| Ciao, Filippo, e ben arrivato. Sei in possesso di un buon stile, tanto che la lettura scorre via piacevole senza intoppi. Personalmente ho apprezzato, sopratutto nell'incipit, come gestisci gradualmente la narrazione. Ho giudicato credibile il flusso di pensieri del protagonista, ovvero cosa pensa e quando lo pensa. Più che di struttura (flashback troppo lungo? non saprei) e di forma (pressoché assenti, al mio occhio), ritengo che i problemi riguardino la credibilità della storia e alcune situazioni... strane. Quindi abbiamo una vecchina (una vecchina!) che non ammazza solo una persona, ma ben tre, presumibilmente molto più in forze di loro. Un intera famiglia. E sempre la *vecchina*, con le sue forze (?), solleva i corpi *morti* fino a disporli ordinatamente sulle sedie attorno a un tavolo. Poi. Subito dopo, o almeno nella stessa giornata (perché i corpi non puzzano, cosa che il protagonista avrebbe altrimenti notato), si fa una bella doccia, si ripulisce dal sangue, e se ne esce di casa sotto il temporale: adesca un bel giovanotto, lo invita a casa, lo tramortisce e lo invita a mangiare. Io, la nota umoristica, non l'ho colta. E il racconto mi pare, semplicemente, improbabile. Mi scuso se sono stato eccessivamente duro, ma mi premeva farti comprendere l'importanza della *credibilità* di una trama: passi anche, nell'assurdo (che nel caso, va incentivato), la vecchiettina che fa fuori la famiglia e la mette a tavola... ma poi, perché esce di casa subito dopo? Perché deve adescare uno sconosciuto?
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