Nero Cafè Forum

Dal medioevo, di "Marco Migliori"

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sgerwk
view post Posted on 23/12/2014, 00:44




— Mai sentita una canzone nuova che ti sembra subito di conoscere da sempre?
Tirai indietro di scatto l'ago della flebo. Fortuna che era ancora fuori quando aveva parlato e mosso il braccio, altrimenti l'avrebbe spezzato.
Batté con le unghie rotte e sporche di terra sul telaio metallico della barella. — Così. Ta. Ta, ta, ta-ta, ta. Oppure...
— D'accordo, ma adesso fermo.
Gli presi il polso e lo girai per scoprire di nuovo l'incavo del gomito. Lanciai appena un'occhiata al laccio emostatico, quasi sepolto da strati di stoffa mescolati di camicie spiegazzate e unte e maglioni bucati. Difficile che si sleghino solo muovendo il braccio, ma non si sa mai.
Annuì.
Avvicinai l'ago alla vena, un'autostrada blu su quella pelle pallida e sformata.
— È una musica, una canzone.
Questa volta non si era mosso. — Va bene, ma fermo con il braccio.
— Feste pagane, abolite e rinnegate. Ma quella musica si tramanda attraverso la cultura. Una dissonanza di note fischiettata da un facchino viene percepita appena sotto la soglia della coscienza da un compositore, e diventa un elemento marginale di un arrangiamento. Un capoofficina lo ascolta, e il giorno dopo mette a punto il suo macchinario finché non sente apparire quel suono nel ronzare ritmico dell'aspirapolvere che la sua fabbrica produce. La casalinga ci pulisce intorno alla culla in cui sonnecchia un bambino, e quel bambino sei tu.
L'ago era dentro. Mi raddrizzai e infilai la cannula nella sacca della flebo. La vecchia nella barella accanto mosse la gamba ingessata.
— Ma poi si ricompone, perché quello non è che un frammento.
Aggrottai la fronte. Se l'avevano ingessata, la frattura doveva essere già stata ricomposta.
— È così che arriva a te, che arriva a tutti. Ma è un niente, due note di seguito, tre al massimo.
Parlava ancora della musica. Tirai indietro le spalle e stirai la schiena. Il pronto soccorso era una distesa di barelle: persone supine, girate su un fianco o sull'altro; di alcune vedevo solo un mucchio informe sotto la coperta d'alluminio. Uno splendido natale, per tutti.
— Quando la canzone sarà di nuovo intera ci riporterà indietro al medioevo, alle feste eretiche nei boschi, fatte solo di urla di dolore e piacere, degli uomini infoiati e delle donne che violentano, trascinate...
— Fra poco si sentirà meglio. — Lo interruppi, prima che scendesse nei dettagli. — Adesso devo occuparmi degli altri.

*   *   *


Uscii dal parcheggio e mi fermai allo stop. L'uomo della musica era fermo sul marciapiedi che guardava da una parte all'altra. Uno dei colleghi doveva averlo dimesso.
Feci un respiro profondo. Doveva essere una persona istruita, ora nemmeno sapeva dove andare. Quelle feste pagane di cui parlava forse per lui erano una speranza di salvezza, il vero infermo la solitudine di un natale per strada. Non potevo fare niente per lui, nient'altro.
Feci ripartire la macchina e girai a destra.
Allungai la mano verso lo stereo. Il dito rimase sospeso a un millimetro dal pulsante di accensione, mentre la paura mi bloccava il respiro.
 
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Angelo Frascella
view post Posted on 28/12/2014, 23:57




Ciao Marco.

È da un po’ di tempo che sperimenti l’uso di una “sotto-informazione” nei suoi racconti di MC abbinata a storie originali e complicate. In questo caso, invece, hai optato per una storia semplice e lineare con un’idea originale. Il racconto è ben delineato nella prima parte, nel dialogo del pronto soccorso. Quando, però, nel finale, le parole del vagabondo dovrebbero prendere corpo ti sei fermato un attimo prima, riprovando a sottrare e lasciare al lettore il compito di intuire il non detto. In questo racconto, questo meccanismo non funziona del tutto, almeno nel mio caso, e dopo una lettura che mi stava appassionando mi ha lasciato insoddisfatto e dubbioso. Cos’è che ha fatto paura al medico ancor prima di accendere la radio? Non l'ho capito. Peccato, perché l’idea e lo sviluppo erano molto buone.

A rileggerci
Buon Anno
Angelo
 
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Ceranu
view post Posted on 30/12/2014, 21:32




Ciao Marco.
È frustrante arrivare alla fine di un bel racconto e rimanere a bocca aperta perché non finisce. La storia della melodia è molto interessante, la scena caotica nel Pronto Soccorso molto realistica. Andava tutto bene e alla fine ci hai abbandonato. Si, posso fare mille ipotesi su quello che succederà, ma nessuna potrà colmare la sensazione di tradimento, di incompletezza. Peccato.
Ciao e alla prossima.
 
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zephiross
view post Posted on 1/1/2015, 23:03




Ciao Marco!
La narrazione scivola bene,mi è piaciuta l’idea di fondo (i frammenti che si ricompongono e via dicendo) ma non il suo sviluppo. L’inquietudine non si trasforma in orrore, anche perché il finale lasciato così in sospeso mi lascia più punti interrogativi che altro. Se anziché mostrare la perplessità del pigiare il bottone avresti avviato qualcosa di soprannaturale forse il racconto avrebbe avuto più presa. Esempio banale: il paziente fischietta un paio di note mentre si allontana, il protagonista va a casa e il figlio scarta il pacco regalo che contiene un pianoforte giocattolo con cui, a caso, suona le stesse note. Avrebbe dato più corpo all’idea, ribadisco molto ricca di spunti, ma che non dà il senso dell’horror che ci si sarebbe aspettato con questo tema.
 
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Serena Aronica
view post Posted on 5/1/2015, 16:56




Ciao Marco!
Non so perché ma fino all'ultimo sono stata convinta che il paziente provenisse dal passato! La storia è dannatamente promettente ma si arena contro un finale fiacco e sciatto. Peccato aver sciupato una così bella idea.

Ciao!
 
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Ozbo
view post Posted on 6/1/2015, 00:21




Ottima idea, aderente al tema interpretato in senso letterale … il canto di cui si parla in grado di far tornare il tempo passato con le sue feste pagane una volta ricomposto. Ho anche apprezzato il finale aperto che lascia trasparire il terrore che nasce dal dubbio: vaneggiare di un disadattato o profezia? E se la radio trasmettesse quel canto ricomposto? Almeno io l’ho interpretato così. Intendiamoci, avresti potuto essere più accurato ed accompagnare meglio il lettore alla comprensione, ma la tua idea mi ha veramente colpito. Primo posto solo per quella.
 
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Raffaele Marra
view post Posted on 6/1/2015, 11:02




L’idea di base è davvero interessante e, per quanto ne so, originale. Così il racconto risulta affascinante e incuriosisce fin dall’inizio, con una suspence crescente che però non incontra, nel finale, la giusta soddisfazione. C’è qualcosa di non chiaro, di non risolto, di appeso, che penalizza un tantino l’intera storia. Resta comunque un buon racconto e una intelligente interpretazione del tema del mese.
 
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Peter7413
view post Posted on 6/1/2015, 14:41




Se la radio fosse stata accesa avrei dedotto le stesse conclusioni di Ozbo, ma tu ben sottolinei che il dito si ferma a pochi millimetri, quindi non si accende... E allora anche per me il finale rimane troppo aperto, incompiuto. E devo ripetere il rammarico di molti: peccato davvero perché quello che lasci intendere nella prima parte è molto intrigante, ricco di potenzialità che però non sviluppi.
 
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Giulio Marchese
view post Posted on 7/1/2015, 13:41




Ciao Marco, il tuo racconto mi ha molto colpito sia per l'originalissima interpretazione del tema che per la crescente suspance. Il finale però mi ha lasciato l'amaro in bocca. Preciso che i finali aperti mi piacciono molto ma in questo racconto mi sembra un po forzato. Cosa avrebbe dovuto trasmettermi l'ultima frase? Probabilmente non è il finale il problema ma il secondo paragrafo, e come se ti fossi mangiato un informazione chiave che avrebbe reso quel finale "spiazzante". Così com'è non c'è una vera trama, un paramedico svolge il suo lavoro per natale, un tizio vaneggia e... fine. Manca qualcosa. Forse io personalmente non gli avrei fatto incontrare di nuovo il paziente "pazzo" ma magari una collega fischiettava mentre lo salutava, fuori dal pronto soccorso il rumore di un auto aveva qualcosa di simile al fischiettare, un uccello cantava la stessa melodia. E in fine nella macchina, al sicuro nel silenzio arrivava il terrore di accendere la radio. Tutto questo per dirti che la seconda parte non mi è piaciuta.
 
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Beppe Roncari
view post Posted on 7/1/2015, 14:57




Ciao Marco, ben ritrovato :)
Ehm... cosa scrivere dopo che gli altri ti hanno già detto tutto e condivido quello che scrivono? Che forse bastava una frase sola per far decollare il racconto sul finale.
Bastava dire, per esempio, che quello visto era sì l'Uomo della Musica ma... nudo e incoronato solo di una corona di alloro, inseguito da donne grondanti sangue (le Baccanti), pure mute... e che i grattacieli all'improvviso riflettono alberi. Il protagonista si gira: una foresta... - Muoviti! Ci sono addosso! - Gli grida Orfeo (l'Uomo della Musica), andandogli a sbattere addosso. Ma è troppo tardi.
Qualcosa così.
Altrimenti c'è solo la semina (setup) ma non il raccolto (payoff).
Attento a un piccolo refuso, "m" per "n" qui: "l vero infermo la solitudine di un natale per strada". Credo sia il vero "inferNo".
Ciao! :)
 
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9 replies since 23/12/2014, 00:44   81 views
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