Nero Cafè Forum

Virginia sulla collina, di Raffaele Marra

« Older   Newer »
  Share  
Raffaele Marra
view post Posted on 29/5/2014, 22:57




Virginia sulla collina

«Viginia, non farlo mai più.»
«Ma, mamma. Ormai ho più di cinque anni.»
La bambina lasciò smorzare il lamento nello sguardo severo della donna che, con i capelli scomposti sul volto e il solito grembiule verde ormai malconcio lungo il corpo esile, quella sera le pareva invecchiata di cent’anni.
Era triste, Virginia, quella sera come altre. La casa sulla collina, di pietre e legno marcio, coperta da canne e muschio a formare un cielo pronto a cadere per schiacciarla di notte, era come una gabbia per un uccellino. Aveva voglia di libertà, di corse nei campi, di lunghi viaggi, di sole e di aria fresca.
«Lo sai che la gente è cattiva, vero? Lo sai che non devono vederti, che non devono sapere neanche che esisti?»
Virginia abbassò gli occhi sul piatto di radici; il sapore dolciastro di quella cena le faceva venire il voltastomaco.
Il camino scoppiettò per qualche attimo, poi tornò a bruciare quieto l’ultima legna del giorno allontanando per un po’ il freddo che comunque avrebbe invaso la casa al pari della notte. La donna guardò preoccupata la nuvola di fumo danzare per un attimo sulle fiamme e lasciarsi inghiottire dalla canna fumaria.
La libertà.
Virginia pensava alla libertà, anche quella sera.
«Quando finirà?» chiese grattando via la terra dal suo pasto.
«Non lo so. Prima o poi dovremo andare via anche da qui, temo. E non so quando né come finirà.»
Qualcosa agitò per un attimo il suo sguardo. Si guardò intorno, iniziò a tremare.
«Cosa succede, mamma?» chiese Virginia impaurita.
Poi sentì le voci, lontane, ma tremende.
«Diosanto, Virginia», sua mamma era balzata in piedi in un solo battito di ciglia.
«Che succede?», balbettò la bambina.
La donna la prese e la portò verso il letto di paglia sulla parete di fondo.
«Nasconditi dietro il letto e resta immobile e in silenzio. Ricordati, tu non esisti.»
Virginia udì le voci farsi più vicine. Cantavano, là fuori. Una nenia tremenda, una specie di preghiera in una lingua incomprensibile.
Iniziò a piangere, ma non ebbe la forza né la voglia di contraddire sua madre.
«Non ti muovere di là, qualunque cosa accada», anche la donna piangeva. Eppure riusciva perfettamente a parlare, a ragionare, a sapere cosa andava fatto in quel momento.
«Aspetta l’alba e, con la luce del sole, scappa verso nord. E stai lontana dalle città, almeno per qualche giorno. Cammina sempre, Virginia, e non tornare mai più su questa collina.»
Bussarono alla porta. Erano dieci, cento mani. Virginia, sotto la paglia, temette che davvero il cielo di canne quella notte sarebbe venuto giù.
Sentì i passi di sua madre, sentì aprire la porta, sentì le urla, il frastuono, i lamenti.
Poi il silenzio e, nel silenzio, udì la voce.
«Ginevra Canestrei, ammetti di avere brigato con il Maligno nelle notti di luna piena per arrecare sortilegi e indicibili malefizi come è tristo costume delle streghe?»
Virginia chiuse gli occhi, ormai abituati al buio.
«Sì. Portatemi via.»
Il clamore riprese, dieci volte più fragoroso di prima. La bambina, la bocca piena di paglia per non fiatare, pianse per tutto il tempo, fino a quando il rumore andò allontanandosi e, con esso, l’unica persona al mondo con cui aveva parlato in vita sua.
Infine, esausta, si addormentò, le dita intrecciate nella paglia e, nella mente, uno strano senso di tristezza che, in qualche modo, le parlava di libertà.
 
Top
Callagan
view post Posted on 31/5/2014, 18:33




Bentrovato, Raffaele :)

CITAZIONE
Il camino scoppiettò per qualche attimo, poi tornò a bruciare quieto l’ultima legna del giorno allontanando per un po’ il freddo che comunque avrebbe invaso la casa al pari della notte. La donna guardò preoccupata la nuvola di fumo danzare per un attimo sulle fiamme e lasciarsi inghiottire dalla canna fumaria.
La libertà.
Virginia pensava alla libertà, anche quella sera.

Allora, la narrazione si svolge per lo più dal punto di vista di Virginia. In quella parte del narrato in particolare, è il pensiero di Virginia a essere sotto esame. Tanto che dovrebbe essere lei a pensare alla libertà, guardando il fumo del camino (immagine, tra l'altro, molto efficace). Quindi direi di cambiare pronome e sostituire "La donna" con qualcosa che indichi Virginia, e non la madre.

Sebbene la caccia alle streghe sia facilmente accomunabile con il "sonno della ragione genera mostri", alla fine il racconto si è mostrato godibile... e interessante. Sopratutto nel finale, che da quel tocco in più. La bambina che mitiga il dolore per la perdita della madre con la libertà tanto desiderata e finalmente ottenuta è qualcosa che fa pensare, lasciando il segno.
 
Top
Raffaele Marra
view post Posted on 31/5/2014, 19:20




Grazie per il commento, Callagan, e bentrovato a te. In realtà, lo sguardo preoccupato della donna è un aspetto che nota la bambina; è lei che capisce che nell'atteggiamento di sua madre c'è ancora una volta la preoccupazione ed è lei che, per una sorta di autodifesa, pensa immediatamente alla libertà. La nuvola di fumo è l'elemento che sottolinea una sostanziale differenza tra gli stati d'animo delle due protagoniste: per la donna è fonte di preoccupazione perchè il fumo dal comignolo può denunciare la loro presenza nella casa sulla collina, per la bambina si tratta di un'immagine di libertà. A presto
 
Top
Callagan
view post Posted on 31/5/2014, 19:29




CITAZIONE (Raffaele Marra @ 31/5/2014, 20:20) 
Grazie per il commento, Callagan, e bentrovato a te. In realtà, lo sguardo preoccupato della donna è un aspetto che nota la bambina; è lei che capisce che nell'atteggiamento di sua madre c'è ancora una volta la preoccupazione ed è lei che, per una sorta di autodifesa, pensa immediatamente alla libertà. La nuvola di fumo è l'elemento che sottolinea una sostanziale differenza tra gli stati d'animo delle due protagoniste: per la donna è fonte di preoccupazione perchè il fumo dal comignolo può denunciare la loro presenza nella casa sulla collina, per la bambina si tratta di un'immagine di libertà. A presto

In tal caso il mio consiglio è quello di dire che "la piccola osservò la donna guardare preoccupata la nuvola di fumo danzare per un attimo".
Perché il problemino del cambio di prospettiva è da rivedere. Magari verrò smentito da un editor e non è un errore, però il punto che ho sollevato è quello.
Grazie comunque per la spiegazione. Ripeto che l'immagine evocata è molto efficace. :)
 
Top
Ceranu
view post Posted on 1/6/2014, 23:09




Ciao Raffaele, piacere di leggerti ancora.
Racconto piacevole e scorrevole, senza grandi intoppi, ma poco emotivo. Forse per via della bambina, su cui ho l'unico dubbio. Quanti anni ha? Per quanto possa essere la figlia di una strega e di conseguenza decisamente più dura di qualsiasi altra bambina, mi sembra un po' esagerata la sua reazione nel finale, come quella della madre quando le da le indicazioni per fuggire. Sarebbe bastato farla diventare un adolescente, là dove la voglia di libertà prevale su tutto. Nel complesso un buon racconto che manca un po' di mordente. Alla prossima.
 
Top
ilma197
view post Posted on 2/6/2014, 20:22




Mi è piaciuta moltissimo la prima parte, hai creato delle ottime aspettative e curiosità descrivendo la vita di Virginia e della madre. Il finale l'ho trovato invece un po' affrettato: capisco la madre che confessa subito per farsi portare via il più in fretta possibile e ridurre le possibilità che la bambina venga scoperta, ma avrei voluto scoprire qualcosa di più sulla sua storia, sul perché la considerano una strega e magari anche su chi fosse il padre di Virginia. L'atteggiamento della madre mi fa pensare che la gente avrebbe pensato che fosse figlia del demonio, ma mi sarebbe piaciuto anche qualche indizio sulla verità. Comunque, mi rendo conto che questi sono aspetti marginali, soprattutto per un racconto che deve essere così breve.
 
Top
Raffaele Marra
view post Posted on 3/6/2014, 07:30




CITAZIONE (ilma197 @ 2/6/2014, 21:22) 
Mi è piaciuta moltissimo la prima parte, hai creato delle ottime aspettative e curiosità descrivendo la vita di Virginia e della madre. Il finale l'ho trovato invece un po' affrettato: capisco la madre che confessa subito per farsi portare via il più in fretta possibile e ridurre le possibilità che la bambina venga scoperta, ma avrei voluto scoprire qualcosa di più sulla sua storia, sul perché la considerano una strega e magari anche su chi fosse il padre di Virginia. L'atteggiamento della madre mi fa pensare che la gente avrebbe pensato che fosse figlia del demonio, ma mi sarebbe piaciuto anche qualche indizio sulla verità. Comunque, mi rendo conto che questi sono aspetti marginali, soprattutto per un racconto che deve essere così breve.

Hai perfettamente ragione, ilma197, quando dici che il finale di questa breve storia è piuttosto frettoloso: sarebbe stato bello sviluppare un po' di più psicologie, storie pregresse, legami a sorpresa; ad esempio sarebbe stato entusiasmante lasciar intendere che in realtà la bambina era la figlia segreta dello stesso Inquisitore (quello della storia, intendo, non il nostro amico), o qualcosa di ancor più eclatante. Il limite, come tu stessa scrivi, è stato la brevità imposta che, unita al poco tempo (sono rientrato a casa dopo aver accompagnato il pupacchiotto al circo che erano le 23,30).
Ti ringrazio comunque per il commento e ti auguro buon divertimento.
A presto!
 
Top
simolimo
view post Posted on 3/6/2014, 10:37




ciao Raffaele ^_^
eccomi da te, a commentare questo tuo nuovo pezzo ;)
come tutti i tuoi racconti, il narrato rimane molto delicato, ricercato nella formazione della frase, anche "aggetivoso"... ma la trama, questa volta, mi risulta un po' debole. ma ti spiego perché ^_^
il finale mi ha spiazzata. ovvero, mi ha portata in una direzione che invece non avevo considerato. dato che punti tutta l'attenzione sulla voglia di libertà della bambina (la farei un pelino più grandicella, tipo otto anni, meglio dieci), io credevo che il "problema" fosse in lei. non ti nego che ero praticamente convinta di trovarmi di fronte a una sorta di "Gobbo di Notre Dame"... una bambina malformata, o afflitta da qualche scompenso genetico che potesse far pensare a una diavoleria, invece, hai puntato tutto sulla madre. ma, allora, io ti dico: perché con una consapevolezza del genere, non hai fatto predisporre alla donna un eventuale, e non così remoto, piano di fuga? perché è legata a quel posto da non pensare prima di scappare dove nessuno la riconosca? se perseguitata dovrà pur avere una qualche riconoscibilità somatica/fisica che implichi l'associazione alla stregoneria (capelli rossi, voglia strana, occhi di colore diversi...) oppure, la sua "colpa" è quella di una figlia nata storta... ma deve emergere in qualche passaggio sennò così è tutto un po' debole.
fatto fermo questo punto che mi ha un po' spiazzata, per il resto il racconto mi ha emozionata e ,i è piaciuto. come ti dicevo in apertura è scritto con una certa delicatezza che merita attenzione e il tema, pur essendo stra abusato, è trattato con la giusta emozione, insomma, il rapporto madre/figlia è ben reso e anche il terrore che lei vive nell'immaginare che la piccola possa soffrire, morire.
buona prova, migliorabile, ma solo per il mio mero gusto personale :P ^_^
alla prossima Raffaele :) , continua così!
ciao ciao ^_^

ps. ah, in genere nell'Inquisizione le case delle streghe venivano date alle fiamme, come loro! quindi, occhio anche a questo particolare che metterebbe comunque Virginia in pericolo ;)
 
Top
Beppe Roncari
view post Posted on 3/6/2014, 14:30




Ciao Raffaele, piacere di ritrovarti! :-)
E ora bando ai convenevoli e veniamo al commento.

Come insegna la storia del Buddha (anzi Siddharta): uno non può sognare quello che non conosce. Quindi a Virginia che è sempre stata imprigionata nella casa sulla collina non si può applicare la frase: “Aveva voglia di libertà, di corse nei campi, di lunghi viaggi, di sole e di aria fresca” - è una proiezione dell’autore sul personaggio, non qualcosa che nasca direttamente nella protagonista. Mi sbaglierò, ma non c’è una televisione in quella casa, né siamo nel periodo storico contemporaneo… o è un medioevo prossimo venturo?
Rafforza quest’opinione il fatto che alla fine Virginia abbia parlato solo con sua madre in tutta la sua vita: quindi difficilmente ha visto luoghi belli, aperti o pubblicità di viaggi alle isole.
Se non ci fosse questo problema profondo nella protagonista il racconto sarebbe più godibile.
Refusino: capisco che succeda ma non deve succedere: la prima occorrenza del nome manca di una lettera “Viginia” e non “Virginia”. Anch’io mi sono accorto che stavo scrivendo una volta “Malcom” invece di “Malcolm” e mi sono venuti i capelli bianchi. Sui nomi dei personaggi non si scherza, soprattutto in incipit, altrimenti il lettore può pensare che tu non abbia riletto il pezzo.

Edited by Beppe Roncari - 3/6/2014, 15:32
 
Top
Raffaele Marra
view post Posted on 3/6/2014, 14:37




Ciao Simolimo e grazie per aver letto e commentato il mio racconto. I tuoi interrogativi sono più che legittimi. Su alcuni di essi posso risponderti, su altri lascerò che i miei silenzi sottolineino altrettante ammissioni di imperfezione...
Sull'età della bimba, ho voluto appositamente esagerare: mi piace l'idea di questo essere piccolissimo che, sua madre lo sa, dimostra una maturità fuori dal comune, al punto di sapersi nascondere, proteggere e di saper scappare sola per il mondo ostile. Se vuoi, è una sorta di "contrappasso" in positivo: il sonno della ragione degli altri genera un mostro finto, ma il mostro finto ha generato un essere che possiede una grande capacità di ragionamento.
Sul fatto che la madre non avesse pronto un piano di fuga: io immagino queste due che migrano di città in città, nascondendosi e cambiando identità fino a quando il pregiudizio sulla donna ritorna per qualche motivo (che, lo so, avrei dovuto definire e spiegare, mannaggiammè). Quindi madre e figlia sono in qualche modo abituate a fuggire nel momento giusto, anche se, come del resto accade nell'episodio che narro, ciò che temono è che la gente anticipi le proprie mosse piombando nella loro dimora momentanea prima della loro partenza.
E comunque, la cosa più grave del mio racconto, è che questo mese non c'è il tuo con cui poterlo commentare.
Quindi, cara Simolimo, ti auguro un buon mese, in attesa di poter leggere nuovamente le tue storie.

CITAZIONE (Beppe Roncari @ 3/6/2014, 15:30) 
Ciao Raffaele, piacere di ritrovarti! :-)
E ora bando ai convenevoli e veniamo al commento.

Come insegna la storia del Buddha (anzi Siddharta): uno non può sognare quello che non conosce. Quindi a Virginia che è sempre stata imprigionata nella casa sulla collina non si può applicare la frase: “Aveva voglia di libertà, di corse nei campi, di lunghi viaggi, di sole e di aria fresca” - è una proiezione dell’autore sul personaggio, non qualcosa che nasca direttamente nella protagonista. Mi sbaglierò, ma non c’è una televisione in quella casa, né siamo nel periodo storico contemporaneo… o è un medioevo prossimo venturo?
Rafforza quest’opinione il fatto che alla fine Virginia abbia parlato solo con sua madre in tutta la sua vita: quindi difficilmente ha visto luoghi belli, aperti o pubblicità di viaggi alle isole.
Se non ci fosse questo problema profondo nella protagonista il racconto sarebbe più godibile.
Refusino: capisco che succeda ma non deve succedere: la prima occorrenza del nome manca di una lettera “Viginia” e non “Virginia”. Anch’io mi sono accorto che stavo scrivendo una volta “Malcom” invece di “Malcolm” e mi sono venuti i capelli bianchi. Sui nomi dei personaggi non si scherza, soprattutto in incipit, altrimenti il lettore può pensare che tu non abbia riletto il pezzo.

Grazie per il commento, Beppe. Ma come ha fatto a scapparmi quel "Viginia" al posto di "Virginia"? Mah, sarà mica un indicibile malefizio?
Scherzi a parte, accetto la tua critica sulla impossibilità della conoscenza della libertà per la bambina. Tuttavia, credo che un simile concetto sia comunque facilmente maturabile in ogni essere umano. Immaginiamo la vita di Virginia: avrà certamente parlato con sua madre dell'infanzia di quest'ultima, avrà chiesto come vivono altri bambini, avrà magari avuto qualche momento di libertà (come nell'antefatto della storia narrata da me), avrà visto gli uccelli volare, ecc... Credo che non sia difficile comprendere cosa sia la libertà anche per chi libero non lo è mai stato; magari sarà un concetto idealizzato, vago, impreciso, ma certamente avrà in sé una grande carica attrattiva, sempre e comunque.
 
Top
Beppe Roncari
view post Posted on 3/6/2014, 15:22




Ciao @Raffaele - accetto e apprezzo la tua risposta. La libertà, anche se vaga, è sempre libertà. :)
 
Top
view post Posted on 5/6/2014, 15:06

il gattaro

Group:
Soci Red
Posts:
635

Status:


Bello. Bello bello bello. Mi piacciono le descrizioni e il passo della narrazione, mi piace l'aggettivazione e la costruzione del periodo. La trama? Minima, ma in tremila caratteri si dipingono immagini, non si intrecciano arazzi. Ti becchi il primo posto, per quanto mi riguarda. Unico appunto che mi sento di muoverti riguarda la costruzione delle primissime frasi, che fatica a scorrere. Poi la narrazione prende l'abbrivio e tutto scorre liscio, fino all'inevitabile conclusione. Consiglio: amplialo, può venirne fuori un ottimo 10k.
 
Top
L'Inquisitore
view post Posted on 9/6/2014, 13:13




Ben scritto, ma parte subito con quella che ritengo una mancanza: non si capisce che cosa la bambina non avrebbe dovuto fare e perché la madre abbia così paura di essere tacciata di stregoneria. Mancano insomma degli indizi sul contesto, su quanto è preceduto, sul perché si arrivi a una tale situazione. Per il resto, niente da dire: si legge bene ed è godibile, ma questo sonno della ragione della gente andava spiegato un po' di più.
 
Top
12 replies since 29/5/2014, 22:57   91 views
  Share