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La prova

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view post Posted on 3/11/2014, 23:51

il gattaro

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La prova

Guardo il tetto della cella. In quest’ala del penitenziario non c’è nemmeno il beneficio della luce lunare, cancellata dalla potenza di fari alogeni pronti come enormi occhi a scrutare ogni movimento sospetto. Mi chiedo se sia il mondo a dover essere protetto dagli inquilini di queste quattro mura o piuttosto il contrario.
La luce gialla che entra dalle inferriate disegna linee rette sul delirio di scritte e disegni osceni che decorano il muro. Non vola una mosca, alle quattro del mattino anche le guardie dormono. Laszlo, nel letto sotto il mio, è immobile. Sporgo la testa: l’ultima pera di eroina lo ha steso, ha ancora la siringa infilata nel braccio. Mi alzo per pisciare, e in un moto di pietà gliela tolgo. Se domattina passa una guardia e lo vede si becca un giro di legnate, e una perquisizione della cella non ce la leva nessuno. Controllo nel materasso, per scaramanzia. Con le dita tasto la superficie dura e della scatola di legno. Poi chiudo gli occhi e mi addormento con la serenità nel cuore.

Il cortile sembra una male bolgia. Gli unici a non cercare un riparo dal sole di mezzogiorno sono i neri, incuranti del caldo infernale. In un angolo del cortile vedo i ragazzi della fratellanza ariana, raggruppati in un fazzoletto d’ombra come pallidi scarafaggi pieni d’odio. Attraverso lo spiazzo, sollevando piccoli turbini di polvere a ogni passo.
C’è un vecchio, interamente tatuato, riparato sotto una tenda improvvisata con un lenzuolo. Gioca a dadi con un ragazzo. Non arrivo fino a lui, un colosso dall’espressione stolida mi sbarra la strada.
<<cosa vuoi dal capo, ese?>>
Storpia la parola con disprezzo.
Faccio una smorfia, lo spingo di lato urtandolo con una spalla.
Mi afferra per un braccio, pronto ad attaccare briga, il pugno già serrato per colpirmi. Poi un fischio, e rimane immobile con espressione perplessa.
È il vecchio ad aver fischiato. Si alza, viene verso di me. È una tela vivente, talmente coperto d’inchiostro da sembrare vestito.
<<e così tu saresti il Diablo, l’artista?>>
Annuisco.
<<dicono che sei il tatuatore più bravo dell’intero penitenziario.>>
Annuisco ancora.
<<lo vedremo>> ghigna. <<lo vedremo>>.

La mia mano corre veloce, spingendo gli aghi della bacchetta sottopelle. Esce del sangue, non troppo, mischiato all’inchiostro composto da fuliggine e urina. Il ragazzo stringe i denti, cercando di sopportare il dolore che da diverse ore gli martello sulla schiena. Il sudore mi cola sugli occhi, fa un caldo infernale. Quando finisco è ormai notte, il ragazzo è svenuto da un po’. Con dell’acqua e un panno gli pulisco la schiena.
La luce dei riflettori che entra dall’inferriata illumina la schiena che mi ha fatto da tela. Una madonna dal volto scheletrico mi guarda, elemento centrale di una composizione di angeli e santi. Sono soddisfatto, so di aver fatto bene.
Il vecchio sorride. A quanto pare ho superato la prova.
 
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Angelo Frascella
view post Posted on 4/11/2014, 23:41




Ciao Alberto

Mi è piaciuto questo racconto carcerario. Stilisticamente riesci bene a rendere l’atmosfera dura di un posto come quello, sia col ritmo delle frasi che con la scelta di parole e di metafore e, soprattutto, mi è piaciuta l’idea di base del tatuatore. La punteggiatura sarebbe molto da rivedere però (soprattutto nella prima parte dove, per leggere correttamente dovevo aggiungerla mentalmente).
Una domanda: che significa ese?

A rileggerci
 
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view post Posted on 5/11/2014, 08:10

il gattaro

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Ese è il termine amichevole con il quale si chiamano i galeotti chicanos. Storicamente all'interno dei grandi penitenziari americani, soprattutto a partire dalle grandi guerre razziali carcerarie partite negli anni '70. Si dice che i chicanos siano i migliori tatuatori.

Il bestione, evidentemente caucasico (anche se non esplicitato) pronuncia la parola ese come fosse un insulto, per rimarcare la distanza tra lui e il Diablo. Ad ogni modo i gruppi ariani (bianchi) sono fortemente contrapposti ai neri, mentre i chicanos (e i latinos in genere) sono degli intrallazzoni nel mezzo. Questo giusto per rendere il background in maniera veloce.

Quanto alla punteggiatura sono d'accordo con te soprattutto per la frase
CITAZIONE
cancellata dalla potenza di fari alogeni pronti come enormi occhi a scrutare ogni movimento sospetto.

. Questa mi è uscita proprio male, ti do pienamente ragione.

Per il resto, a mio avviso, la frammentazione dei periodi (cercata volutamente, mi fa piacere che tu abbia colto l'aspetto) lascia poco spazio alla punteggiatura, specialmente nelle virgole che spesso vengono utilizzate in maniera molto personale. Ad esempio

CITAZIONE
Mi alzo per pisciare, e in un moto di pietà gliela tolgo

: avrei potuto omettere quella virgola, che tuttavia ha un suo perché se intesa non come scansione del periodo ma come pausa di lettura (l'idea: si alza, piscia, vede la siringa e alla fine decide di toglierla a seguito della considerazione riguardante la perquisizione)

Sicuramente ci sta che altri avrebbero usato una punteggiatura diversa. Mi guardo bene dal sostenere che la mia sia "corretta" o meno :)

Anzi, se ti va mi farebbe piacere che mi mandassi una tua versione via MP con le tue modifiche alla punteggiatura.
 
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L.Filippo
view post Posted on 6/11/2014, 11:38




Ciao Alberto,
il tuo è senza dubbio un buon racconto sia da un punto di vista stilistico che di ritmo, anche se in certi passaggi la scrittura mi è parsa un po' pesante, soprattutto nelle metafore come quando dici "fari alogeni pronti come enormi occhi a scrutare..." o "come pallidi scarafaggi pieni d’odio." Voglio dire che sono similitudini che non suggeriscono nulla di diverso a ciò che già mi aspetto di vedere in un carcere e rallentano il ritmo.

Ho trovato un refuso qui: "Con le dita tasto la superficie dura e della scatola di legno." E credo che "male bolgia" si scriva attaccato.

Per il resto, bella prova!
 
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view post Posted on 6/11/2014, 14:15

il gattaro

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Già, mi sono reso conto dei due refusi solo il giorno dopo, uff :(

Decisamente la metafora sui fari alogeni è un po' pesante (la punteggiatura non aiuta, come già osservato). Quanto alle restanti metafore: è vero, possono avere un sapore ridondante, tuttavia in micronarrativa lo vedo come un vantaggio. In poche parole uso quella che è un'immagine già presente in te per gettarti nel racconto senza dover sprecare altri caratteri preziosi ;)

grazie mille per il commento!
 
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Raffaele Marra
view post Posted on 6/11/2014, 22:58




Un racconto che ha le migliori qualità nello stile e nell’ambientazione piuttosto che nella storia narrata. Il lessico è perfettamente funzionale all’ambiente descritto, così come i dialoghi sono ben costruiti e rispecchiano bene la personalità dei personaggi, appena accennati, eppure chiaramente consoni alla storia e alla “location”. La trama, in sé, non ha uno sviluppo particolarmente complesso, né una particolare originalità o la capacità di stupire o affascinare. Tuttavia trovo intelligente e per niente banale il modo in cui hai scelto di declinare il tema del mese.
 
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view post Posted on 7/11/2014, 06:44

il gattaro

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Grazie raffaele. Si, hai perfettamente ragione, la storia è molto banale (se di storia vogliamo parlare.) Non me la sentivo di raccontare il diavolo e le solite personificazioni... Proprio a un recente MC avevo tirato fuori lucifero e mi era stata contestata la banalità del tema. In questo caso in molti sono inciampanti nello stesso errore: senza nulla togliere alla qualità dei racconti, che pure è molto alta, abbiamo una pletora di business men con la coda. In questi casi preferisco sempre il detto "stick to the simple". Meglio uno sviluppo semplice e ben scritto che qualcosa di complesso e confuso!
 
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alaine
view post Posted on 7/11/2014, 14:26




Subito, ho un po' faticato a focalizzare il tema del contest in questo racconto. Ma rileggendolo l'ho apprezzato meglio la figura del Diablo, impegnato nella sua arte (ma il fatto di averlo riletto per rafforzare l'attinenza al tema, ha inciso un po' sulla valutazione finale). Lo stile e' piacevole e trovo sia complessivamente un buon racconto, un po' debole solo nell'ultima frase: andrebbe trovata una formula di chiusura piu' incisiva. Ho apprezzato i riferimenti ai veri tatuatori delle carceri, sui quali c'e' sempre spazio per scrivere.
 
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view post Posted on 7/11/2014, 14:36

il gattaro

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Ti dirò la verità, ho scelto un tema (quello dei tatuatori) che conosco piuttosto bene: la mia tesi di laurea magistrale in antropologia culturale tratta proprio dei tatuaggi. Mi fa molto piacere che i riferimenti reali siano stati colti. Grazie del commento :)
 
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alaine
view post Posted on 7/11/2014, 14:40




Io non ne so molto, ho visto un paio di documentari sui tatuatoti russi (di cui tu saprai già' molto più' di me) e ho letto Educazione Siberiana (carino). Percio' mi era chiaro che avessi qualche background solido sul tema. Unico dubbio… ho pensato che forse avessi un'esperienza diretta! :D Ma tranquillo, non ti avrai giudicato in ogni caso. ;)
 
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Beppe Roncari
view post Posted on 9/11/2014, 15:15




Ciao Alberto, ben ritrovato!
Mi trovo in difficoltà nel recensire il tuo racconto perché è ben scritto, narra cose interessanti, ma - come ho già scritto a Max - il fatto che il maestro tatuatore si chiami (tu lo abbia chiamato) Diablo, non basta a centrare il tema del mese. E se vogliamo vedere, non è nemmeno un tipo impegnato.
In realtà, il vero “diavolo” all’interno della malabolgia del carcere non è il “boss” che lo mette alla prova, per vedere se è davvero così bravo come si dice. Lui passa la prova.
L’altra debolezza del racconto è un po’ qua: in fondo gli va tutto bene, facilmente, non cresce superando delle prove, chessò, non è che prima lo picchiano, ma lui tiene duro e poi usa le sue arti per il riscatto, come Andy Dufresne nel racconto carcerario di Stephen King “Rita Hayworth and Shawshank Redemption” da cui hanno poi tratto il film “La ali della libertà”, non so se l’hai presente.
Qui, come nel racconto di Francesco, manca il drama, l’intreccio, e come in un altro paio abbiamo un racconto breve che è in realtà il setup di un racconto lungo, la prima scena, ma poi il resto della trama, svolgimento e risoluzione finale, mancano del tutto.
Sorry! Alla prossima!
 
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L'Inquisitore
view post Posted on 12/11/2014, 22:31




Un ottimo esercizio di stile, un perfetto spaccato di vita carceraria. E allora il problema dov'è? La prima parte non è necessaria e, volendo, neppure la seconda, ai fini del finale... Tutto si riduce alla narrazione di un evento: il protagonista entra nelle grazie di un boss dei detenuti per le sue capacità come tatuatore... In pratica tutto è concentrato nelle ultime righe e quanto avviene prima non è determinante di quanto succede dopo. Il fatto stesso che il protagonista si chiami Diablo, elemento che deve giustificare l'attinenza al tema, non cambia nulla nella percezione del lettore anche perché mancano degli elementi che ce lo raccontino, quest'uomo... Perché è chiamato Diablo? Perché è lì? Perché è stato convocato da quel boss per essere messo alla prova? La penna c'è, è evidente, ma in questo particolare lavoro è mancato il controllo e il tutto si riduce a uno spaccato di vita carceraria, ben narrato certo, ma con una struttura poco efficace ai fini di un racconto.
 
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11 replies since 3/11/2014, 23:51   82 views
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