Nero Cafè Forum

Posts written by TETRACTYS

view post Posted: 18/2/2014, 18:25 L'esca - Fucina dell'Aguzzino
CITAZIONE (Mike009 @ 17/2/2014, 21:14) 
Sono perplesso, scritto bene, originale riprendeere in mano Moby Dick ma... una miriade di personaggi che (avendo letto Moby Dick ormai un ventennio fa) non mi dicono nulla e l'impressione che l'autore sia andato un po' fuori tema. Credo però che con più tempo a disposizione questa bella idea potrebbe veramente sfociare in una gran bella rivisitazione.

Non male l'idea della rivisitazione. Temo, però, che su un testo più lungo finirei per "scimmiottare" l'inarrivabile originale.
Grazie anche a te per la lettura e il commento!
view post Posted: 17/2/2014, 14:26 L'esca - Fucina dell'Aguzzino
Grazie anche a Sallow e a Swetty per la lettura e gli utili commenti.

P.S. Scusate per l'avatar enorme. L'ho adottato per un concorso in un altro forum e là risulta più piccolo.
view post Posted: 14/2/2014, 16:58 L'esca - Fucina dell'Aguzzino
Grazie a yaranilde e Ceranu per la lettura.
view post Posted: 13/2/2014, 20:36 L'esca - Fucina dell'Aguzzino
Grazie a entrambi (simo e L'inqui) per il commento e le osservazioni. Non mi ero proprio posto il problema del "cosa capisce uno che non ha letto Moby Dick"? D'altra parte l'ho buttato lì di getto (tuttavia m'è venuto meglio ci altri racconti dove ho ragionato per tre ore ;) a parte ripetizioni e caratteri in libertà nel finale). Forse ho dato per scontato che l'unico pubblico che avrebbe letto il racconto fosse composto di scrittori (che immagino tutti conoscano Melville, altrimenti che hanno letto nella loro vita?)
Invece, come avete detto, è meglio non dar nulla per scontato. Nel caso, spero di suscitare in chi non l'avesse letto, almeno un po' di curiosità per "Moby Dick".
Mi era capitata una cosa simile con Sherlock Holmes, che avevo scomodato parecchie edizioni fa. Con così pochi caratteri mi viene spontaneo attingere ad atmosfere già pronte per non perdere paragrafi a crearne una. Invidio chi invece riesce a farlo (molti ci sono riusciti egregiamente in questa edizione).
@simo: Sono consapevole che, inghiottendo un uomo con la peste, a un capodoglio non succede nulla, però mi sembrava un'idea carina e poi... il povero Ismaele potrebbe sempre essegli andato di traverso :D
view post Posted: 13/2/2014, 01:33 L'esca - Fucina dell'Aguzzino
CITAZIONE (Cattivotenente @ 12/2/2014, 13:18) 
Credici... :B):
Perdi colpi: non hai nemmeno botto che ho scritto "sono la FARINA verde che vuole la tua anima..." Occasione di permutamento mancata...

Uhm... è troppo tardi per capirla adesso... ci penserò domani... dopotutto ,domani è un altro giorno e... francamente me ne infischio ;)
view post Posted: 13/2/2014, 01:24 Lista Racconti ammessi e vostre Classifiche MC TONANI Special Edition - Fucina dell'Aguzzino
Gruppo A – Commenti del TETRA

Ali di fata, di Luca Romanello

Carissimo kendalen, quanto tempo! Da quando sei sparito dallo Skannatoio avevo perso le tue tracce ed eccoti qui, con un racconto struggente che è un pugno nello stomaco.
Bellissimo l'alternarsi tra la storia e il corsivo che prelude “fiabescamente” alla tragedia, senza rivelarla in modo esplicito.
Mi è piaciuto anche il modo col quale hai presentato la sindrome, non l'hai mai citata direttamente, se non con quel geniale “daun”, e per la protagonista sarebbe tutto normale, se non fosse per il comportamento di chi le sta intorno.
Interessante, poi, come hai saputo mostrare la nascita dell'immotivato senso di colpa, dovuto al disagio di non comprendere le reali ragioni del comportamento di chi circonda la protagonista.
Insomma, un racconto che tratta un tema delicato e una tremenda tragedia con delicatezza, senza eccedere, facendo riflettere il lettore e lasciandogli nel cuore un'immensa tristezza.

Veleno d’argento, di Simone Carletti

Ho trovato interessante l'aver scelto come punto di vista quello dell'albero. Testimone dell'invasione di questi “insetti alieni”, vede crescere la tragedia attorno a sé, fino a quando gli esseri umani non vengono sostituiti dai nuovi venuti. Ed è alla fine che diventa evidente l'importanza di questo punto di vista: l'albero dimentica ciò che era stato col passare del tempo, si è abituato alla nuova realtà senza rimpianti.
È l'immagine della natura che, indifferente, vede nascere e morire le specie. L'albero ci sarà sempre, mentre uomini e “insetti” si ripareranno alle sue foglie e, prima o poi, passeranno per lasciare il posto a qualcun altro.
All'inizio ho avuto un po' di difficoltà a capire chi stava raccontando. Il fatto che sia un albero è piuttosto insolito, perciò potrebbe essere utile fornire qualche indizio in più già nella prima frase, invece di concentrare l'attenzione sugli “insetti”, altrimenti si rischia di dover tornare più volte indietro chiedendosi: “Ma ho capito bene?”.
In conclusione, un interessante racconto che tratta in modo essenziale una insolita apocalisse da un punto di vista altrettanto insolito.

Malattia mortale, trasmissibile per via sessuale, di Beppe Roncari

Un racconto particolare ritmato da un conteggio e con un colpo di scena che lascia un po' con l'amaro in bocca.
Devo ammettere che non avevo capito che quei numeri si riferissero ai 42 secondi, perché inizialmente li avevo interpretati come una strana numerazione di versetti. L'ho capito solo ai 22 secondi, quando è stata ripetuta l'importanza del conteggio. Non so quanto sia azzeccata questa scelta narrativa, in quanto rende piuttosto lento il racconto, così spezzettato, e già pesante di suo.
L'ambientazione viene evocata mediante nomi e terminologie tecnologicamente esotiche, con richiami più o meno espliciti alle religioni.
Interessante la scelta del numero 42, probabile citazione di Douglas Adams: la famosa risposta di un supercomputer alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto, generata dopo sette anni di calcoli. Evidentemente aveva a che fare coi droni che pattugliano l'accesso al segreto della vita ;)
Il finale si rifà alla definizione scherzosa che si dà della vita: una malattia incurabile, a cui si è aggiunto “trasmissibile per via sessuale”.
In conclusione, un racconto che inizia con una elaborata introduzione per giustificare la battuta finale. Pregevole, comunque, il tentativo di costruire un'intera mitologia futuristica in soli 5k.

Soli, di Roberto Bommarito

Un'altro corto fulminante del Bommarito. Da quando non li proponi più su Skan Magazine, mi sono mancati. Avrei dovuto passare da MC più spesso per rileggerne qualcun altro, ma è un'annetto che non mi faccio vedere.
In ogni caso, il racconto dimostra ancora una volta quanto tu sia bravo a indagare sui rapporti di coppia, a sviscerare i sentimenti del protagonista e di chi gli sta intorno, a curare i dettagli delle cose non dette e dei dialoghi, verosimili per quanto in un contesto spiazzante.
Infatti, nei tuoi racconti, c'è sempre qualche elemento che rende tutto insolito, che sfonda il muro (è proprio il caso di dirlo) della normalità, per mostrarci le cose attraverso i simboli, resi concreti, che li rappresentano. Qui compare un muro e un carrello della spesa, immagini reali di un intimo disagio.
Insomma, ancora una volta, il tema è stato affrontato in modo originale e intrigante, con una scrittura che si lascia leggere con piacere, ma che a tratti riesce a graffiare.

Il male del millennio, di Chiara Paci

Un racconto scritto benissimo. Le descrizioni, gli scambi di battute, lo svolgersi degli eventi: non c'è nulla fuori posto.
La fame e la povertà vengono presentati come una malattia, anzi causano malattie quando sono portati all'estremo. In questo contesto viene presentato il coraggio di Lucia, che sfama la propria famiglia con le erbe che riesce a trovare, mentre sullo sfondo c'è chi si permette di cacciare per svago.
Il finale sembra sottotono, quasi fuori luogo, rispetto al resto del racconto. Eppure, riflettendoci bene, non è così. Sembra la proposta di un matrimonio senza amore, come se il guardacaccia avesse acquistato una moglie a poco prezzo da una famiglia disperata. Invece l'amore c'è, è nato improvviso, come solo il vero amore può fare: lui ha ammirato il coraggio di lei, come egli stesso è coraggioso avendo ucciso un cinghiale a mani nude, mentre lei ha riconosciuto, nei suoi “occhi molto belli”, quella dolcezza nascosta in un uomo grande e grosso.
Davvero una bella prova: una scrittura fluida, lineare, godibilissima, che affronta senza clamore un tema importante.

L’opportunità, di Viviana Tenga

Una bella idea. L'origine delle pestilenze del '300 vista con gli occhi delle pulci. Pulci con una missione da compiere, che devono sterminare l'umanità prima che essa distrugga il pianeta: un punto di vista decisamente insolito.
Devo ammettere che all'inizio ho faticato a capire chi parlasse, dato che credevo che fossero i topi. Un equivoco dovuto all'espediente narrativo di tenere nascosta l'identità delle pulci il più possibile per stupire il lettore. La colpa dell'incomprensione, però, è mia, perché in realtà ci sono gli indizi per non sentirsi “imbrogliati” quando l'identità diventa esplicita qualche riga dopo.
Fantastica, poi, la pulce filosofo, che si chiede le motivazioni della missione e cerca di razionalizzare la profezia, ragionando sul suo significato e sul termine stesso di profezia. Chiaramente viene considerata fuori di senno, visto che le altre agiscono d'istinto, spinte da madre natura a porre rimedio ai guasti che avrebbe portato l'umanità.
In conclusione, un racconto originale che dà voce, invece che alle inflazionate api o formiche, alle bistrattate pulci e dà, in modo simpatico, un'interpretazione finalistica delle pestilenze.

Grazie della compagnia, di Diego Ducol

Un racconto amaro e disperato. Il dramma del protagonista viene presentato in un crescendo, con un io narrante che sfodera a tratti caustica ironia, e spara a zero su tutto e tutti. Nella sua solitudine, vegliato solo dalla propria malattia, dal fetore delle proprie sacche e dal gusto acre che ha in bocca, si apre uno spiraglio: una badante costretta a quel lavoro senza avere una particolare predisposizione (o forse così la vede il pessimismo del protagonista esasperato dalla sua condizione). Ma neppure quella vicinanza è di qualche conforto: nella totale disperazione, l'unico sollievo lo trova nell'omicidio, per non morire solo, per non morire... solo lui.
Insomma, una storia che fa riflettere sulla solitudine, sul senso della sofferenza, sulla speranza che ormai si è esaurita, raccontata in modo serrato e con una conclusione che evita ogni intento liberatorio: imprigiona il lettore nel pessimismo esistenziale del protagonista.

Il sorriso di Sofia, di Francesco Nucera

Un bel racconto anche questo. Mi ha riportato nelle atmosfere di tanti film zombapocalittici, tra cui l'ultimo “World War Z”. Il protagonista somiglia un po' a Brad Pitt negli intenti: deve difendere la sua famiglia, anche correndo il pericolo di rimanere contagiato.
Si nota la cura per i dettagli, per i particolari significativi, che sottolineano il legame dell'uomo con la figlia. All'esterno, poi, si respira l'atmosfera di un mondo ormai “morto” senza che ci sia alcun particolare raccapricciante se non proprio alla fine.
Peccato che la parabola della narrazione si chiuda senza una trovata particolare, che avrebbe impreziosito il tutto, ma solo con il banale fallimento del tentativo.
Bello, però, il rintocco finale con la risata della bambina.
In conclusione, nel racconto si respirano atmosfere come se ne sono viste e lette tante, ma si percepisce una sensibilità particolare per i sentimenti del protagonista, piuttosto che calcare la mano sull'evento eccezionale in sé.

Mortalità 100%, di Marco Lomonaco

Chi si vede! Il mitico master spogliato delle vesti di supermod dello Skannatoio! Mica nudo, però, che non sarebbe un bello spettacolo ;) , ma rivestito dell'abito della disillusione.
Che pugni nello stomaco leggendo il tuo monologo di 5k! Nessuna speranza, ogni fiducia nel futuro persa per sempre, niente che possa consolare. Il tutto condito da una mancanza di “political correctness” che mi ha disturbato e, proprio per questo, ha reso benissimo i sentimenti di cupezza estrema del protagonista.
Insomma, una prova difficile da portare avanti, per chi non si trovi in condizioni estreme. Un guizzo di speranza e positività scappa sempre, non foss'altro per tirarsi un po' su di morale dopo aver scritto con inchiostro d'un nero pece che più nero non si può. Invece, tu sei stato coerente fino alla fine.
Purtroppo, per quanto abbia apprezzato il lavoro, c'è una classifica da riempire e ci sono racconti, magari meno originali, che mi hanno, però, emozionato e soddisfatto di più.
Ci si rivede dalle parti dello Skannatoio!

Lo scrigno argentato, di Simolimo

Chi si legge! La Simo! Carina l'idea di questo racconto. L'immagine che mi ha colpito di più è quella del cuore artificiale che batte indifferente ai sentimenti del signor Uff. E poi c'è l'attaccamento al vecchio cuore. Anche se era un rogano malato, malfunzionante, amava sentirne il battito irregolare, era il suo, mentre quello nuovo, perfetto come un orologio, no gli è mai appartenuto.
Da qui a sviluppare un'apprensione paranoica per quello scrigno argentato, il passo è breve e il finale inevitabile. Ho apprezzato anche la trovata del vecchio cuore che viene restituito e conservato nel gelo del frigo (non credo però che lo facciano, dovrebbe finire nei rifiuti ospedalieri, credo... che idea! Potevi far finire il cuore in una discarica abusiva e... basta! Sto divagando).
Insomma, a una prima lettura può sembrare un raccontino senza troppe pretese, e invece le sue piccole suggestioni le mette al punto giusto.
Il fatto che si siano un paio di refusi in più rispetto agli altri non lo considero neppure (io in 3k ne ho sparsi a piene mani, ma perché non ho avuto il tempo di rileggere, sia ben chiaro ;) )

Finalmente libera, di Sallow

Davvero terribile anche questo racconto (nelle tematiche, non nella scrittura). Una crisi d'astinenza devastante, senza assistenza e l'ausilio di farmaci, e con allucinazioni inquietanti.
Non temi di sfruttare immagini forti: alcune mi sono parse efficaci, altre un po' troppo eccessive, seppure motivate dallo stato di alterazione della protagonista.
Mi sarebbe piaciuto sapere qualcosa di più dell'ombra, rivelare qualcosa di essa, magari un legame col passato, mentre rimane un aspetto del racconto tra la protagonista e se stessa.
Anche in questo caso, come in altri di questo gruppo, il finale non ha via d'uscita: sfocia nella tragedia, apparentemente l'unica soluzione per liberarsi dalla schiavitù della droga. Ma posso anche interpretarla diversamente, la morte come unica via di fuga possibile dal dolore, da una vita in quel momento insopportabile.
È il filo conduttore di molti racconti di questo gruppo, in questo caso, però, reso con toni meno misurati degli altri.



Gruppo A – Classifica del TETRA

1 - Ali di fata, di Luca Romanello (primo, un punto)
2 - Il male del millennio, di Chiara Paci
3 - Soli, di Roberto Bommarito
4 - Il sorriso di Sofia, di Francesco Nucera
5 - Lo scrigno argentato, di Simolimo
6 - Mortalità 100%, di Marco Lomonaco
7 - Grazie della compagnia, di Diego Ducol
8 - L’opportunità, di Viviana Tenga
9 - Finalmente libera, di Sallow
10 - Veleno d’argento, di Simone Carletti
11 - Malattia mortale, trasmissibile per via sessuale, di Beppe Roncari
view post Posted: 13/2/2014, 01:17 Finalmente libera - Fucina dell'Aguzzino
Davvero terribile anche questo racconto (nelle tematiche, non nella scrittura). Una crisi d'astinenza devastante, senza assistenza e l'ausilio di farmaci, e con allucinazioni inquietanti.
Non temi di sfruttare immagini forti: alcune mi sono parse efficaci, altre un po' troppo eccessive, seppure motivate dallo stato di alterazione della protagonista.
Mi sarebbe piaciuto sapere qualcosa di più dell'ombra, rivelare qualcosa di essa, magari un legame col passato, mentre rimane un aspetto del racconto tra la protagonista e se stessa.
Anche in questo caso, come in altri di questo gruppo, il finale non ha via d'uscita: sfocia nella tragedia, apparentemente l'unica soluzione per liberarsi dalla schiavitù della droga. Ma posso anche interpretarla diversamente, la morte come unica via di fuga possibile dal dolore, da una vita in quel momento insopportabile.
È il filo conduttore di molti racconti di questo gruppo, in questo caso, però, reso con toni meno misurati degli altri.
view post Posted: 13/2/2014, 00:58 Lo scrigno argentato - Fucina dell'Aguzzino
Chi si legge! La Simo! Carina l'idea di questo racconto. L'immagine che mi ha colpito di più è quella del cuore artificiale che batte indifferente ai sentimenti del signor Uff. E poi c'è l'attaccamento al vecchio cuore. Anche se era un rogano malato, malfunzionante, amava sentirne il battito irregolare, era il suo, mentre quello nuovo, perfetto come un orologio, no gli è mai appartenuto.
Da qui a sviluppare un'apprensione paranoica per quello scrigno argentato, il passo è breve e il finale inevitabile. Ho apprezzato anche la trovata del vecchio cuore che viene restituito e conservato nel gelo del frigo (non credo però che lo facciano, dovrebbe finire nei rifiuti ospedalieri, credo... che idea! Potevi far finire il cuore in una discarica abusiva e... basta! Sto divagando).
Insomma, a una prima lettura può sembrare un raccontino senza troppe pretese, e invece le sue piccole suggestioni le mette al punto giusto.
Il fatto che si siano un paio di refusi in più rispetto agli altri non lo considero neppure (io in 3k ne ho sparsi a piene mani, ma perché non ho avuto il tempo di rileggere, sia ben chiaro ;) )
view post Posted: 13/2/2014, 00:41 Mortalità 100% - Fucina dell'Aguzzino
Chi si vede! Il mitico master spogliato delle vesti di supermod dello Skannatoio! Mica nudo, però, che non sarebbe un bello spettacolo ;) , ma rivestito dell'abito della disillusione.
Che pugni nello stomaco leggendo il tuo monologo di 5k! Nessuna speranza, ogni fiducia nel futuro persa per sempre, niente che possa consolare. Il tutto condito da una mancanza di “political correctness” che mi ha disturbato e, proprio per questo, ha reso benissimo i sentimenti di cupezza estrema del protagonista.
Insomma, una prova difficile da portare avanti, per chi non si trovi in condizioni estreme. Un guizzo di speranza e positività scappa sempre, non foss'altro per tirarsi un po' su di morale dopo aver scritto con inchiostro d'un nero pece che più nero non si può. Invece, tu sei stato coerente fino alla fine.
Purtroppo, per quanto abbia apprezzato il lavoro, c'è una classifica da riempire e ci sono racconti, magari meno originali, che mi hanno, però, emozionato e soddisfatto di più.
Ci si rivede dalle parti dello Skannatoio!
view post Posted: 13/2/2014, 00:23 Il sorriso di Sofia - Fucina dell'Aguzzino
Un bel racconto anche questo. Mi ha riportato nelle atmosfere di tanti film zombapocalittici, tra cui l'ultimo “World War Z”. Il protagonista somiglia un po' a Brad Pitt negli intenti: deve difendere la sua famiglia, anche correndo il pericolo di rimanere contagiato.
Si nota la cura per i dettagli, per i particolari significativi, che sottolineano il legame dell'uomo con la figlia. All'esterno, poi, si respira l'atmosfera di un mondo ormai “morto” senza che ci sia alcun particolare raccapricciante se non proprio alla fine.
Peccato che la parabola della narrazione si chiuda senza una trovata particolare, che avrebbe impreziosito il tutto, ma solo con il banale fallimento del tentativo.
Bello, però, il rintocco finale con la risata della bambina.
In conclusione, nel racconto si respirano atmosfere come se ne sono viste e lette tante, ma si percepisce una sensibilità particolare per i sentimenti del protagonista, piuttosto che calcare la mano sull'evento eccezionale in sé.
view post Posted: 12/2/2014, 19:20 Grazie della compagnia - Fucina dell'Aguzzino
Un racconto amaro e disperato. Il dramma del protagonista viene presentato in un crescendo, con un io narrante che sfodera a tratti caustica ironia, e spara a zero su tutto e tutti. Nella sua solitudine, vegliato solo dalla propria malattia, dal fetore delle proprie sacche e dal gusto acre che ha in bocca, si apre uno spiraglio: una badante costretta a quel lavoro senza avere una particolare predisposizione (o forse così la vede il pessimismo del protagonista esasperato dalla sua condizione). Ma neppure quella vicinanza è di qualche conforto: nella totale disperazione, l'unico sollievo lo trova nell'omicidio, per non morire solo, per non morire... solo lui.
Insomma, una storia che fa riflettere sulla solitudine, sul senso della sofferenza, sulla speranza che ormai si è esaurita, raccontata in modo serrato e con una conclusione che evita ogni intento liberatorio: imprigiona il lettore nel pessimismo esistenziale del protagonista.
view post Posted: 12/2/2014, 19:02 L'opportunità - Fucina dell'Aguzzino
Una bella idea. L'origine delle pestilenze del '300 vista con gli occhi delle pulci. Pulci con una missione da compiere, che devono sterminare l'umanità prima che essa distrugga il pianeta: un punto di vista decisamente insolito.
Devo ammettere che all'inizio ho faticato a capire chi parlasse, dato che credevo che fossero i topi. Un equivoco dovuto all'espediente narrativo di tenere nascosta l'identità delle pulci il più possibile per stupire il lettore. La colpa dell'incomprensione, però, è mia, perché in realtà ci sono gli indizi per non sentirsi “imbrogliati” quando l'identità diventa esplicita qualche riga dopo.
Fantastica, poi, la pulce filosofo, che si chiede le motivazioni della missione e cerca di razionalizzare la profezia, ragionando sul suo significato e sul termine stesso di profezia. Chiaramente viene considerata fuori di senno, visto che le altre agiscono d'istinto, spinte da madre natura a porre rimedio ai guasti che avrebbe portato l'umanità.
In conclusione, un racconto originale che dà voce, invece che alle inflazionate api o formiche, alle bistrattate pulci e dà, in modo simpatico, un'interpretazione finalistica delle pestilenze.
view post Posted: 12/2/2014, 18:45 Il male del millennio - Fucina dell'Aguzzino
Un racconto scritto benissimo. Le descrizioni, gli scambi di battute, lo svolgersi degli eventi: non c'è nulla fuori posto.
La fame e la povertà vengono presentati come una malattia, anzi causano malattie quando sono portati all'estremo. In questo contesto viene presentato il coraggio di Lucia, che sfama la propria famiglia con le erbe che riesce a trovare, mentre sullo sfondo c'è chi si permette di cacciare per svago.
Il finale sembra sottotono, quasi fuori luogo, rispetto al resto del racconto. Eppure, riflettendoci bene, non è così. Sembra la proposta di un matrimonio senza amore, come se il guardacaccia avesse acquistato una moglie a poco prezzo da una famiglia disperata. Invece l'amore c'è, è nato improvviso, come solo il vero amore può fare: lui ha ammirato il coraggio di lei, come egli stesso è coraggioso avendo ucciso un cinghiale a mani nude, mentre lei ha riconosciuto, nei suoi “occhi molto belli”, quella dolcezza nascosta in un uomo grande e grosso.
Davvero una bella prova: una scrittura fluida, lineare, godibilissima, che affronta senza clamore un tema importante.
view post Posted: 12/2/2014, 18:12 Soli - Fucina dell'Aguzzino
Un'altro corto fulminante del Bommarito. Da quando non li proponi più su Skan Magazine, mi sono mancati. Avrei dovuto passare da MC più spesso per rileggerne qualcun altro, ma è un'annetto che non mi faccio vedere.
In ogni caso, il racconto dimostra ancora una volta quanto tu sia bravo a indagare sui rapporti di coppia, a sviscerare i sentimenti del protagonista e di chi gli sta intorno, a curare i dettagli delle cose non dette e dei dialoghi, verosimili per quanto in un contesto spiazzante.
Infatti, nei tuoi racconti, c'è sempre qualche elemento che rende tutto insolito, che sfonda il muro (è proprio il caso di dirlo) della normalità, per mostrarci le cose attraverso i simboli, resi concreti, che li rappresentano. Qui compare un muro e un carrello della spesa, immagini reali di un intimo disagio.
Insomma, ancora una volta, il tema è stato affrontato in modo originale e intrigante, con una scrittura che si lascia leggere con piacere, ma che a tratti riesce a graffiare.
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