| Mr. Fantastic
Marvin non rispondeva al telefono, avevo provato a chiamarlo una decina di volte nell’ultima ora. – Ehi, sono io, sei in casa? – Bussai con pugni energici, sconvolto dopo la mattinata a raccogliere quei poveracci in quelle condizioni. Merda! Mai visto niente del genere! Una vicina accostò l’uscio. – Sono un paramedico, – le dissi, come se il mio abbigliamento non fosse abbastanza eloquente, – sa se è in casa Marvin White? Temo gli sia successo qualcosa. Una smorfia feroce le si dipinse sul volto: – Magari! Quel drogato! – E sbatté la porta. Grazie tante, non che avesse torto, ma che cazzo! Non potevo tuttavia farci niente, Marvin era mio amico e anche se ormai avevamo interessi diversi non mi andava di voltargli le spalle. Le sue parole della sera prima, finché guardavamo la partita, mi rimbombavano ancora nella testa, “amico, mi hanno procurato della roba nuova, roba militare, non l’ho ancora provata ma mi hanno assicurato che questa Mr. Fantastic è uno sballo”. Ho declinato l’offerta e l’ho dissuaso (momentaneamente?) dal prenderla. Non mi andava di vedere la partita e bere un paio di birre con un manichino sfatto che vomitava parole scollacciate. Cominciai a prendere a calci la porta. I cardini scricchiolano implorando una pietà che in quel momento non era contemplata dalle mie suole. Infine cedettero. Entrai trafelato, ed eccolo lì, ai piedi del divano. Deglutii con un rumore assurdo, che riempì la stanza, ma era solo un’impressione, il rumore era solo nella mia testa, fomentato dal panico per ciò che vedevo. – Ciao amico! – Mi dice allegro, guardandomi dal pavimento. Ignaro. Condannato. Mi avvicino, la bocca secca e la lingua inchiodata al palato oppongono resistenza quando gli parlo: – Ciao, l’hai presa alla fine… – Parole dal sapore amaro di un necrologio. – Sì cazzo, è eccezionale, sto benissimo. – Sorride, riconosco che è un sorriso dagli occhi, non dalla bocca deforme, piegata di lato. Poi ride, un latrato agghiacciante. Ai piedi del divano noto le sue gambe intrecciate come due grosse corde a formare una sorta di spirale, doveva essere caduto mentre cercava di alzarsi. Mi inginocchio accanto a lui, vicino al suo braccio che piuttosto di formare un consueto angolo all’altezza del gomito pareva, dal polso alla spalla, un lungo serpente, una “esse” disegnata sul pavimento. Poi mi accorgo del bacino, trattengo un conato di vomito, Marvin era supino ma il suo bacino era al contrario, le sue natiche come la sua pancia guardavano verso il soffitto. – Forse si chiama Mr. Fantastic perché si sta fantasticamente dopo che l’hai presa. – Riesce a biascicare. – No Marvin, non si chiama così per quello, è roba militare, un’arma, mica una droga da strada. Mr. Fantastic è un personaggio dei fumetti, uno dei fantastici quattro, il suo corpo è fatto di gomma. Lui mi guarda e non capisce. – E’ da stamattina che raccolgo gente nelle tue condizioni, questa droga… trasforma le ossa in gomma. Le tue ossa sono gomma ormai. Mi spiace.
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