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Gocce di memoria, di Francesco Nucera

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Ceranu
view post Posted on 6/10/2014, 23:01




Gocce di memoria


di


Francesco Nucera




Leo, seduto vicino alla stufa, cercava di sfruttarne la luce per guardare una foto ingiallita. Lo ritraeva da giovane, a petto nudo, con un fucile in mano. Indossava dei pantaloni mimetici, e ai piedi lo stesso modello di anfibi che aveva in quel momento. Accanto a lui, sorridente come sempre, c'era Rachid in uniforme. Ma quello era un ricordo, di un passato lontano, legato al tempo dei giochi.
Un lampo cadde vicino alla casa, illuminando a giorno il salotto. Un'ombra immensa si proiettò sul muro per quella frazione di secondo. Spaventato, Leo si gettò all'indietro.
«Anche stanotte la stessa storia?» Ada aspettò che il tuono si esaurisse. Uscì dall'ombra, e gli andò incontro, mostrando un ghigno sadico. «Se ti vedessero i tuoi uomini, cosa direbbero?»
Leo si sollevò da terra, incurante infilò la foto nella tasca laterale dei pantaloni.
«Non lo sapranno mai.» disse l'uomo sedendosi sul divano. «Perché a te piace questa casa!»
Ada sollevò il labbro superiore e storse il naso. «Se potessimo avere la luce, tutta la notte, sarebbe meglio.» disse scocciata.
«Abbiamo il frigo e il gas. Accontentati.» rispose lui.
«Quello lo faccio da sempre,» La donna scoppiò in una risata forzata. «e il vicinato ti ringrazia.»
Leo strinse forte il plaid su cui si era seduto. «Se non fosse stato per tuo padre.» Si morse le labbra per non finire la frase.
«Non parlarmi di quel traditore. È lui che mi ha cacciato in questo guaio.»
«Non chiamarlo così.» Leo schizzò in avanti, fermandosi a una spanna dalla moglie. «Lui era diverso da te!» sussurrò rabbioso.
La donna rise ancora più forte della prima volta. «Voi non dovreste usare certi termini» Lo stava sfidando. «Voi siete come tutti, no?»
Leo si voltò e tirò un calcio al vuoto. Un tuono coprì l'imprecazione che gli uscì dalla bocca.
«Quanto ardore, ti chiamava così Rachid?» Ada gli poggiò la mano su una spalla. «Sai, mi sarebbe piaciuto conoscerlo. Peccato se ne sia dovuto andare.»
Leo si voltò di scatto, aveva gli occhi gonfi di lacrime, e le mani gli tremavano.
«Che cosa vuoi?»
«Farti soffrire, come mi ha costretta a fare mio padre.» I capelli biondi di Ada, volteggiarono in aria mentre si girava dandogli le spalle.
«Lo stai già facendo da dieci anni.» disse Leo fra i denti.
Ada finse di non sentire e, lentamente, andò fino all'ingresso. Prese la giacca del marito e se la mise. La fascia rossa, che doveva cingergli il braccio, le circondava il gomito.
«Credo che potrei fare anch'io il gerarca.» Fece una piroetta su se stessa. «Magari non farei fuggire tutti quei negri.»
«Smettila» Implorò Leo.
«No, smettila tu. Fai come i tuoi amici. Vattene, e lasciami vivere.» La donna urlò tutta la sua rabbia.
«Non posso, ho promesso a tuo padre che avrei lottato dall'interno.» Leo scoppiò a piangere.
«Mi fai schifo. Mi fate schifo tutti.» Ada sfilò la giacca e la gettò a terra. «Domani parlerò con degli amici. Ti conviene andartene.»
«Non lo farai.» Leo le andò incontro a mani giunte.
Ada non rispose, ma il suo sorriso parlava chiaro.
Un fulmine lontano illuminò una finestra. Leo estrasse la pistola e attese, uno, due, tre secondi. Arrivò il tuono, e con esso un lampo dall'interno della casa.
Leo, seduto vicino alla stufa, cercava di sfruttarne la luce per guardare una foto ingiallita. Scoppiò a piangere, pensando all'amore della sua vita, che aveva perso per sempre. Rachid.
 
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Angelo Frascella
view post Posted on 7/10/2014, 22:51




Ciao Francesco,
questa volta l'ho dovuto rileggere io due volte il tuo racconto :P
Non sono sicuro di aver colto del tutto la situazione: forse mi manca qualche riferimento storico. Direi che si svolga durante la seconda guerra mondiale, dopo l'armistizio. La fascia rossa sul braccio di Leo mi fa pensare che lui sia parte del CNEL... ma allora perché Ada mettendosi la sua giacca parla di gerarca? E perché lui dice di dover combattere dall'interno?

Aspetto le risposte per darti il mio giudizio ;)

Ciao
Angelo
 
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Ceranu
view post Posted on 7/10/2014, 23:07




Colpa mia, ho cercato di dare degli indizi senza "dire".
La foto iniziale, raffigura due uomini che fanno giochi di guerra. Pensavo al Softair. Anche l'utilizzo dei frigo doveva riportare a una data successiva alla guerra mondiale, ma effettivamente qualcuno già l'aveva. Per dirottare dall'idea del fascismo del ventennio, le ho fatto parlare dei negri e non degli ebrei. Ma capisco che forse è poco.
Comunque è un futuro neofascista.
 
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L.Filippo
view post Posted on 8/10/2014, 18:10




Ciao Francesco,
mi spiace dirti che non ho afferrato il senso del tuo racconto e mi dispiace ancora di più perché è ben scritto e mi sarebbe piaciuto entrare nella storia e capire le dinamiche dei due personaggi e cogliere meglio le sfumature del tempo e dell'ambientazione. A parte questo, ho notato anche che i dialoghi sono un po' posticci, da telenovela, come se i personaggi parlassero sempre con un tono di voce troppo alto, non so se mi spiego. Be', spero di rileggerti al più presto, ciao e buona serata!
 
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Ceranu
view post Posted on 8/10/2014, 18:44




Ciao Filippo, non essere compreso non è poi così male. :P
Per quanto riguarda i dialoghi, non so se ti è mai capitato di far parte di una discussione tra marito e moglie, ma non una delle tante, quella che poi sfocia nella separazione. Ti assicuro che in quei casi i sussurri sono pochi. Piuttosto, per una questione di numero di battute, si sono rinfacciati poche cose.
 
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Angelo Frascella
view post Posted on 8/10/2014, 21:23




CITAZIONE (Ceranu @ 8/10/2014, 00:07) 
Colpa mia, ho cercato di dare degli indizi senza "dire".
La foto iniziale, raffigura due uomini che fanno giochi di guerra. Pensavo al Softair. Anche l'utilizzo dei frigo doveva riportare a una data successiva alla guerra mondiale, ma effettivamente qualcuno già l'aveva. Per dirottare dall'idea del fascismo del ventennio, le ho fatto parlare dei negri e non degli ebrei. Ma capisco che forse è poco.
Comunque è un futuro neofascista.

In effetti la cosa dei negri non l'avevo capita, ma avevo pensato si riferisse a qualche episodio accaduto in Africa, durante la colonizzazione Italiana... In ogni caso un buon racconto ma con troppi sottintesi.
 
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Ceranu
view post Posted on 8/10/2014, 23:07




Ciao Angelo, se hai un po' di tempo da dedicarmi, vorrei sapere quali sono i punti poco chiari, o comunque cosa credi ti sfugga. Non tanto per il contest, ma per la vita del racconto. Mi dispiacerebbe lasciarlo incompiuto.
Chiaramente escludendo l'ambientazione, che ho capito essere ostica.
Grazie. :D
 
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Angelo Frascella
view post Posted on 8/10/2014, 23:15




Ciao Francesco,

In realtà il senso della storia è chiaro è mi è anche piaciuto.
Il problema principale è l'ambientazione. Forse varrebbe la pena spostare davvero il tutto al periodo della guerra civile, visto che in uno spazio così breve e con un racconto così denso è difficile inserire l'ambientazione futuristica. Oppure devi espanderlo e dare più elementi al lettore.
Aggiungo che la comparsa di Ada, all'inizio fa pensare a un fantasma (e comunque l'ombra gigante sulla parete, dovuta al lampo sa un po' di cartone animato). Magari anche questo punto sarebbe da rivedere.
 
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Ceranu
view post Posted on 8/10/2014, 23:29




Sì, forse l'entrata in scena è un po' troppo teatrale, ma volevo far tremare un po' il lettore. :D
Grazie
 
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rehel
view post Posted on 11/10/2014, 16:08




Anche qui si tende a essere troppo criptici. D’accordo che non bisogna dire tutto, ma il lettore vorrebbe anche non diventare scemo per capire una storia, no?
L’ambientazione è poco chiara. Sembra la seconda guerra mondiale, ma si avverte qualcosa che sembra indicare un’epoca diversa.
C’è una frase a dir poco sibillina:
…come sempre, c'era Rachid in uniforme. Ma quello era un ricordo, di un passato lontano, legato al tempo dei giochi…. Quali giochi?
E poi i dialoghi mi suonano “strano”. A volte un po’ sintetici, a volte criptici.
Esempio:
«Mi fai schifo. Mi fate schifo tutti.» Ada sfilò la giacca e la gettò a terra. «Domani parlerò con degli amici. Ti conviene andartene.»
Ecco, questo dialogo appartiene a un repertorio piuttosto abusato, o almeno tale è l’impressione che io ne ricavo.
Oppure ancora:
«Perché a te piace questa casa!» Una affermazione che non si capisce a cosa si riferisca né cosa la provochi.
Così tutta la storia si legge con un interesse che scema mano a mano che si procede nella lettura. E anche la frase finale di chiusura suona piuttosto debole.
 
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Ceranu
view post Posted on 11/10/2014, 16:35




Ciao e grazie per il commento. Capisco che l'ambientazione risulti impossibile da cogliere, ma i dialoghi mi sembrano abbastanza banali da interpretare. Non comprendo a pieno i tuoi dubbi. Ho usato un modo fin troppo teatrale per semplificarli.
Ciao e alla prossima.
 
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Ceranu
view post Posted on 12/10/2014, 10:44




Ciao Viaviana, e grazie per il commento.
Hai ragione, sarebbe bastato poco e a dire il vero ci avevo pensato. Bastava un cartellone con il punteggio nella foto, o un TV LCD impolverato su un muro. Ma le battute erano solo 3333 e ho sperato di riuscirci lo stesso. Comunque il fatto che tu lo abbia anche solo sospettato è una consolazione. Ciao
 
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Beppe Roncari
view post Posted on 12/10/2014, 16:15




Ciao Francesco, ben ritrovato.

Allora, il problema del tuo racconto è davvero l'ambientazione. Se noi non conosciamo i dettagli di questo "futuro fascismo" proprio non riusciamo a capire. Il diavolo sta nei dettagli, e anche un buon racconto.

A mio parere dovevi fare una scelta di campo chiara, e nel tuo caso con le minacce di delazione da parte della moglie "Ada" e i tentativi di lotta dall'interno del "gerarca" Leo dovevi scegliere il nazismo.

Se fai così tutto gira: lui è un gerarca che ha promesso al padre di lei di lavorare dall'interno per rovesciare il sistema, la moglie lo minaccia perché lui fra l'altro è omosessuale e quindi basterebbe questo a farlo rinchiudere in un lager.

Il nome "Rachid" rimanda invece al mondo arabo e temo che non vada bene per questa ambientazione che, come lettore, mi trovo "costretto" a scegliere per cercare di capire dov'è ambientato il tuo racconto.

A rileggerci, ciao!
 
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Olorin
view post Posted on 13/10/2014, 10:27




Un racconto che purtroppo mi ha un po' stancato già verso la metà. Tutte quelle descrizioni che inframezzano il dialogo me lo hanno reso faticoso, trascinato, dandomi tra l’altro la netta sensazione di stare perdendo il senso del botta e risposta tra i due personaggi. Un litigio così rappresentato poi, dopo dieci anni di forzata convivenza, in cui lo scopo dell’una sia stato quello di far soffrire l’altro, mi pare molto inverosimile. Più credibile che subentri un gelido silenzio, un mutismo interrotto appena da monosillabi distratti e disinteressati. Forse una descrizione della vicenda dal punto di vista di Leo, dopo che avesse scoperto da un biglietto o dall’aver origliato una telefonata, l’intenzione della moglie di rivelare il suo segreto quella sera stessa, sarebbe stato più efficace

Edited by Olorin - 13/10/2014, 12:08
 
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L'Inquisitore
view post Posted on 19/10/2014, 16:42




Il contesto non è chiaro, potrebbe essere tutto e niente. I neri, Rachid, l'omosessualità... C'è troppa roba, troppi temi per 3333 caratteri e questo porta anche a un insufficiente sviluppo dei protagonisti. Non è scritto male, si legge volentieri e ci mancherebbe sapendo da che penna arriva, ma qualcosa non funziona nel dialogo che non risulta fluido, contrastato sì, ma per quanto sopra detto anche confuso.
 
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14 replies since 6/10/2014, 23:01   120 views
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