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Il Ponte, Raffaele Marra

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Raffaele Marra
view post Posted on 23/12/2014, 01:02




Il ponte
(Raffaele Marra)


Il buio, il freddo, la nebbia. Poco tempo. La velocità.
Tom guardò nello specchietto retrovisore, come aveva visto fare mille volte a Bob, poi tornò a fissare il parabrezza, su cui la campagna nasceva, volava e moriva in pochi attimi.
La strada. Troppo lunga. Bob e Greta saranno in pensiero per me.
Il piede pigiò sull’acceleratore nonostante la notte, l’asfalto sconnesso, e la scarsa visibilità. Gli occhi indugiarono qualche secondo sull’orologio.
La notte di Natale. Non me lo perdoneranno mai.
Tom strizzò gli occhi, sperando di riuscire a vedere più in là di qualche metro. In effetti la nebbia parve diradarsi. Ma il mondo, là fuori, non era più come si aspettava.
Il buio, il freddo, la nebbia. E il mare.
Tom, spaventato, rallentò rapidamente. Era su un ponte.
Cosa diavolo ci faceva su un ponte? E cosa diavolo ci faceva quel ponte su quella strada?
Sbatté le palpebre e guardò ancora nello specchietto retrovisore. Il ponte, una lingua rettilinea di asfalto nuovo, si perdeva nel buio. L’auto rallentò fino a fermarsi. Anche davanti a lui non c’era altro che quella striscia stretta e, a sinistra e a destra di essa, il mare.
L’acqua, il mare, l’oceano.
Ebbe paura. Aveva sbagliato strada, forse. Ma un ponte così non lo aveva mai visto. Ed era certo di trovarsi a non meno di cinquanta miglia dalla costa più vicina.
Osservò la strada: non c’erano barriere laterali. E non c’era spazio a sufficienza per svoltare. Si chiese come avesse fatto a correre fino a lì senza cadere in acqua. E come avesse fatto a imboccare quel dannatissimo ponte.
La paura si tramutò in angoscia.
Riprese a camminare, avanzando dapprima lentamente, poi sempre più veloce. Ovunque fosse, qualunque fosse stato il suo errore, qualunque fosse il luogo dove portava quel ponte, non desiderava altro che superarlo e tornare sulla terra ferma. Corse per molto tempo, ma lo scenario non mutò mai. Il ponte pareva infinito.
Fermò il motore e scese dalla macchina. Aveva voglia di piangere. Pensò a Greta e a Bob che, senza di lui, non avrebbero festeggiato il loro Natale. Sentiva il cuore battere forte, un insistente, indicibile, assordante rombare che sommergeva il lontano fruscio di quel mare calmo e nero.
Si guardò intorno, nella notte senza stelle, e gemette sgomento. Quindi tornò in auto e, disperato, riprese la sua corsa nella medesima direzione.

«Ok, possiamo andare», disse Bob spegnendo le luci.
«Era ora. Non mi piace viaggiare di notte», precisò Greta mettendosi a braccetto.
Bob sorrise a sua moglie, aprì la porta e la accompagnò fuori. Prima di chiudere, lanciò un ultimo sguardo a Tom, sulla poltrona.
«Ma che effetto gli fa?», chiese la donna intuendo i suoi dubbi. Bob si impose di rassicurarla.
«Lo stand-by? Deve essere una specie di attesa. Si riposa, si ricarica e, soprattutto, non ce lo troviamo tra i piedi anche in vacanza.»
Greta rise. La porta si chiuse.
«Allora buon Natale», concluse Bob alzandosi il bavero.
La donna non rispose. Scesero le scale in silenzio e non parlarono più del loro automa.

Ero in panne perchè non riuscivo più ad entrare con il mio account. Preso dal panico ho messo il racconto su fb sulla pagina di mc. Poi sono riuscito a metterlo qui all'ultimo secondo. Che faccio? Lo tolgo da fb?
 
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L'Inquisitore
view post Posted on 23/12/2014, 01:05




Avevo visto. Se vuoi lascialo pure, no problem.
 
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Raffaele Marra
view post Posted on 23/12/2014, 01:08




Ok. Lo lascio per un po'. Buonanotte a tutti. Fate incubi d'oro.
 
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Angelo Frascella
view post Posted on 29/12/2014, 00:13




Ciao Raffaele.

Sei riuscito a sorprendermi, Raffaele. Quando ho letto la prima parte, l’ho trovata ottimamente scritta, ma ho pensato: Tom ha avuto un incidente d’auto mentre andava a cena dagli amici ed è rimasto prigioniero in una specie di Limbo. Insomma idea semplice e ampiamente sfruttata, ma realizzata ottimamente. Poi ho letto la seconda parte, ne ho realizzato l’originalità dell’idea e sono rimasto davvero deliziato. Bravo per il racconto in sé e per la crescita esponenziale che hai dimostrato in questa era di MC, lavorando per sottrazione sullo stile (senza perderne le qualità positive) e per addizione su idee e trame.

A rileggerci
Buon anno
Angelo
 
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Ceranu
view post Posted on 30/12/2014, 22:15




Ciao Raffaele
Il tuo racconto mi ha lasciato perplesso. La frase finale, quella che deve far cambiare completamente la storia, arriva come un pugno nello stomaco. Mi sono sentito preso in giro, non hai mai accennato al fatto che Tom potesse non essere umano. Non ci sono indizi, non c'è modo di intuirlo. La storia di per se non era male, ma il finale mi ha lasciato perplesso, avrei preferito che quei due fossero stati due “stronzi” che drogavano il povero Tom per farsi i fatti loro.
Ciao e alla prossima.
 
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zephiross
view post Posted on 1/1/2015, 23:16




Ciao Raffaele,
devo dire che un po’ mi hai spiazzato. La descrizione del paesaggio e del ponte rende bene un limbo con leggi che non obbediscono alla logica comune. Al principio pensavo che il protagonista fosse morto, mentre invece era l’automa in stand-by. Buona la contrapposizione con la disperazione dell’automa e l’indifferenza (e ignoranza) dei due padroni: è qui che sta l’orrore. L’unica cosa è che trovo troppi elementi puramente umani (il cuore che batte ecc.) che forse, appunto, rendono “troppo” umano l’equivalente di quella che, a quanto ho inteso, è un’intelligenza artificiale che non dovrebbe neanche conoscere il battito del cuore perché non l’ha mai provato (è in fondo un robot, non credo sia dotato di un apparato circolatorio ^_^). In sostanza, comunque, è una buona prova. A rileggerci!
 
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Serena Aronica
view post Posted on 5/1/2015, 14:44




Ciao Raffalele!
Come la volta precedente, trovo la tua storia ricca di emozione. La tua sensibilità non mi lascia indifferente e lo scoramento di Tom è palpabile e contagioso. A volte noi essere umani ci dimentichiamo di avere un cuore che batte nel petto, lo diamo per scontato, come diamo per scontate le nostre emozioni. Perché Tom non dovrebbe avvertire un cuore doce non c'è? E poi si trova in un limbo, sospeso tra la vita e la morte, una specie di coma dove tutto può diventare spaventosamente reale.

Bravo... davvero.
 
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Peter7413
view post Posted on 5/1/2015, 16:00




"Anche gli androidi sognano di essere umani", questo o una roba simile potrebbe benissimo essere il titolo del racconto... E non so quale sia il tuo grado di conoscenza della fantascienza, ma è uno dei temi maggiormente inflazionati del genere e l'affrontarlo ti porta inevitabilmente a misurarti con una miriade di esempi del passato, non siamo al livello dei vampiri o degli zombie, ma quasi. Detto questo, il disseminare tutta la lunga prima parte di elementi che richiamano a una figura umana per poi ribaltare la scena sul finale (e anche qui evochiamo lo spettro della fantascienza a nome di Brown, ma è solo quello più conosciuto essendo finito con il suo LA SENTINELLA nei testi scolastici) sarebbe più che giustificato da una dimensione tragica del finale in cui dallo scambio tra i due padroni sia evidente la voglia dell'automa di essere come loro in tutto e per tutto (cavolo, scusa, ma chi si ricorda di Data di Star Trek the Next Generation? Gli esempio trabordano...), ma l'attenzione non viene puntata su quello quanto sul loro bisogno di trovare un'occupazione al loro servo meccanico... E ci sta, ma lo spazio è stato tiranno in particolare con te perché avresti avuto bisogno di ben più caratteri per poter rendere questa dimensione sufficientemente drammatica da giustificare la prima parte... Anche se è da dire che ti sarebbe bastato asciugare la prima parte per avere più spazio. Detto questo, lo stile è ottimo, ormai direi che sei una sicurezza. E infatti i miei dubbi stanno tutti sulla costruzione e sulle tue scelte perché dovessi giudicarti solo dal punto di vista formale sarebbe un voto altissimo.
 
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Giulio Marchese
view post Posted on 5/1/2015, 21:51




Ciao Raffaele, il tuo racconto mi ha molto colpito non mi aspettavo un finale del genere. La prima parte mi e piaciuta molto e mi sono chiesto più volte dove volessi andare a parare, nella seconda non mi è piaciuta l'ultima frase, già il discorso dello stand by era stato esauriente, avrei preferito non parlarono più di Tom, in un certo senso l'avrebbe reso più "umano" creando più empatia nei suoi confronti. Non ho colto l'attinenza al tema. Natale è natale, horror diciamo, e il resto?
 
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Ozbo
view post Posted on 6/1/2015, 00:05




Buonissima idea e grande abilità nel creare l’alone di mistero intorno a Tom (dove si trova? Come ci è arrivato al ponte che non riconosce?). Il finale è originale e spiazza il lettore facendo naufragare ipotesi e congetture. Rimane un vizio di fondo, secondo me, legato all’attinenza al tema, almeno per come l’ho interpretato io
Marco Roncaccia
 
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Beppe Roncari
view post Posted on 7/1/2015, 11:04




Ciao Raffaele, buon anno! :)
Bravo! Bel racconto! E ti dirò che io avevo preso anche queste due righe finali:
CITAZIONE
Ero in panne perchè non riuscivo più ad entrare con il mio account. Preso dal panico ho messo il racconto su fb sulla pagina di mc. Poi sono riuscito a metterlo qui all'ultimo secondo. Che faccio? Lo tolgo da fb?

Come parte del racconto! Come se il sistema operativo di Tom, a livello profondo, diciamo, il suo "sub-conscio" elettrico, avesse in qualche modo cercato di comunicare mettendo il racconto su fb e poi su mc! Non sarebbe uno sviluppo meta-discorsivo interessante?
Per il resto, direi che mi è piaciuto tutto, bello il clima, ottima la descrizione dell'angoscia di essere in auto nella nebbia con qualcuno che ti aspetta (quante volte mi è capitato!).
Bravo. Ciao! :)

PS
Un paio di note, importanti!
CITAZIONE
Quindi tornò in auto e, disperato,

Show, don't tell. ci hai già mostrato che Tom è disperato... perché ce lo devi dire? Toglie, e non aggiunge, forza al pathos della scena. Lo eliminerei senz'altro.

Attento al refuso: "perché" e non "perchè" (accento acuto, é, e non grave).
 
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10 replies since 23/12/2014, 00:59   110 views
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