Nero Cafè Forum

Posts written by Livio Gambarini - SdB

view post Posted: 1/6/2013, 13:18 Fondi di provetta - Fucina dell'Aguzzino
La penso uguale! :D Volentieri il PM, sono curioso.
view post Posted: 1/6/2013, 13:16 Nuovo Mondo - Fucina dell'Aguzzino
Parliamo di due cose diverse, Margherita: sul discorso che fai tu non ho nulla da obiettare. Ma io ti ho messa in guardia dalla SOVRABBONDANZA di aggettivi: il mio discorso è che ne usi troppi.
Prendi la frase che ho usato nel commento: "Indossai in fretta la lunga tunica di lino e i comodi pantaloni larghi".
Un verbo, due sostantivi, quattro aggettivi: poteva capitare a fine Ottocento, ma per il gusto di oggi sono troppi.
Impieghi uno stile descrittivo? Ottimo: ci sono buoni modi per suggerire immagini senza appesantire la frase. Scegli un solo sostantivo per ogni sostantivo, intanto, e se sei indecisa tra usare un aggettivo o descrivere la stessa qualità in relazione all'ambiente, a un altro oggetto o personaggio, privilegia sempre la seconda alternativa. E' più difficile? Certo. Ma in questo al lettore quelle informazioni passeranno meglio, in maniera più naturale. Non ci sarà il narratore a dirgli che una certa cosa è fatta così, perché saranno gli occhi della mente del lettore a desumere quella caratteristica dall'azione. Vuoi far capire che i pantaloni sono larghi? Mostra che quando il protagonista li indossa e cerca di camminare fuori, incespica perché è ancora debole e si impigliano in un cespuglio; è un esempio idiota, ma l'idea è questa.

Ovviamente occorre fare pratica, ma in sostanza è questa la differenza principale tra la descrizione piatta che qualunque scolaro potrebbe fare, e lo stile vivo di uno scrittore. Quando parli di una tunica, non vederlo come un capo di abbigliamento: parla del solletico sulla pelle, del perchè le maniche sono lunghe ma lasciano scoperti i palmi che recano i tatuaggi, del tessuto pesante se il pianeta è freddo e impalpabile se ha un clima caldo; abbi in mente qual è lo scopo di ogni aspetto del mondo che mostri al lettore. Non gli devi rivelare ogni cosa, ovvio, ma tu devi averlo presente per dare respiro all'ambientazione.
I miei sono solo consigli, ma spero che possa trovarci qualche spunto utile.
view post Posted: 31/5/2013, 09:26 Black Swan - Fucina dell'Aguzzino
IMHO, se in un racconto piazzi un turnover finale, ogni frazione di secondo che il climax richiede in ragionamento è una stilla di efficacia che si perde. Secondo me funzionerebbe meglio ridistribuendo le info da far giungere al lettore nella parte che precede, per lasciare che le righe finali siano una discesa verso lo stupore e la comprensione!
view post Posted: 30/5/2013, 20:54 Lista Racconti ammessi e vostre Classifiche MC XIII Edizione - Fucina dell'Aguzzino
Ecco la mia classifica. In quest'edizione, Piscu, Peter e Nerina hanno prodotto brani molto vicini tra loro nel mio indice di gradimento, ciascuno in testa su un determinato aspetto. La scelta nell'ordine fra loro tre è dovuta essere arbitraria. Segue, nell'ordine di gradimento, un secondo terzetto assai godibile, in cui l'effervescente racconto del giovane AngeloF si è piazzato al fianco di gente come Olorin e Sgerwk.
Girone un po' moscio per due pezzi da 90 come LeggEri e Roberto, che l'omino ibernato pare aver lasciato... tiepidi; ma lasciamo da parte le freddure. In coda al gruppo, la nuova arrivata Karin mi dà l'idea di una penna in fase sperimentale che debba ancora scoprire lo stile giusto per lei. Infine MichelaZ e Margherita, le cui storie non sono riuscite a spiccare il volo.



Piscu – Black Swan
Ciao Piscu, è dai tempi della Macelleria uccellifera che non avevo occasione di leggerti! Un’idea simpatica al termine di una narrazione ben condotta; uno degli aspetti più pregevoli è la perfetta lunghezza del racconto in relazione all’idea. Nessuna parola di troppo, né di troppo poco. Sull’altro piatto della bilancia c’è l’asperità delle ultime righe, quelle del colpo di scena. Anche se leggendo ho capito cosa intendevi dire, mi sono basato più sull’intuito che sulla chiarezza effettiva del narrato.

Michela Z – Hansel e Gretel
Ciao Michela! La storia è piacevole, ma diversi aspetti mi destano dubbi. L’intreccio, prima di tutto: troppi salti avanti e indietro nel tempo, che mi confondono le idee in uno spazio così breve. La consistenza con il tema: non vedo nessun tipo di ibernazione, né qualcosa che gli somigli dal punto di vista fisico o metaforico. Il personaggio della madre, pur non essendo la comparsa di una sola scena come il signor Bauer, non è per nulla caratterizzato. Sul personaggio primario invece hai fatto un buon lavoro. Il titolo sulle prime non mi aveva convinto, ma ripensandoci a mente fredda non è male: due fratelli che ne hanno passate tante insieme, il cui legame è simboleggiato da un dolce. Potevi anche calcare la mano, e chiamarli Greta e Anselmo! ;)

Margherita gialla – Nuovo Mondo
Ciao Margherita! Il tuo racconto è composto da una serie di immagini positive fino all’ultima riga; purtroppo, sono immagini molto stereotipate ed è difficile contenere la tentazione di saltare i periodi descrittivi per arrivare all’azione. Che, purtroppo, non c’è. È un racconto privo di storia, fatto a compartimenti stagni: la parte descrittiva-cinestesica del risveglio, la parte descrittiva-visiva del nuovo mondo, la parte dialogica finale. Non c’è nessuna storia se non nell’ultima riga, il turnover. Purtroppo, per costruire un buon colpo di scena, bisogna seminare degli indizi in anticipo di modo che il lettore li colleghi solo nell’istante finale, per fargli capire in un colpo solo cosa intendi e sorprenderlo. Se invece il turnover è troppo improvviso come in Nuovo Mondo, con l’ultima frase sollevi degli interrogativi, invece che sorprendere e lasciare di stucco. Sul piano stilistico, ti consiglierei di fare attenzione alla sovrabbondanza aggettivale, come “lunga tunica di lino” “comodi pantaloni larghi”, che alla lunga stomacano. Alla prossima!

Marco Migliori – Occhi di ghiaccio
Ciao compagno diecipassista! Il tuo racconto ha qualcosa di simile al mio come idea di base; l’ibernazione come mezzo ironico per flashforward fulminanti da un presente noto a un futuro iperbolico, dissociato e sinocentrico. Massimo dei voti per l’inventiva, ti sei spinto in molte direzioni diverse in modo originale, anche se personalmente devo rilevare un eccesso di tecnicismo nei dialoghi, belli e credibilissimi ma che mi hanno fatto andare a tentoni per seguire l’argomento di conversazione.

Nerina Codamozza – INDEX
Ciao Nerina. Ammetto che l’inizio del racconto mi ha tratto in inganno. Non ricordo se sia una costante anche alle altre cose tue che ho letto, ma qui mi pare che le descrizioni visive siano un tasto dolente. “…un corridoio che non lasciava vedere nulla al di là delle porte chiuse” Per forza: sono chiuse. “Davanti a una porta di legno nordico, chiara, dall’aspetto inoffensivo” Sarebbe ben più strano che la porta avesse un aspetto minaccioso. E poi, cosa dovrebbe significare legno nordico? ;) Invece, superata la prima decina di righe traballanti, il racconto si trasforma. Diventa bellissimo, con una trama complessa, un personaggio credibile in un’ambientazione interessante, soprattutto una tematica per nulla scontata. L’ilarità sollevata da quel “legno nordico” svanisce, riesci ad avvincermi e a portarmi nel cuore del racconto. Brava.

Maurizio Bertino – Speranze Bruciate
Ciao Maurizio! Un altro gioiellino, eh? ^_^ Poco da dire, funziona tutto alla grande. Anche per te come per Nerina, un applauso per la capacità di tirarmi fuori così tante emozioni in un brano così breve. Il tuo è superiore per stile, il suo è più sfaccettato e pacifico nell'attinenza al tema; mi riservo di lasciar depositare la lettura di entrambe le storie prima di decidere come disporvi nella mia classifica.

Karin Arreghini – Sorpresa
Piacere di conoscerti, Karin! Non mi pare di aver mai commentato un tuo racconto, quindi come dice il mio biglietto da visita, sappi che nei miei pareri di lettura sono molto diretto e sincero. Secondo la mia opinione, il tuo racconto è scritto con uno stile un po’ sciatto, con dialoghi stereotipati, trama prevedibile, un’originalità molto carente e poco coinvolgimento. Mi dispiace, non mi ha detto nulla. Ti faccio qualche esempio, giusto per non lasciare i miei giudizi sospesi nel vuoto.
“Venderesti anche tua madre se ti pagassero abbastanza” Tipica frase da film, detta e sentita mille volte.
“Avevano ancora un lungo tragitto, ma erano speranzosi di non impiegarci più di un paio di giorni. Avevano ripreso il viaggio da un paio di ore quando…” Gran parte della prima frase è resa superflua dalla seconda, e dal dialogo che segue.
“ qualcosa di orribilmente simile ad un sorriso si allargò sul suo volto e nella mano destra comparve un'ascia” è appena uscito da un blocco di ghiaccio e riesce a muoversi, e ok; ha già anche il controllo dei muscoli facciali che si usano per sogghignare, e ok; ma come fa un’ascia a comparirgli in mano? Suggerisci l’immagine di un movimento lesto e improvviso, che stona con l’immobilità e la pesantezza di movimenti di chiunque nelle basse temperature. Detto questo il tuo stile non è male, spero di leggere qualcos’altro di più convincente! Saluti!

Olorin – Carolina
Ciao Olorin, ben ritrovato! Se dovessi dare a ciascun autore un nemico giurato da non perdere mai d’occhio, il mio sarebbe la tentazione di voler infilare troppa roba in pochi caratteri; il tuo invece il voler usare parole ricercate fuori contesto. Ma in questo racconto non è che questo problema si senta molto. Molto belle le descrizioni e interessante la vicenda che tratteggi. Qualche difetto c’è: la seconda metà della storia scorre un po’ meno bene della prima, e pur avendo tu scelto un intreccio lineare, la fabula non emerge in modo del tutto chiaro. Una buona prova, comunque!

Roberto Bommarito – Futuro
Ciao Roberto! Ti sei perso una bella presentazione a Milano, peccato tu non sia venuto. Veniamo a Futuro. “Gli occhi sono lo specchio dell'anima, dicono. Ma nessuno specifica mai se si tratta dell'anima del proprietario o di colui che ci vede il proprio riflesso” questo tipo di affermazioni lapidarie e introspettive sono tipiche dello stile che ti riesce benissimo. Lo sappiamo già: stile psicologico accurato + protagonista cinico che arranca per problemi d’amore + abilità narrativa = Bommarito. Lo stile e l’atmosfera sono uguali al solito, quindi belli; anche anche in assenza di una vera idea ti impediscono di finire davvero basso in classifica. Cosa che stavolta invece sarebbe giusta: trama e idee stanno proprio a zero. Mi sono accorto che le cose che scrivi mi fanno sempre meno effetto, man mano che vado avanti a leggerle. Mi sa che dipende dal fatto che scrivi più o meno sempre la stessa storia, leggermente variata a seconda del tema e della necessità. Immagino abbia a che fare col perché tu scrivi, ma lo psicologo sei tu ;) L’unico suggerimento che so darti è di provare a percorrere strade nuove: alla lunga la bocca si stanca anche del sapore più buono. Saluti!

LeggEri – Fondi di provetta
Anche per te faccio un discorso simile a quello di Roberto. Il racconto è stilisticamente bello perché tu sei molto brava a scrivere, si sa. Ma questa che ho letto non è una storia – e se anche fosse, non avrebbe nulla a che fare con un uomo ibernato. Sono stato messo in guardia a mia volta dai racconti che non raccontano fatti ma solo potenzialità. E penso che “potenziale” sia la definizione perfetta per questo racconto: tutto è una possibilità non ancora realizzata. È potenziale il personaggio dell’alpinista, sono potenziali i contrasti con colleghi e superiori, è potenziale la realtà che occupa tanto spazio. È un vuoto pieno di immagini. Se finisco di leggere e provo a fare un riassunto, mi esce più o meno: “un tizio si rigira tra le mani una provetta. Fine.”
È molto difficile che un racconto possa reggersi sulla pura atmosfera, che è quanto immagino tu abbia tentato di fare. Direi che, complice sicuramente la fretta, poteva andarti meglio.

AngeloF – Cuore d’Acciaio
Ecco un esempio di storia ben riuscita, nonostante lo stile poco raffinato e l’andamento che si lasciava intuire in anticipo. Come nei cartoni animati, induce quell’atteggiamento agiato, non pignolo, di chi si lascia trasportare di scena in scena. Sull’altro piatto della bilancia, la scena iniziale è IMHO troppo lunga per l’utilità che ha.

1. Nerina Codamozza – INDEX
2. Maurizio Bertino – Speranze Bruciate
3. Piscu – Black Swan
4. Marco Migliori – Occhi di ghiaccio
5. AngeloF – Cuore d’Acciaio
6. Olorin – Carolina
7. Roberto Bommarito – Futuro
8. LeggEri – Fondi di provetta
9. Karin Arreghini – Sorpresa
10. Michela Z – Hansel e Gretel
11. Margherita gialla – Nuovo mondo
view post Posted: 30/5/2013, 19:04 Ho caldo - Fucina dell'Aguzzino
@Margherita: grazie per il commento e l'argento in classifica!!

@LeggEri: alle 22:00, al ristorante giapponese, il cameriere ci portava l'ultimo piatto che avevamo ordinato. Mangiare, pagare, macchina, casa della mia amica, pc al volo, login, leggere la traccia e scrivere. :ph34r:
Questo racconto è ufficialmente quello scritto più di getto in vita mia. Mi è capitato di scrivere mezzo ubriaco, malato, di scriverne due insieme, ora questo! è pieno di refusi, alcune parole sono buttate a caso (vedi "nobile" perché "patrizio" sul momento non mi veniva); tutto questo per dire che hai perfettamente ragione. A queste condizioni, però, sono fiero che non sia uscito molto peggio! ^_^

CITAZIONE
Tre quarti del racconto mi hanno convinto abbastanza. La fase finale no. Traduttori o no, termini come “nuclearizzato” non sarebbero comprensibili all'uomo che proviene da una cultura tanto diversa. A parte questo, la parte finale sembra tutta incentrata sul dare informazioni al lettore, sfiorando l'infodump, e questo si avverte molto. Si comunica che si usa un traduttore, la storia del pianeta, il perché si è risvegliato... insomma troppe info in troppo poco spazio.

@Roberto: Nuclearizzato verrebbe probabilmente reso come "devastato"; quella parola, come "criogenico", sono a beneficio dei giornalisti oculari presenti sulla scena. Come altre volte, non concordo quasi con nulla, nei tuoi commenti; ma sul fatto che la chiusa di "Ho caldo" sia affrettata, non posso che darti ragione. :wacko:
view post Posted: 30/5/2013, 18:36 Fondi di provetta - Fucina dell'Aguzzino
Il racconto è stilisticamente bello perché tu sei molto brava a scrivere, si sa. Ma questa che ho letto non è una storia – ma se anche fosse, non avrebbe nulla a che fare con un uomo ibernato.
Sono stato messo in guardia a mia volta dai racconti che non raccontano fatti ma solo potenzialità. E penso che “potenziale” sia la definizione perfetta per questo racconto: tutto è una possibilità non realizzata. È potenziale il personaggio dell’alpinista, sono potenziali i contrasti con colleghi e superiori, è potenziale la realtà che occupa tanto spazio. è un vuoto pieno di immagini. Se finisco di leggere e provo a fare un riassunto, mi esce più o meno: “un tizio si rigira tra le mani una provetta. Fine.”
È molto difficile che un racconto possa reggersi sulla pura atmosfera. Posso chiederti cosa ti ha spinta a scegliere questa storia?
Saluti!
view post Posted: 30/5/2013, 18:10 Futuro - Fucina dell'Aguzzino
Ciao Roberto! Ti sei perso una bella presentazione a Milano, peccato tu non sia venuto! :( Veniamo a Futuro. “Gli occhi sono lo specchio dell'anima, dicono. Ma nessuno specifica mai se si tratta dell'anima del proprietario o di colui che ci vede il proprio riflesso” questo tipo di affermazioni lapidarie e introspettive sono tipiche dello stile che ti riesce benissimo. Lo sappiamo già: stile psicologico accurato + protagonista cinico che arranca per problemi d’amore + abilità narrativa = Bommarito. Lo stile e l’atmosfera sono uguali al solito, quindi belli; anche anche in assenza di una vera idea ti impediscono di finire davvero basso in classifica. Cosa che stavolta invece sarebbe giusta: trama e idee stanno proprio a zero. Mi sono accorto che le cose che scrivi mi fanno sempre meno effetto, man mano che vado avanti a leggerle. Mi sa che dipende dal fatto che scrivi più o meno sempre la stessa storia, leggermente variata a seconda del tema e della necessità. Immagino abbia a che fare col perché tu scrivi, ma lo psicologo sei tu ;) L’unico suggerimento che so darti è di provare a percorrere strade nuove: alla lunga la bocca si stanca anche del sapore più buono. Saluti!
view post Posted: 30/5/2013, 17:54 Carolina - Fucina dell'Aguzzino
Ciao Olorin, ben ritrovato! Se dovessi dare a ciascun autore un nemico giurato da non perdere mai d’occhio, il mio sarebbe la tentazione di voler infilare troppa roba in pochi caratteri; il tuo invece il voler usare parole ricercate fuori contesto. Ma in questo racconto non è che questo problema si senta molto. Molto belle le descrizioni e interessante la vicenda che tratteggi. Qualche difetto c’è: la seconda metà della storia scorre un po’ meno bene della prima, e pur avendo tu scelto un intreccio lineare, la fabula non emerge in modo del tutto chiaro. Una buona prova, comunque!
view post Posted: 30/5/2013, 17:45 Speranze bruciate - Fucina dell'Aguzzino
Ciao Maurizio! Un altro gioiellino, eh? ^_^ Poco da dire, funziona tutto alla grande. Anche per te come per Nerina, un applauso per la capacità di tirarmi fuori così tante emozioni in un brano così breve. Il tuo è superiore per stile, il suo è più pacifico nella sua attinenza al tema; mi riservo di lasciar depositare la lettura di entrambe le storie prima di decidere come disporvi nella mia classifica. Bel lavoro!
view post Posted: 30/5/2013, 17:34 INDEX - Fucina dell'Aguzzino
Ciao Nerina. Ammetto che l’inizio del racconto mi ha tratto in inganno. Non ricordo se sia una costante anche nelle altre cose tue che ho letto, ma qui mi pare che le descrizioni visive siano un tasto dolente. Due esempi: “…un corridoio che non lasciava vedere nulla al di là delle porte chiuse” per forza: sono chiuse. “Davanti a una porta di legno nordico, chiara, dall’aspetto inoffensivo” sarebbe ben più strano che la porta abbia un aspetto minaccioso. E poi, cosa dovrebbe significare legno nordico? ;)
Invece, superata la prima decina di righe traballanti, il racconto si trasforma. Diventa bello, bellissimo: con una trama complessa, un personaggio credibile in un’ambientazione interessante, una tematica per nulla scontata. L’ilarità sollevata da quel “legno nordico” sparisce, riesci a catturarmi completamente e a portarmi nel cuore del racconto. Brava!
view post Posted: 30/5/2013, 17:31 Nuovo Mondo - Fucina dell'Aguzzino
Ciao Margherita! Il tuo racconto è composto da una serie di immagini positive fino all’ultima riga; purtroppo, sono immagini molto stereotipate ed è difficile contenere la tentazione di saltare i periodi descrittivi per arrivare all’azione. Che, purtroppo, non c’è. È un racconto privo di storia, fatto a compartimenti stagni: la parte descrittiva-cinestetica del risveglio, la parte descrittiva-visiva del nuovo mondo, la parte dialogica finale. Non c’è nessuna storia, nessuna prospettiva se non nell’ultima riga, il turnover. Purtroppo, per costruire un buon colpo di scena, bisogna seminare degli indizi in anticipo di modo che il lettore li colleghi solo nell’istante finale, per fargli capire in un colpo solo cosa intendi e sorprenderlo. Se invece il turnover è troppo improvviso come in Nuovo Mondo, con l’ultima frase sollevi degli interrogativi, invece che lasciare di stucco. Sul piano stilistico, ti consiglierei di fare attenzione alla sovrabbondanza aggettivale, come “lunga tunica di lino” “comodi pantaloni larghi”, che raramente è una scelta che i lettori apprezzano. Alla prossima!
view post Posted: 28/5/2013, 22:30 Ho caldo - Fucina dell'Aguzzino
Ottobre 2013

– Possibile che non abbiate i soldi neppure per due metri di corda?
Affacciato sull'orlo dello scavo a faccia in giù, l'anziano custode delle ville romane non smise di sorridere.
– Non ci tocco ancora il fondo, non sono arrivato giù. Fa un caldo fottuto!
– Se vuole presentare un esposto, può rivolgersi...
– No, lasci stare. Mi sgancio, tanto mancano due dita.

Per essere un dottorando in Beni culturali, il dottor Gianni Bigozzi era decisamente massiccio. Amava la palestra, i bilanceri scintillanti e i muscoli definiti dei bei ragazzi. Quando Gianni si lasciò cadere nel vuoto dello scavo e scoprì che, complice la scarsa illuminazione, quelle due dita che lo separavano dal fondo della cantina romana erano in realtà tre quattro metri e ottanta centimetri, l'impatto dei novantacinque chilogrammi del suo corpo causò una grande scoperta: sotto il pavimento di una delle più insignificanti abitazioni di Ercolano si celava un frigidarium di oltre ottantacinque metri quadrati, una stanza piena di ghiaccio plurimillenario. Il dottor Bigozzi fu molto sfortunato: non tanto perché tre ore e otto minuti più tardi morì in ambulanza, per colpa di un legittimo sciopero che intasava le vie di Napoli, quanto perché non seppe mai il lato più strabiliante della sua scoperta: nel frigidarium, sepolto sotto un mucchio di ghiaccio, giaceva un uomo in coma. Non era particolarmente alto, ma era muscoloso e vestiva solo di un perizoma. Il dottor Bigozzi l'avrebbe sicuramente apprezzato.

Novembre 2015

– Quindi il Nobile di ghiaccio è vivo?
Jasmeen Khalil si asciugò la fronte e sorrise alla folla di giornalisti: – Dopo due anni di interventi combinati dei reparti medici di ventidue paesi, possiamo dire che tecnicamente non è morto. Dalla nostra ricostruzione, ha subito un trauma cranico durante il crollo, ma è stato proprio questo a salvarlo. Lo stato di coma e l'ipotermia hanno prograssivamente rallentato i suoi parametri vitali, creando un'ibernazione accidentale che ha mantenuto i suoi tessuti intatti.
– Chi era, prima dell'eruzione?
– Non c'è modo di saperlo con precisione, ma l'abitazione apparteneva a una gens molto importante, imparentata con gli Attilii. Nulla esclude che fosse un lontano parente di un senatore.

Luglio 2089
Huan Zou Fai sollevò il vetrino di sicurezza e premette il pulsante, sotto lo sguardo-streaming dei giornalisti. Oltre la capsula, l'uomo più antico del mondo aprì gli occhi.
– Ben svegliato. Ti parlo con un Mental, che traduce le mie parole ed è in grado di tradurmi i tuoi pensieri. Qual è il tuo nome?
Il giovane uomo si guarda attorno.
– Hamd.
– Hamd. Molte cose sono cambiate, la nazione che conoscevi non esiste più. È stata nuclearizzata più di cinquant'anni fa, ma tu ti trovavi in un laboratorio criogenico di conservazione. Dicci, è vero che sei Giulio Cesare?
– Io sono uno schiavo. Ero solo sceso a prendere dell'acqua per la padrona. Scusate, ho molto caldo.
– Lo so – fece Huan, grave – il nostro impianto è rotto.
view post Posted: 28/5/2013, 10:16 Minuti Contati XIII Edizione: Martedì 28 maggio ore 21.30 - Fucina dell'Aguzzino
Sarò a cena fuori città con degli amici che non vedo da tanto, purtroppo. Se l'ammontare di tempo a disposizione è cospicuo, però, potrei anche farcela...
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