Poi mi accorgo del bacino, trattengo un conato di vomito, Marvin era supino ma il suo bacino era al contrario, le sue natiche come la sua pancia guardavano verso il soffitto.
– Forse si chiama Mr. Fantastic perché si sta fantasticamente dopo che l’hai presa. – Riesce a biascicare.
– No Marvin, non si chiama così per quello, è roba militare, un’arma, mica una droga da strada. Mr. Fantastic è un personaggio dei fumetti, uno dei fantastici quattro, il suo corpo è fatto di gomma.
Lui mi guarda e non capisce.
– E’ da stamattina che raccolgo gente nelle tue condizioni, questa droga… trasforma le ossa in gomma. Le tue ossa sono gomma ormai. Mi spiace.
 
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Ceranu
view post Posted on 19/3/2014, 09:48




Ciao Marco.
La storia è carina, ma ho un serio dubbio sull'utilizzo dei tempi. Quando trova il suo amico inizi a scrivere al presente, come se la storia iniziasse da lì. Non sono un esperto, ma credo che in quel caso dovresti dare un input iniziale.
Per quanto riguarda le ossa gommose, le trovo incompatibili con la vita, senza cassa toracica, senza calotta cranica e senza molte altre ossa non credo potremmo vivere. Sicuramente non riusciremmo a parlare. Bella l'idea del farmaco militare che viene erroneamente confuso con una droga.
Alla prossima.
 
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Mike009
view post Posted on 19/3/2014, 10:25




Gentile @Cernanu,
in realtà, esistendo vari tipi di gomma, pensavo a una gomma che magari non sopportasse il peso di una persona in piedi ma che permettesse per esempio alla scatola cranica di resistere un paio d'ore. Tecnicismi.
Per i tempi verbali mi sa che hai ragione, ho serie difficoltà a scrivere, sistemare e correggere in un paio d'ore, sono abituato a lasciar lì un racconto e revisionarlo dopo giorni... nella fretta si vede che sono più soggetto a sviste rispetto ad altri. Ma del resto mi capirai, dato che capita pure a te qualche svista nella fretta: infatti mi chiamo Michele e non Marco :D
 
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Ceranu
view post Posted on 19/3/2014, 10:55




:unsure:
Ok, sono mortificato e chiedo umilmente perdono. è decisamente fastidioso quando qualcuno sbaglia il tuo nome. Ma chiedo la tua clemenza. Ho fatto tutto di fretta, cercando di postare per primo i commenti, volevo evitare di essere influenzato dagli altri. Ma farlo dopo una notte di lavoro forse è stato troppo.
Scussami ancora.
:D
 
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Beppe Roncari
view post Posted on 23/3/2014, 12:57




Ciao Michele,
L’idea del racconto mi è piaciuta, anche se per chi conosce i fumetti si capisce troppo presto l’effetto che il “Mr. Fantastic” fa sulle persone. Visto che il punto di un racconto così breve è quasi sempre nella sorpresa del finale, questo lascia un po’ l’amaro in bocca.
Di solito direi che c’è un eccesso di “colorite metafore” come “merda” e “cazzo” nella scrittura, ma questa volta tutto sommato ci sta, visto lo stato di preoccupazione del narratore.
Domanda: perché i nomi in inglese e non in italiano? L’ambiente, la storia, due amici che guardano la partita… tutto mi pare molto italiano, o comunque, anche italiano. E quindi visto che siamo italiani perché il nome Marvin White?
 
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Mike009
view post Posted on 23/3/2014, 18:41




Grazie Beppe,
forse ho sottovlutato la presenza di amanti dei fumetti in fase di scelta del titolo..
Per l'ambientazione ammetto che la prima cosa che ho pensato "le droghe nuove non saltano fuori certo in Italia", motivazione molto semplicistica ma al momento mi pareva la scelta più ovvia...
 
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Beppe Roncari
view post Posted on 23/3/2014, 21:31




Figurati! Cmq mi è piaciuto! :)

Edited by Beppe Roncari - 23/3/2014, 23:58
 
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Olorin
view post Posted on 23/3/2014, 22:07




Trovo l'idea alla base del brano molto bella. Sono un amante dei fumetti, ma più che l'effetto in sé della sostanza, ho apprezzato la trovata del fraintendimento tra una droga da intrattenimento e un'arma chimica di estrazione militare, così come il lucchetto che si chiude tra l'immagine professionale - a dire il vero fino al momento conclusivo in apparenza un po' invadente - nell'incipit e il finale che ne completa la descrizione.

Meno efficace invece la tecnica con cui viene portato avanti il racconto: troppe figure retoriche, troppi escamotage narrativi più consoni a un romanzo che a un racconto breve, ma soprattutto tutte soluzioni che se in una collocazione temporale come quella iniziale possono trovare giustificazione, questa scompare quando la narrazione passa inopinatamente all'immediatezza del presente.

Edited by Olorin - 24/3/2014, 09:45
 
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Peter7413
view post Posted on 24/3/2014, 18:15




Un racconto che si fa leggere e sa intrattenere. Il problema è che finisce per appoggiarsi in toto sull'idea da cui nasce senza rilanciare, limitandosi a creare un senso d'attesa e a mostrare di che tipo di droga si tratta. Tutto bene, niente di male, ma chiaramente perde nei confronti di racconti in cui l'idea è usata per arrivare a dire anche altro. In ogni caso, ripeto, la lettura è piacevole.
Alla prossima!
 
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=swetty=
view post Posted on 24/3/2014, 19:43




Un'idea non malvagia ma portata avanti col ritmo sbagliato e il tipo di narrazione sbagliata. Inoltre dice quasi tutto dall'inizio, sappiamo già che lo troverà così e anche per il personaggio c'è poco pathos, perché già conosce ogni effetto, e non ha neppure il dubbio che l'amico abbia o no assunto la droga, dà per scontato che l'abbia fatto.
Quindi in sostanza lascia poco e trascina poco. Un altro intreccio o un qualche dubbio avrebbero dato molta più verve alla storia.
 
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Raffaele Marra
view post Posted on 24/3/2014, 22:08




A lettura finita ho provato un senso di angoscia, credo dovuta principalmente all'immagine di questo tizio gommoso che non sta in piedi. Ora, sorvoliamo sul fatto che c'è una incoerenza nei tempi verbali che rischia di rendere la forma un po' "claudicante". E sorvoliamo pure sul fatto che quel "mi spiace" finale mi sembra una battuta piuttosto frettolosa e banale. Ciò che mi resta, di questo racconto, è quell'angoscia di cui ti dicevo all'inizio, che mi ritorna in mente quando ci ripenso. Credo sia dovuta al fatto che l'immagine di questo "drogato senza ossa" che se ne sta buttato per terra è una metafora tristemente efficace di una realtà spesso altrettanto angosciante. Quindi, se lo scopo di un racconto breve è quello di lasciare il segno, il tuo racconto lo ha pienamente raggiunto.
 
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10 replies since 17/3/2014, 23:48   116 views
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