Nero Cafè Forum

Di testa in testa, di "Marco Migliori"

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sgerwk
view post Posted on 17/3/2014, 23:51




Lo vide che andava avanti e indietro fra due cassonetti rovesciati. Camminava, si fermava, guardava in alto e verso la strada, fissava il cane che frugava nell'immondizia; alzava il mento di scatto e scuoteva la testa.
— Forza — disse Giovanni. — Vieni dentro.
Il ragazzo lo guardò, gli occhi sbarrati.
Giovanni si girò come per riprendere a camminare. — Muoviti.
Le spalle del ragazzo si abbassarono come se si fosse sgonfiato. Si affiancò a Giovanni e lo seguì lungo il muro sbreccato e coperto di graffiti che era la facciata della chiesa. Camminò a testa bassa, i ricci scompigliati che gli nascondevano il viso.
— Passiamo da qui. — Giovanni si fermò al portone riparato con assi di legno grezzo. — Dall'altra parte ci vuole troppo.
Entrarono nella piccola chiesa, rischiarata solo dalla striscia di luce che veniva dalla sagrestia e dalle poche candele elettriche vicino al confessionale.
Giovanni guidò il ragazzo all'ultima panca, che scricchiolò sotto il suo scarso peso. Lui sedette con cautela proprio sopra le gambe di legno.
— È lo Zombie, vero? — Giovanni guardò lo spoglio altare di marmo. — È sempre lo Zombie.
Il ragazzo alzò la testa, la fronte aggrottata. — Lo Zombie?
Giovanni alzò le spalle. — O un'altra droga. È da quando sono prete di questo quartiere che il problema è quello. Sempre quello. Prima dello Zombie...
— È vero — lo interruppe il ragazzo — è lo Zombie. In un certo senso, è stato lo Zombie. Ti fa viaggiare, ti fa vedere posti lontani, il futuro e anche il passato. La gente morta. Proprio la gente morta, sì.
Giovanni annuì per incoraggiarlo a proseguire.
— Volevo il mare. Una spiaggia tropicale. Di persona in persona, a cavallo della coscienza collettiva sarei arrivato in quei posti dove c'è sempre il sole, e la gente ha soldi ed è felice. Invece...
— Non ti porta sempre dove vuoi tu.
— Vedere mio padre, e alla mia età. È stato come essere a confronto, capisci?
Giovanni scosse la testa. — Non devi fare paragoni. Mai.
Il ragazzo infilò una mano tremante nella tasca del giaccone e ne estrasse un cilindro metallico: non una dose, ma un contenitore da spacciatore. Lo porse a Giovanni. — Ecco. Non lo voglio più vedere.

*   *   *


Aprì gli occhi su una accecante luce circolare. Una parete bianca intorno prese forma, e insieme una voce terrorizzata.
— Dai, dai. Ti prego, svegliati.
Il soffitto della sagrestia. Il piccolo lampadario a disco che c'era già prima di lui. E la voce distorta dalla paura era di quel ragazzo drogato.
— Forza, forza. Non chiudere gli occhi. Parla.
Gli stava tenendo la testa sollevata dal pavimento.
— Ma cosa volevi fare? — Il ragazzo era sul punto di mettersi a piangere. — Tutta insieme. Ma dove cercavi di arrivare?
— Hai visto tuo padre — mormorò Giovanni.
Gli occhi del ragazzo si spalancarono. — Tutta insieme. Volevi...
— Avevo bisogno di lui. Dovevo sapere cosa fare. — Giovanni deglutì. — Se andare avanti.
— Sei pazzo. — Il ragazzo scosse la testa. — È solo il tuo cervello che fa quel gioco. Non stai davvero viaggiando.
Giovanni scosse la testa. — Non importa. Dovevo vederlo, sentirlo. Anche se era solo la mia immagine di lui. Dovevo sapere.
Il ragazzo si lasciò cadere seduto sul pavimento. — Almeno ti è andata bene. Sei vivo. — Sospirò. — Ma poi, che ti ha detto?
Giovanni sorrise. — Quello che mi aspettavo.
 
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Ceranu
view post Posted on 19/3/2014, 09:50




Ciao Marco, è stato un piacere leggere il tuo racconto. Decisamente scritto bene, e con poca possibilità di critica, almeno da parte mia. Bella la prima parte, anche se a un certo punto la parola Zombie mi ha fatto impazzire, era ripetuta decisamente troppe volte. Ma nel contesto ci stava. L'unica nota stonata è il finale, che dal mio punto di vista appiattisce la storia. Ma questo è solo il mio gusto. Alla prossima.
 
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Beppe Roncari
view post Posted on 23/3/2014, 12:29




Racconto ben scritto, interessante, purtroppo appena ho letto la parola “Zombie” associata a un prete e a una chiesa ho pensato immediatamente alla connessione con Gesù Cristo, anche se pensavo che fosse presente lì, fisicamente, in chiesa, che girava ed era considerato una leggenda metropolitana… La frase dopo mi chiarisce l’equivoco ma ormai la cosa è nell’aria: il finale quindi non mi sorprende per niente e mi lascia sottotono e con un senso di amaro in bocca.
A meno che non fosse una frase ironica: il prete si è sentito dire quello che si aspettava perché, come gli dice il ragazzo, è solo un gioco mentale.
Comunque piacevole lettura, complimenti. :)
 
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Mike009
view post Posted on 23/3/2014, 20:00




Ammetto che sullo stile di scrittura non c'è niente da dire, pulito e di classe come al solito. La storia invece mi appare poco ispirata, o meglio, l'idea funziona ma avrei preferito una maggiore chiarezza nella parte finale con una chiusura espicativa piuttosto che fin troppo legata all'immaginazione del lettore. Puri gusti personali, nel complesso interessante.
 
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Peter7413
view post Posted on 24/3/2014, 13:50




Una droga che permette di stabilire un contatto con i morti, anche se con quella parte di loro che è nostra, risiedente nella nostra fantasia o nel nostro subconscio è un'idea geniale. Credo che in questo racconto tu sia riuscito solo in parte a svilupparla, sono convinto che si sia formata e sviluppata strada facendo. Il finale risulta un pelo troppo soft, non arriva diretto allo stomaco e in generale mi sembra che ci sia poco contrasto per tutto il corso dello svolgimento. Devi assolutamente sviluppare un racconto più articolato basato su questo concetto: è vincente sotto tutti i punti di vista, t'invidio per averlo sintetizzato.
 
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Olorin
view post Posted on 24/3/2014, 16:51




Brano troppo corto – nonostante tu abbia già sforato il numero di caratteri previsto – per contenere la necessaria caratterizzazione di due personaggi così complessi e un approfondimento adeguato degli argomenti di cui sono latori. Alla fine non vengono trattati né gli uni, né gli altri e anche l’escamotage finale di passare la palla al lettore per quel che concerne il responso di Giovanni, suona a tutti gli effetti come un vero e proprio disimpegno, un abbandono più che una condivisione, poiché arriva senza alcuna ipotesi pur sfumata da parte dell’autore.
Idea quindi molto interessante, ma da elaborare in maniera a mio parere molto più strutturata
 
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=swetty=
view post Posted on 24/3/2014, 20:00




È un vero peccato leggere un andamento così bello e un'idea accattivante messi a servizio di una storia senza scheletro. E per di più con battute che non sempre si capisce chi le pronunci.
Il risultato è che uno si lascia acchiappare all'inizio, però si resta molto delusi dal finale e nel mezzo il secondo ragazzo arriva poco e il sacerdote non arriva proprio per nulla.
Un peccato, sul serio.
 
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Raffaele Marra
view post Posted on 24/3/2014, 22:06




Un racconto scritto in una forma pulita, certamente ben curata nonostante la drammatica brevità del tempo a disposizione e il limite di caratteri, che si lascia leggere con un certo fascino e una perenne curiosità. Quest'ultima, però, non so se sia soddisfatta fino in fondo. C'è infatti un vago senso di indefinito che, maggiormente nel finale, lascia pensare. E forse, questo pensare è proprio ciò che volevi.
 
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7 replies since 17/3/2014, 23:51   89 views
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