Ecco la classifica, con dei “titoli alternativi”.
1. Il ponte, di Raffaele Marra, “Ponte Neuro-Natale”.
2. Scegli!, di Francesco Nucera, “Harakiri natalizio?”.
3. Caro Babbo Natale, di Eleonora Rossetti, “L’Uomo Nero, a Natale, s’incazza”.
4. Le renne cantano Jingle Bells, di Marco Roncaccia, “A Babbo morto…”.
5. Dal medioevo, di Marco Migliori, “La musica interrot…”.
6. Ritorno a casa, di Diego Ducoli, “Dolci horrori familiari”.
7. Natale con i tuoi, di Angelo Frascella, “Salômé a Natale”.
8. Giorno felice, di Maurizio Bertino, “Caputo mi hai?”.
9. Delia, di Serena Aronica, “La Roba di Delia”.
10. Quella vigilia di Natale, di Giulio Marchese, “Il suicidio natalizio, no, non l’avevo considerato”.
11. Vigilia di Natale, di Massimo Landoni, “La notte di Natale è troppo lunga per Vlad Junior”.
Ed ecco, in ordine sparso, i commenti:
- Vigilia di Natale, di Massimo Landoni,
Ciao Massimo, ben trovato.
La tua è un’idea carina, il colpo di scena del figlio di Dracula che aspetta i regali di Natale (ma lui la notte è sveglio, quindi – come altri ti hanno già fatto notare – forse il padre a lui avrebbe detto che Babbo Natale viene di giorno…). Però il problema è proprio questo: si tratta solo di un’idea ma non di un racconto. Non è una barzelletta ma la definirei una storiella.
Refuso “ameno” per “almeno”. In “Sì andiamo! Però Andiamo presto!” ci vuole una virgola e una minuscola: “Sì, andiamo! Però andiamo presto!”
In “Hai ragione piccolo mio” ci vuole una virgola, prima del vocativo: “Hai ragione, piccolo mio”.
In “No papà non subito! Prima voglio aprire i regali...saranno tanti?” va aggiunta una virgola e uno spazio: “No papà, non subito! Prima voglio aprire i regali... saranno tanti?”.
In “Sono sicuro che saranno tantissimi amore mio” serve sempre la virgola: “Sono sicuro che saranno tantissimi, amore mio”.
In “io ho paura del sole!" – improvvisamente” non serve il trattino e ci vuole la Maiuscola: “io ho paura del sole!" Improvvisamente”.
In “Non aver paura piccolo,” altra virgola necessaria, sempre per il vocativo: “Non aver paura, piccolo,”.
Ciao!
- Quella vigilia di Natale, di Giulio Marchese,
Ciao Giulio, ben ritrovato.
Di per sé trovo carina l’idea del racconto, da due anni è tormentato, tenta il suicidio ma fallisce, giusto? Quest’anno ce la fa. Ci sono però degli elementi che servono solo allo scopo di ingannare il lettore facendogli pensare che gli eventi capitino nel presente e non nel passato, come il fastidio per questa scena: “Girandosi a pena poté notare le mani di Francesca sfiorare quelle del sempre più antipatico Michele.” Sembra che Andrea sia infastidito dalla gelosia, invece è solo per il ripetersi della scena? Non si capisce, credo – appunto – che sia un trucco del narratore a inganno del lettore, ma senza reale coerenza diegetica dentro la storia.
Credo che ci voglia sempre lo spazio dopo il trattino breve di apertura dialogo e prima di quello di chiusura, cioè: “– Bello!!” e non “–Bello!!” e “bene? –“ e non “bene?–“.
Anche dopo la punteggiatura lo spazio: “Andrea fece finta di non sentire. –” e non “Andrea fece finta di non sentire.–”.
Accenti: “se lo passò” e non “se lo passo”; “Andrea ignorò” e non “Andrea ignoro”; “Andrea li guardò” e non “Andrea li guardo”; “Guardò Michele” e non “Guardo Michele”.
Mancano varie virgole prima e dopo i vocativi dei nomi.
D eufoniche qui: “ad illuminare”, “ad un area attrezzata.”, “ad un pezzo di legno”,
Qui attento, si dice “nodo scorsoio” e non “scorsore” e c’è uno spazio di troppo dopo poi, prima della virgola, e un doppione di un: “Poi , tornato in sé, eseguì un un nodo scorsore”. Quindi: “Poi, tornato in sé, eseguì un nodo scorsoio”.
Ciao!
- Delia, di Serena Aronica,
Ciao Delia, benritrovata.
Il tuo forte, mi pare, dopo averti letto un paio di volte, è la resa delle ambientazioni e delle atmosfere. Questo però è anche il tuo tallone d’Achille.
Show, don’t tell è una regola molto importante per la narrativa, soprattutto breve, ove non c’è spazio per lunghe spiegazioni o descrizioni.
Il tuo racconto è una versione femminile de “La Roba” di Verga, con finale un po’ scontato di contrappasso. Puoi fare di meglio, ne sono sicuro!
Ciao! Alla prossima!
PS
D eufonica qui: “intorno ad un vecchio ferro”.
- Le renne cantano Jingle Bells, di Marco Roncaccia,
Ciao Marco, ben trovato!
La tua prima frase introduce un racconto diverso da quello che hai scritto: «Il primo Zombie è stato Babbo Natale.» È una frase che presuppone che sia passato molto tempo e ci sia la narrazione di un sopravvissuto, come in un libro di storia. Invece il tuo protagonista, punto di vista e voce narrante, muore subito alla fine… E allora come avrebbe potuto narrare la storia? È un trucchetto usato spesso, ma che non mi piace. Il narratore non lo penserebbe mai, mentre viene sbranato dagli zombie, è una frase che implica, necessita, implora gridando una distanza temporale!
Per il resto la storia è abbastanza buona, la parte migliore è la caratterizzazione di Babbo Natale ubriacone e del suo aiutante. Non si capisce come Babbo Natale abbia preso il virus zombie, e da chi.
Qui: “da questa aria tossica »” manca il punto e c’è uno spazio di troppo.
Refuso e uso improprio di vocabolo e mancanza della virgola: “avvinghiata a se carpendo”, dovrebbe essere: “avvinghiata sé, strappando”. “Carpire” si usa per le mani, non per i morsi.
“E’ la Vigilia di Natale”, la È maiuscola accentata si fa con il codice ALT + 0200.
- Natale con i tuoi, di Angelo Frascella,
Ciao Angelo, ben ritrovato.
Il tuo racconto questa volta non mi ha colpito. Quello che gli altri hanno individuato in modo vago come “qualcosa di mancante” o che “non lo fa deflagare” io lo individuo in un difetto grave di struttura: non succede niente, non c’è trama. Non succede niente alla protagonista, non deve affrontare nessuna prova, tutto le viene – perdonami, ma ci sta – servito a tavola su un piatto d’argento (o, nel tuo caso, in una scatola di cartone grondante sangue).
Quindi è una storia “raccontata” un po’ troppo
on the face senza struttura e arco di trasformazione dei personaggi. Ergo, non è un racconto, ma una storiella.
Sorry, ma so che preferisci la franchezza alle lodi, che, quando meritate, non mancano.
Alla prossima!
- Dal medioevo, di Marco Migliori,
Ciao Marco, ben ritrovato
Ehm... cosa scrivere dopo che gli altri ti hanno già detto tutto e condivido quello che scrivono? Che forse bastava una frase sola per far decollare il racconto sul finale.
Bastava dire, per esempio, che quello visto era sì l'Uomo della Musica ma... nudo e incoronato solo di una corona di alloro, inseguito da donne grondanti sangue (le Baccanti), pure mute... e che i grattacieli all'improvviso riflettono alberi. Il protagonista si gira: una foresta... - Muoviti! Ci sono addosso! - Gli grida Orfeo (l'Uomo della Musica), andandogli a sbattere addosso. Ma è troppo tardi.
Qualcosa così.
Altrimenti c'è solo la semina (setup) ma non il raccolto (payoff).
Attento a un piccolo refuso, "m" per "n" qui: "l vero infermo la solitudine di un natale per strada". Credo sia il vero "inferNo".
Ciao!
- Caro Babbo Natale, di Eleonora Rossetti,
Ciao Eleonora, buon anno!
Brava, buon racconto! Ci trovo solo un problema: mischi parti efficaci, in cui
mostri e ci fai provare le cose, a parti in cui ci
dici le cose, e allora rovini il buon lavoro costruito con il tuo
show, don't tell.
Per esempio:
CITAZIONE
Era riverso a terra, e ogni movimento era una sofferenza atroce. Caldo sulle sue vesti... sangue?
È efficace, è costruito per immagini che ci fanno immedesimare e
provare il dolore e il terrore.
Invece:
CITAZIONE
Urlò ancora, e di nuovo l’oscurità si divorò il suo terrore.
[...]
Dal nulla, quella voce terrificante rimbombò nella sua testa.
Questi passaggi sono deboli, sono "raccontati", non "mostrati", e soprattutto usi il sostantivo
terrore e - orrore! - a poca distanza anche l'aggettivo
terrificante...
Non
dirci che una cosa era "terrificante"... facci
provare il terrore attraverso i dettagli e ciò che descrivi!
show, don't tell.Capisci cosa intendo dire? È fondamentale e sei capace, sei brava, perché in alcuni passaggi sei molto efficace e fai venire la pelle d'oca... ma in altri rovini tutto perché cadi in un errore fatale.
Alla prossima! Bella prova!
- Il ponte, di Raffaele Marra,
Ciao Raffaele, buon anno!
Bravo! Bel racconto! E ti dirò che io avevo preso anche queste due righe finali:
CITAZIONE
Ero in panne perchè non riuscivo più ad entrare con il mio account. Preso dal panico ho messo il racconto su fb sulla pagina di mc. Poi sono riuscito a metterlo qui all'ultimo secondo. Che faccio? Lo tolgo da fb?
Come parte del racconto! Come se il sistema operativo di Tom, a livello profondo, diciamo, il suo "sub-conscio" elettrico, avesse in qualche modo cercato di comunicare mettendo il racconto su fb e poi su mc! Non sarebbe uno sviluppo meta-discorsivo interessante?
Per il resto, direi che mi è piaciuto tutto, bello il clima, ottima la descrizione dell'angoscia di essere in auto nella nebbia con qualcuno che ti aspetta (quante volte mi è capitato!).
Bravo. Ciao!
PS
Un paio di note, importanti!
CITAZIONE
Quindi tornò in auto e, disperato,
Show, don't tell. ci hai già mostrato che Tom è disperato... perché ce lo devi dire? Toglie, e non aggiunge, forza al pathos della scena. Lo eliminerei senz'altro.
Attento al refuso: "perché" e non "perchè" (accento acuto, é, e non grave).
- Giorno felice, di Maurizio Bertino,
Ciao Maurizio, buon anno!
Mi spiace, non trovo efficace questo tuo racconto. Come ormai avrai capito io ho due principi fissi davanti. 1.
show, don't tell, 2. e trama sia! Cioè: 1. mostrami e non "raccontarmi" tutto
on the face (= no spiegoni) e 2. che succeda qualcosa, minchia! Signor Tenente!
Nel tuo racconto non c'è conflitto, ma solo un trucco per mascherare il
tell al posto dello show (l'espediente del tipo al telefono che parla con Caputo e spiega tutto, nasconderlo nel discorso diretto non lo rende più accettabile...) e poi una "esecuzione" senza dramma, senza prove da superare in una parola... senza conflitto.
Quindi è un quadretto e/o scenetta terrificante, nata da una buona idea, ma - mi spiace - non è un racconto.
Alla prossima! ;-)
Qui: "ma che minchia di parola è “commissionato” Bertoldo?" Metterei la virgola prima di "Bertoldo".
Attenzione:
del buon costume credo
delLA buon costume.
- Ritorno a casa, di Diego Ducoli,
Ciao Diego, ben ritrovato!
L’unico problema del tuo racconto è che non è un horror, se non proprio volendolo tirare per i capelli come scelta di fare un racconto anti-genere, stile
Edward Mani di Forbice che vorrebbe essere horror ma è dolce… Ma poi è davvero horror la parte colorata della cittadina americana del Midwest. Mentre nel tuo c’è solo l’horror che non è horror ma dolcezza.
Avrei concluso: "per poi interrompersi bruscamente nell'acqua salata del porto”. Più forte.
Alla prossima!
- Scegli!, di Francesco Nucera,
Ciao Francesco, ben ritrovato.
Come notato da altri l’idea alla base dei nostri due racconti è abbastanza simile. Tu scegli di raccontarla in prima persona e non in terza dal punto di vista di una vittima e concordo nel dire che contestualizzi di più l’azione.
Vorrei mettere le pulci un po’ sulla trama: si capisce bene fin dall’inizio come andrà a finire, potevi trovare un escamotage. Non dico: l’uomo che si gira e tira il coltello all’aguzzino, ma quasi. Che lotta. Non che fa harakiri.
Bello e secco il finale e migliori nella scrittura per immagini. Bravo!